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Attività

Focusing on new mobilities: the Internet of Things and the self-driving revolution

    • Venezia
    • 13 Ottobre 2017

          La rivoluzione della guida autonoma è alle porte. I veicoli senza pilota e autonomi stanno diventando una realtà più veloce di quel che avremmo potuto immaginare solo pochi anni fa. E, per il meglio o per il peggio, le conseguenze per il tessuto socio-economico saranno radicali. Le città verranno ridisegnate, le strade saranno più sicure, le auto si trasformeranno in uffici mobili, milioni di posti di lavoro nell’industria dei trasporti saranno rimossi e il tempo libero aumenterà.

          All’inizio del secolo scorso, il motore a combustione interna ha scatenato la rivoluzione della mobilità che abbiamo sperimentato fino ad oggi. Adesso, l’Internet delle Cose sta ponendo le basi per la trasformazione della guida autonoma.

          Le automobili si spostano da sistemi puramente meccanici ai computer su ruote. L’automobile media è già dotata di una serie di sensori che raccolgono dati interni ed esterni che la aiutano a funzionare in modo sicuro ed efficiente. Una volta che questa enorme quantità di informazioni verrà inserita in un sistema di intelligenza artificiale a bordo, emergerà un veicolo completamente autonomo – uno che è in grado di destreggiarsi tra gli ingorghi stradali senza alcun apporto umano.

          Trasformando le auto da un prodotto in un servizio di mobilità, cambierà il concetto di proprietà privata, facilitando il coordinamento tra sconosciuti che vivono nella stessa zona e sono disposti a condividere i tragitti in auto. Gli autoveicoli restano inattivi per il 96% del tempo, e sono quindi i candidati ideali per un’economia condivisa. Se l’utilizzo di un veicolo individuale è ottimizzato, meno automobili popoleranno le nostre strade, il traffico diventerà più fluido e l’inquinamento atmosferico diminuirà. Mentre il numero di vittime causate da incidenti mortali (la quota attuale è di circa 1,8 milioni ogni anno) scenderebbe quasi a zero.

          I parcheggi, i semafori e le autostrade sono i segni durevoli della precedente rivoluzione della mobilità. I veicoli del futuro, piuttosto che richiedere nuove infrastrutture, costringeranno a un radicale ripensamento di quelle esistenti. Con meno automobili in giro, vaste aree di terreni urbani redditizi attualmente occupati da parcheggi, potrebbero essere ripensati per sostenere un intero nuovo spettro di funzioni sociali, dai parchi gioco e i caffè, ai percorsi per il fitness e le piste ciclabili.

          L’altra faccia della medaglia è che stiamo ora entrando in acque inesplorate. Le vetture senza conducente porteranno interrogativi etici senza precedenti quando si tratterà di attribuire le responsabilità per incidenti causati da algoritmi e intelligenza artificiale. L’hacking malintenzionato potrebbe causare incidenti di massa o congestioni del traffico. Infine, le automobili senza conducente potrebbero ridurre l’uso dei trasporti pubblici, l’abbassamento dei ricavi fiscali dei comuni causato dalla diminuzione delle multe e dei costi di parcheggio, e perturbare le industrie tradizionali più velocemente di quanto le nostre società siano in grado di fronteggiare.

          Il mondo ora sta entrando in una transizione impegnativa, dove i veicoli tradizionali dovranno coesistere con quelli senza conducente e autonomi. Per rendere fluido questo processo, la classe politica e i responsabili delle imprese dovrebbero immaginare soluzioni per implementare sistemi inclusivi, in grado di far leva sulle potenzialità, neutralizzando al contempo i rischi di queste nuove tecnologie.

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