Vai al contenuto
Attività

Starting from girls.Women’s Forum on inequality and sustainable growth

    • Roma
    • 7 Aprile 2017

          Nessun paese ha raggiunto una piena parità di genere. Occorre che tutti gli attori, a tutti i livelli,  e tanto gli uomini e che le donne, rinnovino gli sforzi. Come ha ricordato uno dei partecipanti alla conferenza organizzata in collaborazione con G7 2017 ITALIA, AIfE – Aspen Initiative for Europe, We – WOMEN EMPOWER THE WORLD, Valore D, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale: “Non è necessario essere schiavi per lottare contro la schiavitù, e non è necessario essere donne per lottare a favore dell’eguaglianza di genere.” Quella contro la disuguaglianza di genere è una battaglia che merita di combattuta da tutti. Essa richiede una vasta gamma di misure politiche a vari livelli, poiché il divario di genere si manifesta in molti modi e ha profonde radici socioeconomiche. È necessario un approccio olistico, a partire dalle bambine, e disporre di un maggior numero di dati, oltre che provvedere a un migliore monitoraggio e valutazione dei risultati. Il fattore chiave per il raggiungimento di progressi significativi sta nelle politiche perseguibili a livello nazionale.

          Il paradosso è che sanare il divario di genere risulta in tutta evidenza vantaggioso per la società nel suo complesso, sia in termini strettamente economici (crescita, produttività, distribuzione del reddito), sia, più in generale, ai fini di un miglioramento della qualità della vita e del benessere delle nostre società (soprattutto rispetto ai bambini, con un impatto duraturo sulle generazioni future).

          Se gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile sono universali, i paesi del G7 dovrebbero stabilire l’agenda in virtù dell’influenza politica e dell’impatto economico che esercitano. Il G7 potrebbe fissare degli standard e dare l’esempio.

          Se si prendono in esame i paesi più poveri, i diritti delle donne e delle bambine costituiscono una questione fondamentale ai fini dello sviluppo. La povertà in sé spesso è il problema maggiore, poiché in pratica coincide con l’esclusione – benché vada ricordato che anche nei paesi più ricchi le donne a volte soffrono della mancanza di dignità e di protezione sociale. Dove è diffusa la povertà estrema, fornire dei trasferimenti di denaro a favore delle donne povere può fare una differenza enorme, poiché ciò si traduce in una migliore alimentazione per se stesse e per i figli (che allora con maggiore probabilità andranno a scuola), e in un migliore accesso ai centri per l’assistenza sanitaria; dare del denaro alle donne significa che esse investiranno in terra/agricoltura, migliorando la qualità della vita delle loro famiglie. È altrettanto cruciale favorire la frequenza scolastica femminile, poiché in questo modo si ostacola il fenomeno delle spose-bambine e si promuove una struttura demografica più equilibrate e la formazione di famiglie più sane.

          In ogni caso gli organismi internazionali e i governi nazionali non solo gli unici attori coinvolti in questa impresa; nello specifico, un contributo di grande rilievo può venire dai media. Un esempio emblematico sta per esempio nell’utilizzo della definizione di “crimine contro l’umanità” per il traffico di esseri: il sistema dell’informazione può proporre degli articoli che sensibilizzino l’opinione pubblica e forniscano dei modelli di ruolo positivi. Comunque vi sono diversi altri ambiti in cui proporre modelli positivi di donne diverse, sia sui media tradizionali che sui cosiddetti “nuovi media”, aiuterebbe non poco a modificare la mentalità di bambini e bambine: per esempio dividere in maniera più equa il lavoro domestico e non retribuito fra uomini e donne è vantaggioso per la società nel suo complesso (e in primo luogo per i bambini), è necessario mettere in dubbio gli stereotipi e non dovrebbe sembrare strano che un uomo faccia il badante o che le donne esprimano le loro potenzialità in campi diversi da quelli tradizionali.  Anche il linguaggio è fattore cruciale: nell’affrontare gli squilibri di genere dovremmo parlare sempre di politiche “non discriminatorie” anziché di “quote”.  Sono importanti anche le buone prassi all’interno delle aziende: si è visto che le aziende con un maggior numero di donne ottengono un profitto che supera del 6%  il profitto medio, e 1.400 aziende sono già attivamente impegnate nella non-discriminazione (e dunque valorizzano ed assumono donne), offrendo anche programmi di formazione e sviluppo rivolti specificamente alle donne.

          A ogni livello si possono ottenere progressi migliori concentrandosi sulle questioni concrete: se l’obbiettivo è quello di “non lasciare nessuno indietro”, sarebbe doveroso che ci concentrassimo sugli individui più che sulle città, e sulle città più che sulle nazioni. Gli sforzi individuali e anche le storie di successi relativamente piccoli sono sempre utili in quanto possono essere fonte d’ispirazione per gli altri.

          Benché delle politiche mirate e concrete abbiano probabilmente un impatto maggiore degli obiettivi ambiziosi, ma generici, è importante anche comprendere le macro-tendenze, e sotto questo profilo i big data posso rivelarsi molto utili. Questo significa considerare il quadro più ampio in termini di: demografia, emigrazione, fattori economici, temi culturali e strutture normativo/legali. Ai fini di una valutazione tempestiva delle politiche e, naturalmente, della loro trasparenza, è indispensabile monitorare i problemi oltre che compiere azioni positive.

          Nell’ambito dei due giorni della conferenza, il 1° Gruppo di Lavoro si è concentrato sugli investimenti per l’attribuzione di potere economico alle ragazze e la promozione della crescita. Gli sforzi per sanare il divario di genere sul piano della retribuzione e della partecipazione sono un modo per liberare il potenziale di metà del bacino mondiale dei talenti. Come farlo, ponendo l’accento sul “partire dalle bambine”?

          • Iniziare presto e con una visione a lungo termine, creando situazioni ambientali di sostegno per le bambine (e I bambini)
          • Sfruttare al meglio la tecnologia: una flessibilità intelligente sul luogo di lavoro può migliorare l’equilibrio vita-lavoro
          • Attaccare le leggi discriminatorie, coinvolgendo la società civile negli sforzi per aumentare

          Il 2° Gruppo di Lavoro ha considerato le ineguaglianze sociali e il futuro della democrazia, nel presupposto che l’attribuzione di potere alle donne non solo sia un diritto dell’individuo ma anche una scelta oculata per rafforzare i processi democratici e partecipativi nelle società contemporanee. Come farlo?

          • Valutare e quantificare il lavoro non retribuito, di  cui si avvantaggia la società nel suo complesso e che così diventa una responsabilità collettiva. Va riconosciuta l’importanza di questo tipo di contributo, di cui bisognerebbe tenere conto anche nei piani pensionistici.
          • I permessi sia di maternità che di paternità sono un fattore chiave. “Le politiche attente di bisogni delle famiglie” sono essenziali per la piena partecipazione delle donne alla vita politica, all’economia e alla società nel suo insieme. Ciò richiede in diversi settori gli sforzi combinati di diversi soggetti: governi, aziende, sindacati, scuole e così via.
          • Disporre di grandi quantità di dati affidabili è essenziale per poter valutare l’impatto delle politiche che vengono messe in atto
          • La violenza e le molestie (compreso il mobbing) costituiscono degli ostacoli obbiettivi all’attribuzione di potere

          Il 3° Gruppo di Lavoro si è concentrato su salute e scienza, a partire dall’idea che l’accesso all’assistenza sanitaria sia fondamentale dal punto di vista economico così come in termini di giustizia globale.

          • La salute e i diritti sessuali e riproduttivi sono un motore per la crescita: è importantissimo che gli adolescenti (su sei esseri umani, uno è un adolescente) ricevano un’istruzione e vedano difesa la loro salute, così da poter diventare i leader di domani
          • La ricerca e la tecnologia, insieme alla conoscenze scientifiche di base, sono i settori principali in cui le donne per emergere ed eccellere devono superare notevoli ostacoli
          • Porre l’accento sulle materie del programma d’istruzione STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) e sulla finanza implica anche cercare di rendere tali argomenti attraenti specificamente per le ragazze (le quali richiedono un approccio diverso da quello necessario con i ragazzi; per esempio, all’università le studentesse tendono a iscriversi ai corsi di finanza soprattutto se nel titolo di tali corsi si nomina anche lo “sviluppo sostenibile” o la “ecologia”).

          Il 4° gruppo di lavoro ha preso in considerazione i migranti, i profughi e la questione dell’integrazione.

                          – la carenza di dati e l’assenza di una comprensione accurata significano non rendersi   conto di               cosa patiscano i migranti e non sapere come dare loro aiuto.

          • Le percezioni distorte peggiorano le cose: la nostra stessa lingua a volte nega l’agire delle donne: definendole “vulnerabili” e raggruppandole con i minori (“donne e bambini”) si manca di dare la necessaria importanza alle opportunità e alla responsabilizzazione. Rendendole vittime, si impedisce alle donne di possedere la capacità di decidere
          • Il G7 dovrebbe fare un investimento plueriennale a favore di iniziative di ricerca “a partire dalla bambine”, oltre a garantire che i piani per la creazione di posti di lavoro siano mirati alle donne e a proteggere i diritti dei lavoratori

          L’Italia sarà il primo paese del G7 a organizzare una conferenza ministeriale sull’eguaglianza di genere.

          • Maria Elena Boschi e Marta Dassù
          • Paolo Gentiloni e Catherine Colonna
          • Diane Jacovella, Imen Ben Mohamed e Monica Maggioni
          • Emma Bonino e Benedetto Della Vedova
          • Mario Giro e Beatrice Lorenzin
          • Valeria Fedeli, Linda Lanzillotta e Marta Dassù