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Attività

Il risparmio degli italiani: come valorizzarlo per lo sviluppo del paese

    • Milano
    • 20 Settembre 2010

          Il risparmio ha svolto un ruolo chiave nel difendere la stabilità dell’Italia nelle fasi più acute della recente crisi finanziaria, e può svolgere un ruolo ancora più importante adesso come motore su cui innestare la ripresa e la crescita economica del Paese.

          Con una propensione al risparmio pari all’11% del reddito disponibile, che contribuisce ad alimentare una ricchezza (netta) pari a circa quattro volte il PIL, gli italiani si caratterizzano come uno dei popoli più risparmiatori al mondo. Tale tendenza però rischia di cambiare e si registra un declino della propensione al risparmio degli italiani a fronte di un aumento del tasso di risparmio registrato invece negli altri maggiori paesi europei. Questo elemento di fragilità si inserisce nella cornice di una realtà sociale ed economica in trasformazione, dove fenomeni quali l’invecchiamento della popolazione, la bassa occupazione giovanile, e l’evoluzione delle esigenze legate alla terza età, giocano un ruolo sempre più importante nel determinare come il risparmio è allocato e gestito.

          Il risparmio rappresenta quindi una grande forza per il sistema economico italiano, ma si corre il rischio di non riuscire a cogliere tutte le opportunità che questa ricchezza potrebbe offrire. Se lo stock di risparmio fosse, infatti, mobilitato e allocato in modo efficiente, esso potrebbe, da un lato, contribuire a rafforzare le imprese e l’economia reale, e, dall’altro, compensare e integrare l’andamento del sistema pensionistico. Quest’ultimo elemento diventa sempre più rilevante se si considera che le nuove generazioni che si stanno affacciando sul mercato del lavoro rischiano di non beneficiare di una copertura previdenziale adeguata al termine della propria vita professionale.

          Le ragioni per cui il risparmio disponibile fatica oggi a trovare sbocchi verso l’economia reale e verso il sistema previdenziale appaiono soprattutto di natura regolamentare, fiscale e culturale. Gli interventi per sbloccare la situazione dovrebbero quindi focalizzarsi su quattro obiettivi:

          1) favorire i trasferimenti verso l’economia reale soprattutto attraverso incentivi fiscali, semplificazione normativa, e promozione di operatori specializzati (quali private equity e venture capital) che consentano una canalizzazione efficiente del risparmio verso le imprese e le infrastrutture;

          2) incentivare  il trasferimento del risparmio verso il sistema previdenziale, creando veicoli e schemi di investimento ad hoc (seguendo i modelli per esempio degli Stati Uniti, del Regno Unito o della Francia) per favorire piani di copertura previdenziale di lungo termine, coerenti con il profilo e le esigenze del risparmiatore;

          3) ridefinire l’operatività delle società di gestione del risparmio introducendo una regolamentazione e una fiscalità più coerenti, ma anche stimolando le modalità gestionali degli operatori che tendono ancora a focalizzarsi sui prodotti più che sulle esigenze del cliente;

          4) promuovere la cultura finanziaria degli italiani anche attraverso iniziative di comunicazione e formazione sulle scelte di investimento e previdenziali in un contesto in cui l’onere e la responsabilità di prevedere per il proprio futuro ricadranno sempre più sugli individui e meno sullo Stato.

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