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Attività

L’Europa dopo l’Europa: dai confini territoriali alle frontiere simboliche

    • Roma
    • 7 Luglio 2009

          A 60 anni dall’istituzione del Consiglio d’Europa, che segnava l’avvio del percorso dell’integrazione comunitaria, è opportuno svolgere una riflessione sull’identità europea come risorsa necessaria a sostenere le sfide del presente. Quali sono le nuove frontiere con cui oggi si misura l’Europa? Sono frontiere tracciate dalla diversità culturale o dalla geografia economica? Qual’è il rapporto fra religioni e modernità e come  conciliare il progresso scientifico tra esigenze di fede e laicità? Qual’è l’identità europea?  

          L’attualità del tema è confermata da numerosi segnali come l’esito negativo di alcune consultazioni popolari sulla proposta di costituzione europea e la crescente diffidenza dei cittadini verso la burocrazia comunitaria, anche espressa dai risultati delle ultime elezioni europee. Dopo il successo dell’unione monetaria, la politica comune europea è apparsa caratterizzata da un eccesso di obiettivi e un difetto di metodo: ne è un esempio la strategia definita nel 2000 a Lisbona per affermare nel 2010 l’Europa come “l’economia più competitiva del mondo”. L’Europa non è solo un mercato e non può riflettere solo obiettivi economici. In questi ultimi anni, mentre si sono allargati i confini territoriali dell’Unione, sono emerse nuove frontiere simboliche all’interno dell’Europa, disegnate – ad esempio – dalla multiculturalità, risultato anche dei più recenti flussi migratori.

          La diversità, che è un patrimonio e risorsa della costruzione istituzionale degli Stati Uniti è, viceversa, un elemento di fragilità e divisione della costruzione europea. Come recuperare l’umanesimo europeo, forgiato intorno al primato della persona? Come passare dall’attuale approccio di “tolleranza” a quello del “rispetto” della diversità? E’ opinione diffusa, ma non unanime, che l’Europa potrà definire la propria direzione e il senso della propria storia se riconoscerà i valori universali e inclusivi delle proprie radici giudaico-cristiane. Si può anche valutare se definire l’identità dell’Europa in funzione dei suoi obiettivi, più che della sua storia: una spinta identitara può infatti nascere anche dalla condivisione del futuro, di un progetto di Europa. In ogni caso, assume una grande rilevanza la formazione dei giovani: perché in loro si affermi una “personalità europea” che essi sappiano mediare con le nuove dinamiche  sociali impresse dalla globalizzazione.

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