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Italia e Stati Uniti: un nuovo atlantismo

  • Roma
  • 23 Febbraio 2023

        Dall’indagine demoscopica commissionata da Aspen Institute Italia emerge un’opinione pubblica italiana complessivamente consapevole delle gravità di varie sfide internazionali alla sicurezza. Si denota un certo equilibrio tra il legame transatlantico e le partnership europee, ma anche molta prudenza nell’assumere gravosi impegni nazionali all’estero. Restano alcune tradizionali differenze di opinione e percezione tra Italia e Stati Uniti, soprattutto rispetto all’uso della forza militare e ai futuri rapporti con la Russia.

        Si può comunque affermare che sui temi internazionali più urgenti e su grandi questioni di interesse comune emerge dal sondaggio una certa convergenza, nonostante prospettive inevitabilmente diverse e sensibilità specifiche. Ci sono dunque la basi per intese pragmatiche tra i governi, e per un ruolo attivo dell’Italia nei contesti europeo e transatlantico.

        Come per qualsiasi sondaggio di opinione, è comunque necessaria una certa cautela nell’interpretare il rapporto tra elettori e governi: non è sempre un rapporto lineare, e gli organi esecutivi hanno in ogni caso un margine di azione autonoma – e una responsabilità decisionale – anche quanto ricercano il consenso popolare.

        https://youtu.be/U9f7O74Y52Y
        Intervento di Charles Kupchan, Senior Fellow, Council on Foreign Affairs, in occasione del workshop internazionale

         

        Guardando a breve e medio termine alla questione russo-ucraina, è difficile immaginare ruolo cinese attivo e costruttivo nella ricerca di una via d’uscita negoziale condivisa, anche alla luce del recente deteriorarsi dei rapporti con Washington – già decisamente non distesi.

        Una forte leadership americana rimane indispensabile per la coesione della coalizione pro-ucraina: secondo alcuni, mentre il sostegno militare è tuttora molto solido, vi sono maggiori dubbi sul supporto finanziario e la capacità di sopportare i costi economici diffusi che colpiscono indirettamente gli elettori dei Paesi occidentali. Una sfida particolarmente difficile sarà quella della ricostruzione dell’Ucraina, dato il livello di danni materiali inflitti al Paese, che si intreccia con la prospettiva ufficialmente offerta a Kyiv di progressiva adesione all’UE.

        In questo quadro, il cosiddetto “Global South” sembra mantenere una posizione ambigua e opportunistica sia sul conflitto militare in sé, sia sull’evoluzione degli assetti internazionali: la maggioranza dei Paesi che si sono astenuti in sede ONU non è tendenzialmente filo-russa e neppure anti-occidentale; piuttosto, c’è crescente preoccupazione per le priorità che contano davvero per gli Stati più poveri in termini di sviluppo, equità internazionale, cambiamenti climatici. In sostanza, un conflitto che vede l’Occidente (allargato, a ricomprendere quantomeno il G7) contro la Russia (e la Cina come alleato strategico di Mosca) è percepito come una grande distrazione, e una sfida ulteriore per l’agenda globale Nord-Sud.