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Attività

The economic future of Europe and the US, the TTIP implications and investment opportunities in Italy

    • New York
    • 28 Febbraio 2014

          La conferenza, organizzata in collaborazione con Italian Business & Investment Initiative, ha messo in rilievo l’apertura di credito nei confronti dell’Italia proprio perché ha asset, spesso non conosciuti, che attirano gli interessi degli investitori. L’esecuzione delle riforme (non l’annuncio o il varo) la necessità di dare certezza, prevedibilità e ambiente business friendly, rimangono il vero esame da superare; l’attrazione degli investimenti esteri è un settore molto competitivo, ogni Paese è molto aggressivo. 

          Esiste una sensazione, da parte dei cittadini nei regimi democratici, di perdita del controllo dei processi che li governano a causa della globalizzazione e della rapidità con cui questi processi cambiano la loro vita. Si assiste ad un indebolimento della sovranità nazionale e ognuno cercherà la propria identità e sicurezza nel passato sia esso il nazionalismo o il tribalismo. In questa chiave molti hanno sottolineato che il TTIP sarà un grande stimolo per l’economia, anche se è prematuro fornire una data di approvazione. Ad oggi l’APP economy ha sviluppato in Europa 1.8 milioni di posti di lavoro negli ultimi cinque anni.

          L’Italia deve lavorare per migliorare la percezione che il mondo ha e sfruttare in maniera massiccia e coordinata il valore e l’appeal del “made, designed, crafted in Italy”. La percezione, in assenza di uno strumento di comunicazione in inglese dall’Italia, rimane dipendente da terzi e legata agli stereotipi, proiettando un’immagine peggiore della realtà: il che è un ulteriore disincentivo agli investimenti mentre il Paese deve diventare soggetto attivo della propria promozione e posizionamento internazionale.

          L’Italia, proprio perché in uno stato di crisi, rappresenta un’opportunità di investimento in quegli asset il cui valore aumenterà quando le riforme saranno varate. Il Paese è impegnato in un percorso di riforme strutturali e istituzionali, avendo compiuto alcuni importanti passi negli ultimi dodici mesi che vanno nella direzione di rendere il paese più attraente per gli investitori. Le acquisizioni e le fusioni, negli ultimi anni, si sono verificate tra le piccole e medie che è il punto di forza del nostro export.

          Gli osservatori e potenziali investitori sono più interessati ai piani per il futuro e per la crescita che nell’analizzare le ragioni del passato. È sempre più una pratica comune proiettare uno scenario futuro e, attraverso un processo di reverse engineering, allinearsi in termini di competenze e processi, più che guardare al passato e proiettare il futuro. Questo nuove metodologie che sfidano la prassi convenzionale sono una grande opportunità di dialogo con gli investitori.

          L’Italia deve ritornare a essere innanzitutto un mercato ove riprendono i consumi e avere una “ossessione” per la crescita, indentificare al proprio interno le aree di crescita ed espansione o potenzialmente tali. L’export presenta, ad esempio, molti di questi segmenti. Il Paese deve inoltre giocare l’asset di “authenticity” che le è proprio. La manifattura, anche di alta qualità, è incrementalmente una commodity. L’innovazione deve essere concepita per “viaggiare nel mondo” alla conquista dei mercati privilegiando artigianato di qualità, competenze di eccellenza che il business ricerca. Nel settore culturale esistono opportunità di sviluppo e crescita: estrarre valore dagli asset culturali intangibili (come ad esempio paesaggi), offrire in licenza i brand dei migliori musei, l’economia digitale della cultura, esportare la creatività. 

          È la velocità di esecuzione che genera certezze, la percezione di impegno e di focalizzazione nel risolvere i problemi. Il tempo corre con innovazioni continue e il passato deve essere superato e con rapidità. In questa fase bisogna mantenere vivo questo senso di urgenza e di necessità di cambiamento.