Vai al contenuto
Attività

Future by quality: life sciences e ricerca in Italia

    Seconda edizione
    • Bresso (MI)
    • 25 Giugno 2018

          L’industria farmaceutica rappresenta uno dei principali agenti di modernizzazione e di innovazione del nostro Paese e affonda le radici del suo successo nelle vicende e nelle condizioni storiche che hanno contribuito a plasmare l’attuale modello italiano.

          La ritardata industrializzazione del Paese ha fatto sì che il modello storico prevalente di sviluppo dell’industria farmaceutica sia stato quello “latino”, basato sulla professione di farmacisti che conquistano la fiducia del pubblico e compiono il salto dal galenico alla specialità venduta anche ai colleghi. Ampio merito nel consolidamento dell’industria italiana è da ascrivere allo Stato che, mosso da questioni di sanità pubblica, ha guidato il consolidamento dell’industria anche come produttore – si pensi al chinino e alla lotta contro la malaria.

          Pur in presenza di alcuni tratti distintivi – quale l’assenza di copertura brevettuale fino al 1978, che ne hanno rallentato il consolidamento – la farmaceutica italiana è oggi accreditata quale secondo produttore europeo dopo la Germania, con uno stabile vantaggio sui mercati esteri in un settore strategico che mostra enorme resilienza in tempi di crisi.

          La produzione è in continua crescita – anche nei primi quattro mesi del 2018, con un incremento del 7,4% accompagnato da un aumento dell’export pari al 6,3% – e l’investimento in ricerca è pari a 2,8 miliardi l’anno, in crescita del 22% negli ultimi tre anni. La posizione d’avanguardia è confermata da alcuni eccellenti risultati: tre delle sei terapie avanzate fin qui autorizzate in Europa di origine italiana, 282 farmaci biotech in via di sviluppo in Italia, il 20% degli studi clinici condotti nella UE svolti nel nostro Paese. Gli elementi virtuosi, oggi prevalenti, sono inoltre legati al massiccio investimento in ICT e innovazione di processo che ha portato il mondo farmaceutico ad abbracciare per prima il paradigma dell’industria 4.0.

          Alla luce di questo quadro, il settore farmaceutico può avere, all’interno dell’ecosistema life sciences, un ruolo di promotore, generando e diffondendo innovazione, conoscenza e salute. Questo compito risulta particolarmente complesso in un settore che è sì resiliente agli shock esterni, ma è esposto a trasformazioni rapidissime per via del progresso scientifico e tecnologico.

          Per mantenere questo posizionamento è necessario puntare sulle eccellenze e sullo sviluppo di specializzazioni produttive locali per generare la massa critica essenziale per essere vincenti, anche ricorrendo ai modelli hub & spoke per la reciproca alimentazione tra poli. La prossimità, più in generale, è individuata come fattore discriminante per lo sviluppo di soluzioni innovative e dirompenti, proprio perché attiva quei meccanismi di cross-fertilization che sono antecedenti della generazione di idee.

          Tra le sfide da presidiare resta la cronica difficoltà nel trasformare le scoperte scientifiche in brevetti e poi in prodotti, che nasce dai limiti nel trasferimento tecnologico e genera la necessità di rivedere alcuni curricula formativi e investire in personale amministrativo specializzato e condiviso tra più atenei. A questa si aggiunge un sistema di regole inefficace, perché composto da troppe norme, spesso contraddittorie e prevalentemente orientate a una logica di silos.

          Sempre rilevanti restano infine il tema della governance, con la presenza di molteplici autorità e organismi regolatori, e l’esigenza di un quadro normativo e politico stabile che faciliti l’attrazione di investitori.

          Per favorire lo sviluppo e dare impulso all’innovazione è, quindi, necessario investire maggiormente sui fattori soft (capitale umano e, in generale, formazione per le nuove professioni), oltre che sull’interoperabilità dei sistemi informativi che permetterebbe di sfruttare le fonti dati disponibili, ma oggi disperse. Sullo sfondo resta la sfida più importante e complessa: la legittimazione della scienza, a fronte di onde anti-scientifiche o a-scientifiche, tramite lo sviluppo di nuove metriche di comunicazione che siano in grado di veicolare il vero valore delle scoperte scientifiche.