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Attività

Aspen Mediterranean Initiative

    • Palermo
    • 2 Dicembre 2011

          I partecipanti dell’Aspen Mediterranean Initiative hanno concordato sul fatto che la regione mediterranea sta diventando ancora più variegata che in passato: ciò richiede particolare attenzione ai contesti locali, soprattutto in una fase di incerta transizione politica in cui le forze sociali hanno un ruolo potenzialmente cruciale.

          La discussione si è articolata su due quesiti principali riguardo ai paesi della sponda Sud: come costruire sistemi democratici sostenibili nel tempo (cioè solidi sul piano sia sociale che istituzionale) e come costruire economie dinamiche e moderne (cioè aperte e integrate con gli scambi internazionali).

          È emerso che lungo entrambi gli assi non esistono modelli predefiniti che si possano applicare senza correttivi a ciascun paese. Varie esperienze potranno essere adattate e incorporate nelle tradizioni nazionali, in un processo di trasformazione che sarà comunque prolungato nel tempo. In ogni caso, i dibattiti costituzionali, la competizione elettorale aperta e la formazione di nuovi sistemi partitici avvengono in un momento delicato di crisi economica internazionale: alcuni interventi di urgenza (in particolare per rilanciare l’occupazione e la crescita) sono necessari anche se l’orizzonte delle scelte politiche (sia dei governi nazionali che delle agenzie e organizzazioni internazionali) deve essere quello del medio e lungo periodo.

          Tre tematiche sono state analizzate in maggiore dettaglio: il ruolo dei media, sia come settore economico che in termini di responsabilità sociale; le istituzioni del mercato che garantiscano opportunità imprenditoriali ed equità di trattamento; il settore delle commodity con specifica attenzione per l’energia.

          Il ruolo dei media è stato e sarà cruciale nel determinare la direzione del cambiamento in tutti i paesi della regione. Anche il mondo occidentale sta vivendo un complesso mutamento nelle comunicazioni: cambiano la produzione, la diffusione, e l’accesso alle informazioni, con effetti ancora non del tutto chiari. Mentre la distinzione tra media tradizionali e “nuovi media” è assai imprecisa, anche quella tra grandi gruppi e piccoli produttori di informazione (fino al singolo blogger) sta forse scomparendo. Rimane però tuttora essenziale, in molti paesi, il ruolo dello Stato nella gestione della comunicazione.

          Le regole del mercato devono essere fissate e tutelate sul piano legislativo e giudiziario affinché il potenziale produttivo dei paesi della sponda sud possa esprimersi appieno. Mercati più aperti e in grado di attirare investimenti internazionali sono una precondizione per una continua modernizzazione delle società.

          D’altro canto, le libertà economiche e il gioco della competizione dovranno essere in qualche modo temperate da misure per assicurare l’inclusione e la coesione sociale e dunque la redistribuzione della ricchezza, vista l’eredità lasciata da decenni di grandi disparità.

          L’intreccio tra attività economiche e decisioni governative (a tutti i livelli) è certamente decisivo, e ruota soprattutto attorno ai criteri della rule of law, della trasparenza, della libertà di comunicazione ed espressione. Un binomio ideale sembra essere: regole certe per il massimo di mobilità sociale. È  un binomio che poggia in buona parte sull’empowerment degli individui, a cominciare dai giovani e dalle donne.

          La certezza delle forniture di commodity, e in particolare le fonti di energia, sono ovviamente una componente imprescindibile per un’economia moderna. Nell’area mediterranea e del Medio Oriente gli scambi energetici formano l’ossatura dei rapporti economici, con una forte influenza anche sugli assetti di sicurezza. Il settore energetico, che per sua natura necessita di infrastrutture permanenti e costose, può incoraggiare lo sviluppo di legami trasversali nell’intero bacino del Mediterraneo – dunque non soltanto lungo l’asse Nord-Sud ma anche lungo quello Est-Ovest. La diversificazione è oggi un fenomeno che riguarda tanto i consumatori/importatori quando i produttori/esportatori di energia.

          Mentre è chiaro che l’instabilità politica non favorisce investimenti ingenti su progetti di lungo periodo, esiste un grande potenziale nella regione sia nei settori più tradizionali – petrolio e gas – sia in quelli più innovativi – le fonti “verdi”.

          I paesi europei e occidentali hanno un forte interesse nell’evoluzione degli equilibri regionali, e dunque anche nella natura dei regimi politici (che a sua volta influenzerà i rapporti diplomatici, la sicurezza, gli scambi economici): non si tratta soltanto di difendere principi universali o una generale preferenza per sistemi politici pluralisti, ma di assicurare che i rapporti nell’area mediterranea siano governati in modo efficace e lungimirante. C’è una diffusa consapevolezza dei limiti dell’influenza diretta che l’Europa – e gli stessi Stati Uniti – possono esercitare sui cambiamenti in corso nel Mediterraneo e Medio Oriente. Al tempo stesso l’Europa rimane un grande attore per dimensioni e capacità di attrazione, a maggior ragione se riuscirà a perseguire linee di azione coerenti facendo valere il suo peso aggregato e la sua esperienza come area economicamente integrata.

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