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Attività

L’Italia del futuro: integrazione multietnica, donne, giovani

    • Venezia
    • 16 Maggio 2008

          L’Italia deve fronteggiare parallelamente tre importanti e strategiche emergenze: immigrati, donne e giovani. È mancata, infatti, la capacità di trovare le migliori forme di valorizzazione di questi tre importanti bacini di talenti. Le donne, ad esempio, ottengono i risultati migliori in tutto il percorso formativo, ma una volta entrate nel mondo del lavoro scontano varie penalizzazioni quali un minor salario, una maggiore disoccupazione, minore progressione di carriera e bassissima presenza nei posti di comando. Questo quadro è il frutto di una politica di welfare sbagliata, che ha utilizzato incentivi non adeguati e che non ha favorito le famiglie e il lavoro delle donne. Né sono state intraprese in questi anni azioni forti che scardinassero alcuni stereotipi ancora molto radicati. Infine, benché le quote siano uno strumento per sua natura contrario a forme strettamente meritocratiche di selezione, la loro mancata applicazione, pur come soluzione temporanea, ha impedito al Paese di migliorare, come è invece accaduto altrove in Europa. Le politiche di immigrazione sono state fino ad ora rivolte alla gestione ex post del fenomeno, laddove invece è fondamentale saper fare programmazione. Si tratta di capire se valga la pena costruire un doppio binario attraverso il quale gestire l’immigrazione che si subisce e determinare l’immigrazione che si vuole. La Pubblica Amministrazione ha un ruolo di primo piano in questo processo e deve essere in grado di affrontare la modifica della quantità di flussi. Il problema centrale è senza dubbio quello dei costi: se, in una visione generale, l’abbattimento della spesa pubblica è una strada da perseguire, in questo settore va invece fatta la scelta inevitabile di un incremento di risorse disponibili. Grande importanza viene anche attribuita dall’investimento in formazione e dal sistema di welfare, specie nelle regole di accesso ai servizi. Anche per quanto riguarda i giovani esiste una situazione di emergenza: l’Italia si distingue in negativo per la forbice più ampia di salario tra giovani e anziani, per il ridottissimo differenziale di salario tra diplomati e laureati, per la mancanza di meritocrazia, per l’assenza di mobilità sociale. Due tendenze acuiscono questo già difficile quadro: da un lato, coloro che hanno un lavoro sono disposti a mantenere i figli pur di non perdere la propria occupazione e pur di non modificare la dinamica retributiva che premia l’anzianità piuttosto che il merito. Dall’altro, l’attitudine al rischio e la disponibilità al sacrificio non sono ai primi posti della scala valoriale di una generazione che preferisce essere gregaria piuttosto che osare e competere per occupare i posti di comando. Rimettere in moto l’ascensore sociale, a partire dalla scuola, e trovare luoghi e modi di confronto intergenerazionale sono i primi passi da compiere per uscire da questa e dalle altre emergenze.

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