Vai al contenuto
Attività

E‐commerce, sicurezza, piattaforme distributive: opportunità e sfide per imprese e consumatori

    • Milano
    • 17 Giugno 2013

          Il commercio elettronico è un fenomeno che sta portando il mondo verso un cambio di paradigma nei modelli di distribuzione di prodotti e servizi. In uno scenario che vede continuamente crescere le vendite online, la tendenza di sviluppo di questo settore non sembra destinata a rallentare, grazie anche alla diffusione di nuove tecnologie come smartphone e tablet che rendono ancora più facile l’esperienza di consumo. A livello globale il numero dei telefonini supera di gran lunga non solo quello dei televisori, ma anche quello di banali oggetti di uso quotidiano come gli spazzolini; e le prospettive di acquisto via mobile – con i consumatori che spendono dal 25 al 50% in più quando comprano attraverso il telefono – sono in costante crescita. Eppure se l’e-commerce sta cambiando lo scenario spostando il potere dalle grandi aziende ai consumatori, i mutamenti in atto sono tutt’altro che semplici: dietro agli acquisti effettuati attraverso uno schermo si presentano infatti diverse questioni aperte dal punto di vista tecnologico e logistico.

          A dover cambiare non sono tanto quei concetti di buon senso che dovrebbero guidare il business di ogni azienda (e cioè l’importanza di capire il consumatore, il creare innovazione e lo sviluppare partnership finalizzate alla crescita), ma l’universo di riferimento in cui tante imprese sono abituate a sviluppare i propri business plan: nell’universo della rete i gruppi controllano sempre più a fatica i propri marchi e si trovano di fronte a modelli di vendita che si fondono e si confondono a seconda del canale e del mercato geografico. Tutto nella vendita elettronica si muove a una velocità maggiore e al management sono richieste competenze che non sempre ha a disposizione.

          Il commercio elettronico, inoltre, richiede grandi cambiamenti non solo alle aziende, ma anche ai vari sistemi-Paese. Per far diventare questo settore un driver di crescita ci vogliono infrastrutture tecnologiche e logistiche avanzate e a buon mercato; un sistema educativo che guardi al futuro; un sistema legislativo aperto e veloce; un sistema creditizio favorevole e flessibile. Ma niente di tutto ciò è possibile senza una cultura che premi l’innovazione e la meritocrazia.

          In questo scenario l’Italia ha tutte le potenzialità, anche se è rimasta indietro rispetto agli altri grandi Paesi europei. Il mercato nazionale dell’e-commerce è cresciuto nel 2011 del 20%, raggiungendo un giro d’affari complessivo di 9 miliardi di euro; nel 2012, nonostante il permanere della crisi, la tendenza si è consolidata, confermando il tasso di crescita, e il primo scorcio del 2013 rimane in linea. Tuttavia il valore del commercio elettronico, pari a 10 miliardi di euro, è solo una frazione rispetto ai 26 miliardi della Francia, ai 40 della Germania, o ai 53 miliardi di sterline che si sono realizzati nel Regno Unito. Inoltre, solo il 5% delle aziende italiane utilizza lo strumento dell’e-commerce per il proprio business, mentre la media europea si attesta sul 15%, con picchi del 30% nei paesi nordici.

          Certo l’Italia, proprio per la sua relativa arretratezza, ha livelli di crescita più elevati, con i prodotti che registrano tassi di sviluppo notevoli e stanno recuperando terreno rispetto ai servizi, il cui peso è ancora pari al 60% delle transazioni. Eppure un ulteriore sviluppo di questo settore rimane strategico proprio perché il commercio elettronico offre enormi opportunità di scambio a costi accessibili e rappresenta un grande potenziale di crescita ed internazionalizzazione delle nostre imprese, presentandosi come una possibilità di affacciarsi al mondo anche per le PMI.

          Le prospettive sono interessanti non solo per il segmento più visibile, quello rivolto ai consumatori e conosciuto come business to consumer (o B2c, che ha un valore di 12,5 miliardi e un potenziale di  oltre i 400 miliardi), ma soprattutto per il business to business (B2b) che con 200 miliardi di e-commerce e un valore potenziale di 2.900 miliardi è la vera sfida per l’export italiano.

          Per un Paese come l’Italia che esporta quasi un terzo del PIL supportare le imprese nella qualificazione dell’offerta è fondamentale. E questo percorso di crescita competitiva può iniziare proprio facilitando l’integrazione delle aziende con le reti internazionali del commercio, prevalentemente orientate a scambi B2b e sempre più spesso digitali.