Nel 1525 a Pavia si tenne la prima grande battaglia moderna europea per composizione degli eserciti e per la scala geopolitica degli obiettivi e delle operazioni. Una battaglia rivoluzionaria dove armi convenzionali (la cavalleria) si scontrano contro le nuove tecnologie (l’archibugio). Questo confronto fra strumenti del passato e del presente si ripete oggi nel conflitto in Ucraina, dove mezzi convenzionali si sfidano con nuove armi (i droni, i satelliti, i missili ipersonici). Fra guerre di trincea e cyberwar anche nel Medio Oriente un altro conflitto, non dissimile, rappresenta lo scontro tra modernità assoluta e, come nel passato, immagini di tragica realtà umana.
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La Conferenza di Pavia, nel 2023 alla sua seconda edizione, è parte del progetto “La battaglia di Pavia e il futuro della difesa europea (1525-2025)” che promuove una riflessione sulla difesa comune europea, valorizzando le analogie fra un evento storico di rilievo per la storia militare, la battaglia di Pavia, e le attuali sfide geopolitiche. L’iniziativa proseguirà fino al 2025 (quinto centenario dalla battaglia), attraverso conferenze e proposte sul tema della difesa europea.
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In occasione della Conferenza di questo anno è stata anche pubblicata la seconda edizione del Rapporto “La battaglia di Pavia e il futuro della difesa europea (1525-2025)”. Il documento del 2023, in particolare, si avvale di contributi dell’Aeronautica Militare per la sezione di approfondimento storico, e affronta tre temi principali: il futuro della difesa europea, le conoscenze apprese osservando il conflitto ancora in corso in Ucraina e il futuro del potere aereo alla luce delle recenti e future innovazioni tecnologiche, ad oltre un secolo dalla sua nascita.
Il dibattito della Conferenza si è concentrato su due temi principali: la cultura della difesa, in una prospettiva europea, e le competenze e le tecnologie necessarie oggi alle forze armate per garantire la sicurezza dei cittadini europei.
La difesa torna a essere un bene pubblico essenziale. Da condividere e finanziare, ampliando il campo di azione degli eurobond alla difesa e ad una intelligence comune europea.
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Il consenso è emerso anche sulla necessità, dopo quasi due anni di conflitto in Ucraina, che tutti gli Stati europei operino una riflessione sui propri sistemi di difesa e sulle spese militari. Se da una parte, proprio come nella battaglia di Pavia, in Ucraina si osserva la portata rivoluzionaria del primo scontro convenzionale tra due grandi Stati, e le relative forze armate, dall’altra, nell’Europa nel XXI secolo, dove si impiegano mercenari e armi cyber, artiglieria “intelligente” e droni, intelligenza artificiale e masse di mezzi corazzati, occorre interrogarsi sul significato politico-strategico di questo conflitto, sul futuro della sicurezza internazionale, ma anche sulle sue implicazioni per la pace e la stabilità in Europa e dunque sulla difesa europea. Considerando questo conflitto emerge con ancora più forza il bisogno di una maggiore difesa europea, non realizzata negli ultimi anni nonostante i tanti proclami pubblici a cui non è seguito un impegno concreto da parte degli Stati membri dell’Unione Europea a mettere insieme le proprie forze militari.
Alle questioni di natura militare o geopolitica si aggiungono gli importanti progressi tecnologici che stanno caratterizzando questi anni, a partire dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale e la diffusione di droni sempre più avanzati, sia ad uso civile che militare. I conflitti si svolgono oggi su nuove dimensioni, oltre a quella terrestre, marittima o aerea, come lo spazio, il dominio cibernetico, le reti fisiche e digitali, che consentono il funzionamento delle nostre società, e persino i fondali marini dove si trovano reti fondamentali per il traffico internet e l’approvvigionamento energetico.
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In questo quadro, i paesi dell’Unione Europea devono ripensare alcuni degli assunti su cui hanno agito negli ultimi anni. Le spese per la difesa, in diminuzione dopo la fine della guerra fredda, tornano oggi a crescere in tutto il Vecchio Continente, mentre sulla difesa comune servono ancora passi significativi.