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Attività

150° anniversario dell’unità d’Italia: quali progetti?

    • Roma
    • 27 Ottobre 2009

          Quando Charles De Gaulle incontrò André Malraux all’indomani della fine della seconda guerra mondiale, gli disse “D’abord le passé”, intendendo che il senso della storia permette a ognuno di rivolgere lo sguardo al passato per uscire da una fase critica presente e costruire il futuro.

          É fuori  dubbio che il terzo cinquantenario dell’Unità d’Italia (che cade nel 2011) paga lo scotto “biologico” dell’allungamento della vita. Nel 1911 e nel 1961 le possibilità di poter assistere a due ricorrenze erano obiettivamente molto remote mentre oggi, grazie ai progressi della medicina, questo appare alla portata di molti.

          Questa ricorrenza è differente rispetto alle precedenti anche per la minore importanza di grandi opere commemorative rispetto all’attuale esigenza di lavorare sul capitale umano. Se da una parte il Paese reale è unito, vi è la necessità di rafforzare – anche attraverso una rivisitazione – l’identità nazionale.

          Nel 1961 un’operazione culturale di questo tipo non era possibile: il Risorgimento divideva ancora il mondo liberale da quello cattolico e tutti e due da quello comunista.

          Oggi vi sono invece le condizioni per avvicinare i giovani alla memoria delle varie anime che hanno reso vitale quel periodo storico e portato all’unità nazionale. Bisognerà dunque evitare con forza di trasferire le tensioni politiche nelle celebrazioni attraverso la partecipazione dei politici nel dibattito tra storici.

          Se, come largamente condiviso tra i presenti, il Risorgimento è stato il tentativo di dare agli italiani (realtà già presente sul territorio) un assetto istituzionale compiutamente moderno, allora la celebrazione dovrà trovare il suo significato profondo in una riflessione seria, pacata e non retorica sul percorso verso tale obiettivo e sui risultati con cui noi oggi ci misuriamo.

          Si potranno così porre le condizioni per tentare di far uscire importanti aree del Paese dalla situazione di disparità economica, legale e sociale. Attenzione però a non confondere la disparità – di per se negativa – con la diversità regionale e culturale che è invece alla base della vitalità territoriale.

          La valorizzazione del capitale umano può essere il valido slogan per le prossime celebrazioni: bisognerà però saperlo tradurre in concreta realtà attraverso la realizzazione di alcune importanti iniziative. Progetti che, sempre nel segno della memoria, diano come risultato un valore spendibile nel presente e nel futuro.

          Molti spunti sono emersi dal dibattito: dall’analisi del ruolo dei partiti politici (sia come fattori di coesione che di divisione) nella storia nazionale, ad una riflessione sulla Pubblica Amministrazione e sul contributo che, nelle sue varie forme, ha dato alla storia dell’Unità d’Italia.

          Se la diversità territoriale è vista come forza vitale, sicuramente a questo ha contribuito l’impulso allo sviluppo dato da alcune importanti figure imprenditoriali, la cui opera deve diventare patrimonio delle giovani generazioni.

          Al tema dell’ eccellenza  possono essere dedicate diverse iniziative tra cui la creazione di un museo nazionale della scienza che riprenda la grande tradizione scientifica del nostro Paese. Sarebbe un tributo alla memoria storica ma – sopratutto – una occasione di rilancio di una cultura scientifica che sembra attenuata nelle giovani generazioni.
          Infine, ma non ultimo, la valorizzazione della memoria deve passare anche attraverso la ricoperta, la valorizzazione e la manutenzione dell’immensa ricchezza culturale e artistica.

          Vi è da parte del Governo la volontà di cogliere la preziosa occasione delle celebrazioni per ribadire, nella società nel suo complesso, il valore della memoria storica. Si potrà così costruire quell’ambito comune di intesa e di confronto da più parti auspicato e indispensabile per affrontare problemi nazionali ancora aperti, come la questione del Mezzogiorno.

          Il programma dovrà naturalmente evitare di disperdersi in mille rivoli e concentrarsi su poche ma significative iniziative che andranno dalle manifestazioni dedicate al dibattito storico, alle azioni concrete verso i beni che sono patrimonio del Paese. Il coinvolgimento dei giovani avverrà attraverso la collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca e, naturalmente, un importante ruolo lo avranno i media – dalla televisione a internet – nel raccontare la storia.

          Anche se non sembra esserci all’orizzonte un novello Alessandro Manzoni, sarà la storia di tutti, della gente comune e degli eroi che – nonostante la loro giovane età – erano portatori di valori da preservare.

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