Il sistema industriale italiano è riuscito ad attraversare la crisi mantenendo la propria posizione di preminenza nel settore manifatturiero a livello europeo e mondiale. La sostanziale tenuta del tessuto produttivo ha permesso all’economia di reagire, ma i segnali di ripresa restano fragili. Per far fronte a questa situazione è necessario recuperare competitività partendo dai vantaggi strutturali del Paese, rappresentati dalla flessibilità delle piccole e medie imprese e dalla coesione del territorio.
La sfida più importante, per cogliere gli effetti benefici della ripresa, rimane quella dell’innovazione. In questo contesto il territorio gioca un ruolo fondamentale, perché è allo stesso tempo elemento unificatore fra i diversi attori del processo industriale e catalizzatore di nuove risorse economiche e umane. Un sistema locale che favorisca la collaborazione fra le parti sociali e utilizzi al meglio gli investimenti in innovazione e sviluppo è l’unico acceleratore in grado di stimolare la crescita e migliorare la competitività.
Un primo passo da compiere è quello di comprendere i cambiamenti avvenuti nell’organizzazione territoriale delle imprese. La crisi ha ridisegnato in parte la geografia industriale dell’Italia dando rilevanza a molti territori che, pur trovandosi lontani dai grandi centri urbani e dalle aree più infrastrutturate, hanno dimostrato una buona capacità di reazione ai mutamenti economici. La politica industriale deve governare i fenomeni in atto fornendo gli strumenti per migliorare la competitività di questo sistema industriale diffuso.
A questo proposito rimane da sciogliere il nodo relativo alla crescita dimensionale delle imprese. Le aziende di dimensione piccola e media hanno dimostrato di avere la flessibilità necessaria per fronteggiare la congiuntura, ma, per agganciare la ripresa, devono intraprendere un processo di aggregazione. Le positive esperienze maturate con i distretti indicano come sia sempre più necessaria la creazione di filiere che sappiano stimolare la collaborazione fra grandi e medie aziende. Una strada promettente sembra quella delle reti di imprese, strumento che consente di creare piattaforme produttive pur mantenendo l’autonomia delle singole aziende. È tuttavia aperto il dibattito sulla necessità di un nuovo quadro regolamentare capace sia di superare i meccanismi che scoraggiano la crescita dimensionale, sia di dare alle reti la possibilità di presentarsi come interlocutore unico ai fornitori e alle banche.
Gli istituti di credito, in particolare, con la propria attività sul territorio, giocano un ruolo fondamentale nello stimolare la competitività delle imprese. L’Italia può contare su un sistema creditizio plurale, formato da gruppi bancari di diverse dimensioni, che rispecchia la diversificazione del tessuto produttivo ed è in grado di operare in stretto contatto con le realtà locali. Questa peculiarità va messa a frutto incentivando l’erogazione del credito nei confronti dell’economia reale e progettando modifiche dei requisiti prudenziali che non penalizzino le attività di banca commerciale a scapito delle intermediazioni finanziarie.
Il sostegno all’economia reale, infatti, non solo garantisce una maggior tenuta nei momenti di crisi, ma costituisce anche un prezioso argine alla crescita della disoccupazione. Nel raggiungere questo obiettivo è necessaria sia una politica attiva, che rimodelli il sistema formativo armonizzandolo con le esigenze dei settori produttivi, sia misure di sostegno alle fasce più deboli.
La creazione di nuovi equilibri, in cui l’efficienza dei mercati sia coniugata al perseguimento di una maggior coesione sociale, deve nascere dal dialogo fra pubblico e privato. Nel delineare modelli di sussidiarietà a livello locale è necessario non solo il contributo del terzo settore, ma anche un ruolo attivo delle imprese. Mentre rimangono ancora molto dibattuti i modelli di partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende, la responsabilità sociale di impresa, se coniugata con attenzione al territorio, può rappresentare uno strumento valido per promuovere lo sviluppo sociale ed economico del paese.