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Attività

Una nuova finanza per gli investimenti ad impatto sociale. Conclusioni della Social Impact Investment Task Force (SIIT) del G8

    • Milano
    • 20 Novembre 2014

          La creazione della Social Impact Investment Task Force (SIIT) nell’ambito del G8 ha stimolato in diversi paesi una riflessione sulla finanza sociale e dell’importante ruolo che essa può svolgere. L’ambizione è di “liberare” mille miliardi di dollari per investimenti nell’arco di quindici anni, orientando la cultura imprenditoriale e l’innovazione verso la soluzione di problemi sociali ed introducendo l’impatto sociale come fattore nelle scelte di investimento, oltre alle tradizionali valutazioni di rischio/rendimento.

          La difficoltà a mantenere livelli elevati di welfare in molti paesi, accompagnata da una crescente domanda di servizi finora garantiti dal settore pubblico, rende, infatti, necessario un nuovo paradigma al fine di canalizzare le potenziali ingenti risorse di finanza privata su progetti ad impatto sociale in aree come, ad esempio, il disagio abitativo, la cura dell’infanzia e degli anziani, il reinserimento dei detenuti e la dispersione scolastica.

          L’esempio dei paesi anglosassoni dimostra che risorse finanziarie del settore privato possono confluire in fondi dedicati ad imprese sociali, investendo in strumenti di equity e di debito e diversificando il rischio per gli investitori. In particolare, è sempre più diffusa l’emissione di “Social Impact Bonds” (SIB) legati a progetti specifici e misurabili. Proprio il criterio di misurabilità rappresenta un elemento imprescindibile per lo sviluppo di iniziative a impatto sociale, al fine di garantire criteri di governance nonché un risultato tangibile e positivo dell’investimento. 

          Il rapporto italiano della SIIT ha evidenziato un significativo potenziale di sviluppo nel paese, sulla base di un ecosistema di oltre 120 mila imprese, organizzazioni e fondi che già operano in settori a impatto sociale, per un flusso potenziale stimato in circa 30 miliardi di euro entro il 2020, che rappresenta circa l’1% degli attivi gestiti sui mercati dei capitali. È, tuttavia, necessaria una riforma dello statuto giuridico dell’impresa sociale, attualmente in discussione in Parlamento, oltre alla creazione di incentivi fiscali e normativi.

          La forte tradizione cooperativa e mutualistica, la sussidiarietà delle aziende di successo ed il loro impegno a favore del territorio in cui operano, l’importante ruolo della Chiesa in iniziative sociali, la mission filantropica e non-profit delle Fondazioni Bancarie, rappresentano un patrimonio importante che contraddistingue l’Italia e la base su cui costruire un nuovo paradigma di co-investimento pubblico e privato. La possibilità di attingere a fondi europei su iniziative sociali e di coinvolgere la Cassa Depositi e Prestiti in progetti dedicati, come ad esempio il social housing, possono fornire ulteriore leva per lo sviluppo dell’impact investing, contribuendo al rilancio del sistema produttivo e, di conseguenza, la crescita dell’occupazione.

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