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Attività

Tra crisi e globalizzazione: nuovi strumenti per finanziare le imprese

    • Milano
    • 24 Novembre 2014

          Secondo gli ultimi indicatori prodotti dalla Banca dei regolamenti internazionali, la liquidità a livello globale è in generale enorme, l’interesse per il rischio è in crescita e le condizioni di credito stanno diventando meno onerose. Questo, sempre secondo la Banca dei regolamenti internazionali, sta favorendo la crescita del mercato obbligazionario e la ricerca di impieghi, rispetto al finanziamento interbancario anche internazionale. Dal 2013 è anche in atto una ripresa del settore del private equity.

          Se questo può essere vero a livello globale, in Italia il sistema delle piccole e medie imprese si confronta ancora con la forte contrazione del credito. La crescita di fallimenti e sofferenze bancarie, unita ai più alti limiti minimi di patrimonializzazione imposti alle banche da “Basilea 3”, ha di fatto portato ad una minor concessione di prestiti a medio e lungo termine.

          Anche se il Decreto Sviluppo del 2012 ha aperto il mercato obbligazionario alle imprese italiane non quotate di medio grandi-dimensioni, resta forte il bisogno per molte delle aziende – soprattutto le imprese familiari – di trovare nuovi canali di finanziamento necessari ad innovare e poter competere nei mercati internazionali.

          Nel corso dell’incontro è stata sviluppata l’analisi delle cause della situazione e degli strumenti innovativi a disposizione per l’ottenimento del credito necessario allo sviluppo delle imprese. I nuovi strumenti lanciati dalla BCE, il ruolo della Cassa Depositi e Prestiti, i fondi previdenziali, oltre a altre formule di intervento da creare, possono rappresentare importanti opportunità per il mercato del finanziamento delle imprese. Il caso delle Azioni sviluppo, concepite per rispondere all’esigenza di patrimonializzazione di quelle imprese desiderose di crescere senza però perdere il controllo, è particolarmente interessante. La loro implementazione, al pari di quella di altri strumenti quali i minibond, project bond, bond territoriali, ecc., risulta però particolarmente faticosa nel contesto italiano. È inoltre emerso dalla discussione la necessità di concepire strumenti finanziari in base al tipo di impresa (dimensione, proiezione internazionale, fase di vita) in una logica di segmentazione dei destinatari.

          L’analisi ha poi affrontato il nodo della capacità di attrarre investimenti esteri da parte delle imprese, capacità non riconducibile esclusivamente agli strumenti tecnici e legislativi. Il primo aspetto è la scarsa credibilità del nostro sistema paese, ancora alle prese con una burocrazia asfissiante e con la difficoltà di portare a compimento le riforme urgenti. Un secondo aspetto è la ridotta dimensione delle imprese italiane, se rapportata a quelle presenti in alcuni paesi europei. Vi è poi l’importante ruolo importante del management e, per quanto riguarda le imprese familiari, la presenza di una governance che sappia risolvere i problemi collegati con la gestione, la proprietà e la successione.