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Attività

Riforma della pubblica amministrazione e semplificazione amministrativa: come vincere la sfida?

    • Roma
    • 11 Marzo 2009

          La Pubblica Amministrazione, qualunque sia l’assetto istituzionale di un Paese, è la cinghia di trasmissione tra gli amministratori e gli amministrati. Una PA efficiente e moderna cessa di essere un mero costo per diventare un asset per il sistema produttivo e il mezzo per migliorare la qualità della vita a cittadini e famiglie.

          La PA italiana soffre di una scelta storica, non ragionata ma subita, che ha visto prevalere il modello borbonico rispetto a quello Piemontese. Lombardo o austroungarico che pure erano presenti all’indomani dell’unificazione del Paese. Un modello di gestione della cosa pubblica che nei secoli ha creato una struttura troppo spesso influenzata dalla politica, in cui i percorsi di carriera non sempre erano basati sulla meritocrazia. Si è creata così una piramide il cui vertice non sempre è autorevole e una base disincentivata troppo spesso si dimostra incurante e assente. Le imprese e le famiglie, che in passato avevano chiuso gli occhi sui costi di simili inefficienze grazie all’accomodamento garantito da svalutazioni competitive e inflazione, oggi non sono più in grado di tollerare l’inadeguatezza dello Stato.

          Se non si vuole intraprendere la strada della privatizzazione di beni e servizi pubblici, la modernizzazione della PA deve passare attraverso l’introduzione di due opzioni presenti nel mercato: exit e voice, ovvero concorrenza e gradimento. Il modo con cui introdurli è la vera sfida, l’ottimizzazione delle risorse, la valutazione e motivazione del capitale umano, la misurazione della produttività, i processi di semplificazione e trasparenza – ovvero tutto quello che oggi manca – verrà da solo.

          Gli strumenti a disposizione sono sostanzialmente due: il primo è la legge delega, recentemente approvata e frutto di una importante convergenza bipartisan, che permetterà al policy maker di regolamentare alcuni aspetti fondamentali quali trasparenza, sanzioni, dirigenza e quant’altro.

          Il secondo strumento è l’Innovation and Communication Technology (ICT). É grazie all’ICT che si è potuto creare una prima forma di concorrenza: le Reti Amiche ovvero una filiera alternative per fruire degli stessi servizi forniti dagli sportelli della PA. Con l’introduzione delle emoticons si è invece realizzata l’opzione voice, ovvero la possibilità in tempo reale per il cittadino di esprimere il suo gradimento per il servizio pubblico ricevuto.
          Tutto semplice allora? Non esattamente. Il primo banco di prova saranno proprio i decreti delegati e la loro capacità di incidere significativamente su alcune malpractices.

          Il secondo ostacolo sarà contrastare efficacemente le resistenze di chi – a tutti i livelli dell’apparato burocratico pubblico – nel cambiamento vede la fine di rendite di posizione di ogni tipo.

          Non è più il tempo delle esitazioni o della contrapposizione fine e se stessa: è il tempo dell’agire rapidamente, beneficiando di un insieme di condizioni forse irripetibili nella società e nella politica, per giungere a quel cambiamento a lungo inseguito dai governi di ambo le parti. Solo se il cambiamento sarà vero e duraturo la PA diventerà il catalizzatore della crescita del Paese e attrarrà le migliori forze disponibili, a cominciare dai giovani.

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