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Attività

Come massimizzare il patrimonio energetico dell’Italia?

    • Roma
    • 16 Novembre 2017

          Il profilo del pianeta cambierà nei prossimi decenni, proseguendo i trend di aumento demografico e standard di vita che porteranno ad un innalzamento della domanda energetica. L’umanità non si troverà solo a dover rispondere alla maggior domanda di energia: dovrà anche risolvere il problema dell’accesso alle fonti – requisito indispensabile per favorire lo sviluppo delle regioni più bisognose del pianeta – e al contempo limitare le emissioni di gas serra in atmosfera.

          In termini ambientali si registrano già fenomeni positivi legati ad un graduale decoupling tra crescita economica e di emissioni di CO2, le quali aumentano a ritmi più lenti che in passato. L’incremento della domanda energetica si concentrerà in Asia, trainato da India e Cina. Proprio  in Cina si sta diffondendo la consapevolezza degli effetti collaterali della crescita: il tema “ambiente” è infatti sempre più dibattuto. Tra le fonti si assisterà ad un incremento delle rinnovabili, mentre il gas naturale assumerà un ruolo di primaria importanza nell’energy mix mondiale.

          Ed è sui mercati internazionali (ad esempio in Africa) che sarà possibile cogliere opportunità enormi per il sistema paese. Un modo per massimizzare il patrimonio energetico italiano (inteso come know-how e competenze) potrebbe essere dare sostegno alle nostre imprese che competono su questi mercati.

          La fase di transizione può essere descritta come una una libreria dalla quale attingere per guidare il cambiamento, considerando le evoluzioni del sistema energetico, le sue strutture di costo, le nuove modalità di produzione che si affacciano sul mercato grazie al decentramento produttivo – considerando che ciò potrebbe comportare un aumento dei costi e che quindi i due sistemi, centralizzato e decentrato, sono destinati a convivere. La transizione deve essere guidata da principi che vanno oltre la mera quantificazione economica, e che considerino anzi una completa  analisi costi/benefici incluse le relative esternalità. Lo sforzo è sostanzialmente quello di passare da fonti con intensità energetica alta a fonti con intensità energetica più bassa: ciò spiega i tempi necessari per compiere la transizione. Naturalmente una politica efficace che favorisca la transizione passa anche per l’attribuzione di un prezzo corretto alla CO2, e sarebbe auspicabile un’azione dell’Italia in sede Europea in materia.

          Come evidenziato nella ricerca “Massimizzare il potenziale energetico nazionale nello scenario di transizione” presentata durante la Tavola Rotonda, l’inquadramento della situazione italiana nel contesto energetico internazionale non può prescindere dall’analisi dei trend di consumo di energia, emissioni e PIL. Se lato consumi energetici e emissioni l’Italia è in linea con i trend europei, l’andamento del PIL mostra un divario preoccupante. Da qui occorre domandarsi come il settore energetico possa contribuire: probabilmente la risposta sta proprio nella massimizzazione della produzione nazionale di energia, sia tradizionale che alternativa, in modo da sostenere gli investimenti, favorire l’occupazione e ridurre dipendenza energetica e pertanto l’import: l’energia è infatti centrale per lo sviluppo del paese, e il suo costo è un elemento centrale.

          Per quanto riguarda l’energia elettrica, nel mondo il mix generativo è ancora troppo basato sul carbone, nonostante la quota di rinnovabili sia prevista in forte aumento, mentre in Italia il mix generativo è piuttosto virtuoso in termini di emissioni unitarie di CO2, meglio di molti altri grandi paesi europei, grazie al ruolo preponderante di gas naturale e rinnovabili. La produzione di rinnovabili è però stazionaria negli ultimi anni: perché gli obiettivi indicati dalla Strategia Energetica Nazionale siano centrati è necessario che si crei un contesto idoneo.

          Ciononostante occorre realismo: oggi il sogno di avere la totalità di energia da fonti rinnovabili e il parco auto interamente elettrico si scontra con ostacoli, in primis tecnologici, irrisolti. Inoltre, non bisogna ripetere l’errore di erogare incentivi troppo alti e, soprattutto, troppo concentrati nel tempo, senza che gli stessi non siano accompagnati dall’avanzamento tecnologico: il rischio di duplicazione dei costi, sopportati tra l’altro da imprese e famiglie, è reale, e se è doveroso guardare al futuro, è altrettanto indispensabile affrontare le sfide di oggi. Facilitare la transizione, massimizzare le risorse, favorire lo switch carbone – gas e aumentare la produzione da fonti rinnovabili sembrano essere le leve per costruire un futuro sostenibile in materia energetica, non solo per preservare l’ambiente, ma anche per supportare la crescita dell’Italia.

           

          Rassegna stampa web

          http://www.startmag.it/energia/come-far-schizzare-il-pil-con-le-riserve-di-idrocarburi/

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