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Attività

I nuovi aspetti della povertà. Una sfida per la politica, società e imprese

    • Milano
    • 25 Luglio 2011

          Le nuove forme di povertà riguardano, in Italia come in Europa, prevalentemente fasce di popolazione che sono entrate in una condizione di vulnerabilità sociale ed economica provenendo da posizioni relativamente protette. Un fenomeno a cui si affiancano altre manifestazioni di disagio derivate dall’intensificarsi dei flussi migratori.

          In questo contesto la povertà non può più essere considerata solo come un problema derivato dall’esclusione dell’individuo dal mondo produttivo: la crescita del numero di lavoratori in difficoltà economiche dimostra, infatti, come la garanzia di un impiego non sia più condizione sufficiente a generare un benessere anche modesto. Tale prospettiva cambia il volto stesso della povertà coinvolgendo sempre più persone che non si sentono povere (e non vogliono sentirsi tali) perché finora vissute con un reddito minimo, in possesso di titoli di studio e con capacità professionali.

          I processi di impoverimento – dettati da una molteplicità di fattori quali le conseguenze della globalizzazione, la precarizzazione del lavoro, la crisi economica di questi anni, l’erosione del welfare state – producono  un’instabilità delle relazioni sociali che interessa il lavoro e la famiglia. In particolare, con il crescere delle difficoltà familiari, a pagare il prezzo più alto sono le fasce di popolazione meno tutelate, come gli anziani e le nuove generazioni. Il fenomeno in Italia, a fronte di diversità consistenti fra le regioni settentrionali e meridionali, mostra fra i suoi aspetti più preoccupanti quello della povertà minorile.

          Per formulare interventi mirati è necessario innanzitutto inquadrare correttamente la questione. Quello dell’impoverimento è un problema di difficile misurazione: in particolare bisogna considerare le diverse indicazioni che provengono dagli indicatori di povertà relativa, che misurano in realtà la distribuzione nel reddito di un Paese, e da quelli di povertà assoluta che misurano puntualmente la consistenza del fenomeno. Il fatto che i dati rilevati dai due indici siano difformi e che in alcune occasioni una maggiore disuguaglianza si accompagni a una riduzione della povertà, obbliga a ripensare e razionalizzare i metodi di valutazione.

          Inoltre bisogna considerare che l’impoverimento ha un aspetto non solo economico ma anche antropologico. Per comprendere a pieno il fenomeno delle nuove povertà è necessario valutare l’incidenza della dimensione relazionale, culturale ed etica nel generarsi e nell’alimentarsi del problema.  Per affrontare la questione diventa così fondamentale prendersi carico e promuovere la persona nella sua interezza, rendendola soggetto consapevole del proprio riscatto; una strada, basata sul sostegno educativo, che costituisce uno dei più potenti fattori di contrasto della povertà.  

          Dal punto di vista delle politiche il primo intervento da realizzare è, invece, quello di ripensare il sistema di assistenza pubblico che, a fronte di una platea molto vasta di beneficiari, non riesce ad affrontare con efficacia e profondità i problemi. Ridisegnare il sistema significa anche coinvolgere maggiormente gli enti locali, a fronte però di un’assunzione da parte loro della responsabilità di spesa e di una standardizzazione delle prestazioni.

          Per migliorare la coesione sociale è necessario inoltre, un nuovo modello che coniughi sussidiarietà e solidarietà, basato sul coinvolgimento di diversi attori e su interventi sociali sempre più coordinati ed efficienti. Il terzo settore, infatti, ha una conoscenza radicata dei fenomeni sul territorio e può agire anche attraverso strumenti e strategie innovative.

          Per questo l’alleanza fra pubblico e privato deve centrarsi sul pragmatismo e sull’implementazione di un welfare comunitario in cui anche i privati siano liberi di trovare soluzioni nuove, non tanto attribuendo al mondo nel non profit un ruolo di supplenza dello Stato, quanto basandosi su un’effettiva sussidiarietà. Sotto questo punto di vista, infine, un ulteriore aspetto è rappresentato dal welfare aziendale che in momenti di difficoltà economica si è dimostrato capace di offrire un valido supporto integrativo agli individui e alle famiglie.

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