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Attività

La mobilità delle persone: competitività, efficienza, qualità

    • Roma
    • 17 Marzo 2010

          Solo l’anno scorso, in media, le famiglie italiane hanno speso più di 35 miliardi di euro per la mobilità. Sempre nel 2009 il costo della congestione nelle aree metropolitane è stato di circa 9 miliardi di euro. Solo a Roma, per esempio, si bruciano dai 12 ai 15 milioni di carburante, a cui vanno aggiunti i costi prodotti dall’aumento dell’inquinamento urbano ed extraurbano e dall’incidentalità.

          Si tratta di numeri che, soprattutto in periodo di crisi economica, dovrebbero allarmare, oltre a far comprendere l’incidenza della mobilità sull’economia del Paese: attualmente le attività del terziario (di cui i trasporti fanno parte), infatti, influiscono sulla formazione del PIL per una soglia che si attesta intorno al 70% (contro il 40% riscontrabile fino a 15 anni fa). La mobilità riveste un ruolo importante anche in termini di organizzazione e salvaguardia delle fonti energetiche: i trasporti assorbono quotidianamente un terzo del consumo energetico nazionale e il 50% di queste risorse viene impiegato solo per permettere la mobilità in ambito urbano.

          Da questa riflessione deriva una linea strategica fondamentale che qualunque piano di mobilità dovrà tenere presente per gli anni a venire: è necessario ripensare e rafforzare il trasporto pubblico locale e procedere con delle politiche di integrazione e coordinamento dei settori e delle reti.

          Le politiche di mercato in futuro dovranno promuovere un’integrazione degli operatori che offrono servizi di trasporto locale (in Italia attualmente sono circa 1200, di cui 120 solo in Lombardia): in modo da renderli più competitivi anche all’estero. Nelle grandi aree metropolitane, dove milioni di persone ogni giorno si muovono dall’esterno all’interno e viceversa, sarà necessario investire sull’integrazione delle reti di trasporto. Le infrastrutture stradali e autostradali, per esempio, dovrebbero ospitare dei grandi centri di interscambio modale (in prossimità delle vie d’accesso alle città) dove gli utenti possano lasciare l’auto e proseguire con i mezzi pubblici.

          La programmazione integrata rappresenta una risorsa essenziale anche per gli aeroporti. Il mercato aeroportuale è, infatti, molto cambiato: è finito il “vecchio mondo” delle compagnie di bandiera e degli enti monopolisti. Gli scali non sono realtà imperiture, ma aziende che, a seconda delle logiche di mercato adottate, possono sopravvivere o morire. Maggiore e più efficiente, quindi, è il collegamento con il territorio, più aumentano i margini di concorrenzialità sul mercato globale.

          Dal canto loro i porti, oltre alla programmazione integrata, necessitano di una diversa politica fiscale. Dopo aver avviato le cosiddette “autostrade del mare” (per decongestionare il trasporto stradale e ferroviario), si riscontra infatti un decremento della domanda rispetto all’offerta. Le industrie, a parere degli operatori, andrebbero sollecitate con misure fiscali favorevoli a scegliere le navi anziché i camion o i treni per trasportare le loro merci.

          Un altro fattore chiave per le politiche di mobilità è l’investimento per l’innovazione tecnologica, che potrebbe trovare un bacino di riferimento importantissimo in tante piccole e medie imprese italiane in grado di offrire prodotti di eccellenza, sempre più in linea anche con le prospettive aperte dall’avvento della “economia verde”.

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