Esiste un rapporto fra riforme e nuove generazioni? Thomas Jefferson scrisse che ogni generazione ha il diritto di scrivere la propria costituzione [1] e di darsi le proprie istituzioni. Molti giovani italiani non hanno oggi le opportunità che meritano: questa condizione rende più urgente le riforme strutturali da anni annunciate. E’ giusto innovare, purchè si definiscano gli obiettivi e il percorso per raggiungerli. Un primo passo riguarda la modifica della legge elettorale per ridurre l’instabilità governativa che ha costantemente pregiudicato numerosi progetti di riforma. Altro aspetto rilevante è la semplificazione dell’architettura e delle modalità operative delle istituzioni. Il processo decisionale è condizionato dai tempi eccessivi del bicameralismo perfetto, con il conseguente proliferare della decretazione d’urgenza e lo svuotamento della funzione legislativa propria del Parlamento. La riforma del Titolo V ha prodotto un sistema tuttora incompiuto, con un policentrismo anarchico, alimentato da un localismo conflittuale, in cui l’esercizio della funzione legislativa concorrente delle Regioni ha favorito un costoso contenzioso costituzionale in diversi ambiti strategici (dalle grandi reti di trasporto alla produzione e distribuzione di energia).
La domanda a un governo anagraficamente giovane è di proiettare un modello di Stato più moderno e più semplice, in linea con il passo degli altri paesi e della storia. La comunicazione è dunque una risorsa per alimentare il necessario consenso ad un percorso condiviso delle riforme. Questo passaggio risulta vincolato fra l’esigenza di sintesi e chiarezza, da un lato, e il rischio di semplicismo dall’altro. Si ha una sensazione diffusa che le priorità siano troppe, nodi ineludibili che sono venuti al pettine tutti insieme. Mercato del lavoro, giustizia, scuola, semplificazione, pubblica amministrazione nelle sue componenti di efficienza (costi) e di efficacia (semplificazione e risorsa per famiglie e imprese). Un filo rosso lega fra loro questi grandi capitoli in un libro che siamo tenuti necessariamente a scrivere: è il nostro futuro. Un tempo che ci deve unire, con un progetto condiviso e alimentato da idee e impegno delle generazioni più giovani.