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Intelligenza artificiale e imprese: opportunità e costi di una rivoluzione

  • Milano
  • 20 Novembre 2023

        L’Intelligenza Artificiale (IA) rappresenta una rivoluzione capace di cambiare le forme del potere e la strutture del sapere. La portata dei cambiamenti rende difficile la previsione di scenari e la costruzione di un quadro – politico, economico, sociale e normativo – in grado di trasformare tali mutamenti in un cammino di sviluppo e benessere. 

        La sfida normativa è stata intrapresa, con esiti diversi, dai principali attori in gioco: gli Stati Uniti, con il recente ordine esecutivo dell’Amministrazione Biden, riflettono un approccio co-regolatorio, in dialogo con l’industria, mentre la Cina mantiene la propria visione dirigista. In mezzo si trova l’Europa che riafferma il proprio paradigma regolatorio, pur esponendosi al paradosso di voler normare anche quello che non produce o su cui non ha il controllo. 

        È impossibile del resto non vedere come, nel nuovo assetto internazionale che va costruendosi intorno al predominio tecnologico, al Vecchio Continente spetti un ruolo marginale, lontano da quella funzione di bilanciamento che vorrebbe, ad esempio, attribuirgli la Francia. Troppo occupata dalle proprie sfide interne, l’UE ha perso competitività e non ha una capacità di investimento paragonabile a quella di Cina e Stati Uniti, anche per la mancanza di una politica industriale comunitaria. La decisione di lasciare questo aspetto ai singoli paesi membri, attraverso l’allentamento della disciplina sugli aiuti di Stato, aumenta la debolezza del continente proprio quando l’altra sponda dell’Atlantico ha cambiato paradigma, concependo l’efficienza economica come principio della sicurezza nazionale. 

        In un mercato, poi, come quello dell’IA condizionato da economie di scala sui dati e da un altissimo consumo energetico, un’Europa frammentata e con un alto costo dell’energia rischia di perdere ulteriore terreno. A questo si aggiungono le sfide interne ai singoli Stati, partendo dalla governance del settore, con la necessità di individuare autorità indipendenti che possano gestirlo correttamente senza pregiudicarne lo sviluppo. Alcuni casi di successo, ad iniziare da quello francese, dimostrano che in un comparto in continuo sviluppo, l’Europa può avere comunque possibilità di rilancio. Ma questo deve avvenire con una politica industriale coerente, finalizzata a stimolare gli investimenti e l’innovazione, mettendo a disposizione contemporaneamente dati per alimentare lo sviluppo. L’Italia sconta al momento politiche frammentate e investimenti che rimangono al di sotto della media europea, eppure non deve rassegnarsi a un ruolo gregario potendo agire sul livello applicativo della tecnologia, grazie alle proprie eccellenze industriali. La chiave è quella di usare la tecnologia per minimizzare i costi del processo di sviluppo industriale, attraverso il ricorso a copie digitali dei prodotti (digital twins) che permettono di procedere per errori e verifiche minimizzando il tempo e i costi. I digital twins offrono, comunque, notevoli campi di applicazione, ad iniziare da quello sanitario dove possono contribuire allo sviluppo di una medicina personalizzata.

        Si tratta di esempi che mostrano come l’IA possa avere, nel futuro immediato, un impatto davvero significativo sulla quotidianità dei cittadini. Del resto rivoluzionando le strutture del sapere, le Intelligenze Artificiali avranno un ruolo enorme nello stravolgere vari processi sociali ed economici, iniziando dai paradigmi nel mondo del lavoro. I mutamenti previsti saranno rapidi ed epocali, con l’emergere di nuove mansioni e un’evoluzione sostanziale di quelle attuali, dove nel giro di pochi anni la metà del tempo di lavoro potrà essere svolto in affiancamento fra competenze umane e intelligenze artificiali. Gestire una tale rivoluzione richiederà fortissimi interventi nel sistema formativo, fino dalle prime fasce di età scolare, ma anche nella cultura aziendale, ad iniziare da quella delle piccole e medie imprese che ancora, in molti casi, stanno prendendo le misure con queste nuove applicazioni. Cambierà anche la percezione del lavoro: se in passato l’automazione industriale ha sostituito molte mansioni manuali, ora i ruoli che ne risulteranno più impattati sono quelle dei “colletti bianchi”. La sfida politica a livello globale è quella di usare le potenzialità dell’IA non per sostituire manodopera ma per liberare potenziale creativo nelle organizzazioni, sgravando i lavoratori dai compiti più rutinari. 

        Fra gli effetti sociali dell’IA non si può sottovalutare, inoltre, l’impatto che questa tecnologia ha sulla formazione dell’opinione pubblica e sulla diffusione di notizie. Le crisi dei media tradizionali, con la loro funzione di intermediazione, e la diffusione delle piattaforme social come fonte di informazione, aumentano i rischi di polarizzazione della società. In parallelo, cresce la diffusione senza controllo di notizie false, con il rischio di innescare un circolo vizioso in cui l’intelligenza artificiale inonda il web di contenuti pericolosi di cui poi finisce per alimentarsi. 

        La sfida dell’IA, insomma, oltre ad essere epocale è anche cruciale per il futuro delle società e delle democrazie. Comprenderne la portata è il primo passo per gestire il cambiamento e impiegare le enormi potenzialità di questo strumento in un ottica di interesse e benessere collettivi. 

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