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Attività

Salute, ambiente, stile di vita: l’Italia campione del benessere sostenibile?

    • Brescia
    • 15 Luglio 2014

          L’Italia può essere un campione del benessere sostenibile, ma se vuole raggiungere pienamente questo obiettivo deve lavorare ancora per risolvere i propri problemi (economici, ambientali e sociali) e continuare a mantenere vivi i propri punti di forza. Il Paese ha un primato sostanziale nell’ambito della salute, del benessere e dello stile di vita, ma non può fermarsi ai vantaggi già acquisiti. È necessario, anzi, approfittare dell’importante momento di discontinuità offerto dalla crisi per disegnare un progetto che guidi lo sviluppo in questo campo nei decenni a venire.

          La salute del resto – in Italia come in altri Paesi occidentali – ha compiuto negli ultimi decenni enormi passi avanti: in mezzo secolo si sono guadagnati tre mesi di aspettativa di vita ogni anno. Si tratta di una grande conquista che però deve portare a un traguardo ancora più ambizioso: l’aumento dell’aspettativa di vita in salute. In questo campo l’Italia può essere protagonista nel proporre uno stile di vita sano e sostenibile che sia un modello virtuoso per altri Paesi. 

          Per raggiungere tale visione non ci vuole solo coraggio e determinazione politica; sono necessari anche alcuni fattori abilitanti quali la crescita demografica, la riconversione industriale (nella direzione della green economy) e la cultura. Si tratta di aspetti fondamentali per rendere sostenibile nel lungo periodo, insieme al sistema del welfare (direttamente collegato alla sanità e al benessere), tutta l’economia del Paese.

          Nel perseguire tali obiettivi, bisogna guardare alla salute non solo come a una voce di costo del bilancio pubblico o un settore di investimento finalizzato al miglioramento della qualità di vita dei cittadini. La salute deve essere soprattutto valorizzata come settore produttivo. Questo comparto, del resto, già vanta progressi importanti: basta guardare ai risultati ottenuti negli ultimi 20 anni dalla farmaceutica, capace di quadruplicare il proprio export fino a superare l’abbigliamento e diventare la quarta industria del Made in Italy per importanza in termini di esportazioni.

          Certo, con la crisi che ha colpito duramente il Paese, è difficile parlare di Italia come campione del benessere senza considerare le pesanti ricadute economiche dei mutamenti avvenuti negli ultimi anni. Eppure, per valutare il benessere nel proprio complesso, è necessario guardare al futuro con un insieme di indicatori che vadano oltre la misura del PIL e facciano convivere obiettivi di breve e lungo periodo, priorità locali e globali, valorizzando quella crescita che rispetti valori sociali, economici e ambientali.

          Orientare la ricchezza ottenuta nel generare benessere è, del resto, un obiettivo che accomuna tutti i Paesi dell’Occidente. L’Italia deve agire al più presto per valorizzare i propri primati, indirizzando la propria economia verso settori ad alto valore aggiunto che sappiano collegare benessere e produzioni di eccellenza. Il Made in Italy non manca di casi di successo e il semestre di presidenza dell’Unione europea, insieme al successivo appuntamento di Expo 2015, è un’occasione da non perdere per rinnovarsi e fare sistema. Mettere insieme le eccellenze culturali, scientifiche e produttive può servire, infatti, ad aumentare la competitività del Paese con ricadute positive sull’economia, ma anche sul benessere dei cittadini, dopo lunghi anni di crisi.

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