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Attività

Trasformare un’azienda in un settore in trasformazione

    Incontro con Pietro Scott Jovane
    • Milano
    • 13 Ottobre 2014

          L’editoria è un’industria in profonda trasformazione. Da un lato, deve rispondere alle pressioni competitive comuni ad altri settori, ad iniziare dalla ricerca dell’efficienza in un contesto globalizzato. Dall’altro lato, il prodotto editoriale subisce la straordinaria trasformazione dell’innovazione tecnologica. Gli Aspen Junior Fellows, attori di questo dibattito, rappresentano la prima generazione di “nativi digitali” (la “generazione Y” o dei “Millennials” dei nati dalla metà degli anni ’80). Essi sono protagonisti della dematerializzazione dei prodotti  tradizionali e di un’economia di rete in cui i lettori diventano anche autori. I loro orientamenti e valutazioni sono indicativi delle prospettive del libro e delle biblioteche nell’era dell’e-book. Il cambiamento di cui sono protagonisti ha visto cambiare in pochi anni la produzione e distribuzione di un giornale che, da una sola edizione al giorno di pochi anni fa, è diventato un flusso continuo di informazioni sullo schermo di un tablet. A quale modello economico dovrà tendere il mercato, ancora ispirato dalla libertà e gratuità dell’accesso ai contenuti digitali?

          In questo rivoluzionario scenario, dove informazione e cultura  sono sempre più veicolate da stringhe di bit, emergono nuovi competitor degli editori tradizionali. Insieme a loro cambia l’informazione: anche nella sua essenza di  risorsa fondamentale della democrazia. Il 20 agosto 2014 il CEO di Twitter ha twittato la decisione di sospendere gli account che avessero mostrato le immagini dell’uccisione di  James Foley. Per la prima volta, consapevolmente, un social media ha esercitato un giudizio editoriale, qualcosa che fino ad oggi era accaduto solo nelle newsroom dei grandi quotidiani o delle televisioni. Entro il 2020 ci saranno circa 20 miliardi di terminali connessi a internet, pronti a comunicare, a condividere notizie in tempo reale, fuori dai tradizionali canali di informazione, e spesso indicizzate da algoritmi, con un potenziale problema di oscuramento di notizie importanti, ai danni di qualcuna più vendibile (che abbia ad esempio più likes). Sorgono dubbi sulla net neutrality e se lasciare agli algoritmi e agli automatismi il controllo editoriale delle informazioni. Ci si domanda quale debba essere   l’equilibrio tra più informazione, creata da tutti, e il controllo editoriale e, soprattutto, chi controlla. Persone o modelli matematici? E con quali  implicazioni sulla democrazia?

          Nella profonda trasformazione dell’industria editoriale, e per la specificità del prodotto realizzato, si devono conciliare più dimensioni da parte di una leadership responsabile e competente: valori universali, personali e sociali, valore economico e innovazione tecnologica, promozione della libertà di scelta e protezione dei principi di democrazia.