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Attività

Le infrastrutture materiali: driver per la competitività

    • Cernobbio
    • 5 Novembre 2010

          Le infrastrutture sono alla base dello sviluppo economico di ogni Paese. Una adeguata dotazione di infrastrutture materiali è infatti condizione necessaria per competere sul mercato globale, e migliorare tale dotazione è un imperativo irrinunciabile per l’Italia e per l’Europa. In particolare, la dimensione europea del tema assume oggi una valenza sempre più forte, in una fase in cui, anche a seguito dell’adesione all’Unione di nuovi Paesi, è aperta la strada verso la realizzazione di una “seconda generazione” di network infrastrutturali legati soprattutto – ma non solo – ai trasporti, che deve supportare lo sviluppo di un mercato interno europeo che presto conterà oltre 500 milioni di cittadini.

          In questa prospettiva, l’obiettivo che si pone l’Unione Europea è quello di sviluppare un “core network” infrastrutturale con almeno quattro obiettivi prioritari: la competitività, da intendersi come sviluppo di una rete di infrastrutture in grado di attrarre, in un mercato globale, investimenti e risorse per supportare adeguatamente lo sviluppo economico dell’area; il mantenimento e rafforzamento della coesione sia sociale che economica; la sostenibilità ecologica e ambientale; e la promozione e difesa dei diritti di cittadinanza e di sicurezza. Nella cornice di queste quattro dimensioni, il ruolo delle istituzione europee dovrebbe cambiare assumendo un compito di regia attiva focalizzato sulla realizzazione e gestione di un numero ristretto di “corridoi infrastrutturali” strategici. Questo consentirebbe uno snellimento dei processi decisionali, una sincronizzazione degli interventi da parte degli Stati coinvolti e la possibilità di finanziare direttamente i progetti con un mix di risorse nazionali ed europee.

          Sul piano del finanziamento delle infrastrutture, in uno scenario post-crisi finanziaria e di lenta ripresa economica, si restringe la possibilità di fare ricorso a risorse di bilancio tanto per l’Italia quanto per gli altri Paesi europei. Diventa, quindi, indispensabile individuare nuove modalità di stimolo e di più largo coinvolgimento degli investimenti privati. Peraltro, sui mercati finanziari internazionali è, in questa fase, presente una elevata liquidità e non mancano strumenti e investitori istituzionali alla ricerca di impieghi che abbiano profili di rischio-rendimento e orizzonti temporali medio-lunghi coerenti con le esigenze di finanziamento delle infrastrutture materiali. È opportuno intervenire sulla individuazione di combinazioni ottimali delle diverse forme di finanziamento, ma soprattutto sulla creazione delle condizioni che rendano l’investimento in infrastrutture attrattivo per i capitali privati. Fra queste condizioni, le principali sono la presenza di regole certe e di interlocutori affidabili, la modulazione di tariffe socialmente sostenibili ma che rendano adeguati i ritorni per gli investitori e la coerente e chiara allocazione dei rischi tra pubblico e privato.

          L’elemento critico rimane, tuttavia, quello della governance dei processi decisionali e dei meccanismi di responsabilizzazione nella programmazione e realizzazione delle infrastrutture. L’attuazione delle opere infrastrutturali è, infatti, per sua natura, un’operazione complessa a causa della varietà e frammentazione degli attori coinvolti nei processi decisionali. Questo determina spesso la mancanza di certezze sia sul rispetto dei tempi, sia nel controllo dei costi, con la conseguenza di compromettere le strategie industriali e di scoraggiare l’intervento di finanziatori di natura privata. È necessario snellire e razionalizzare il processo decisionale relativo alle scelte infrastrutturali non mediante un accentramento delle decisioni, ma piuttosto focalizzando il processo decisionale sul livello che è più appropriato per i progetti, a seconda che essi abbiano una rilevanza strategica europea, nazionale, o regionale. Prendere decisioni implica anche assumere la responsabilità sulle opere programmate e deve comportare lo sforzo di costruire il consenso attorno ad esse. Da questo punto di vista, occorre individuare nuovi modelli di partecipazione delle comunità locali per garantire il rispetto dei tempi di realizzazione, ma anche promuovere una migliore comunicazione e più ampia consapevolezza sui costi e benefici condivisi connessi alle opere infrastrutturali.