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Un piano per l’Africa. Sicurezza, migrazioni, sviluppo

  • Roma
  • 12 Aprile 2023

        La questione migratoria è un tema complesso con molteplici risvolti a livello umanitario, socioeconomico e di sicurezza. Il fenomeno, del resto, ha una rilevanza globale e interessa circa 280 milioni di persone, il 3,6% della popolazione mondiale. Per l’Europa e per l’Italia l’area di maggiore attenzione, attuale e prospettica, rimane il bacino del Mediterraneo sulle cui sponde insistono la maggior parte dei flussi provenienti dall’Africa.

        L’attuale incremento degli arrivi di migranti sulle coste italiane non può essere considerato un fenomeno congiunturale: il fortissimo squilibrio demografico che caratterizza il rapporto stesso fra un’Europa che sta invecchiando e un continente africano in forte crescita, pone questioni strutturali che richiedono uno sguardo di lungo periodo. L’Africa trainerà l’incremento della popolazione mondiale nei prossimi decenni, arrivando quasi a raddoppiare i propri abitanti nel 2050. Si tratta di una tendenza che rischia di generare rilevanti flussi migratori e che non può essere affrontata solo dai Paesi della sponda nord del Mediterraneo. Pensare che la pressione verso gli Stati di primo approdo non abbia conseguenze a livello europeo significa, infatti, sottovalutare un problema che avrà crescente rilevanza nei decenni a venire.

        La situazione attuale della Tunisia – il principale Paese di partenza dei migranti che arrivano oggi in Italia – mette in luce le persistenti difficoltà di un intervento internazionale efficace a fronte di crisi che si stratificano e hanno un effetto moltiplicatore. Per questo, da parte europea, è necessario non guardare solo alla questione degli arrivi, ma anche alle ragioni delle partenze, con un dibattito che prescinda da approcci ideologici e si basi sui dati e sull’analisi della situazione sociale, economica e politica degli Stati da cui i migranti provengono.

        Lo scenario attuale pone le basi per pensare a un rilancio dei piani di sviluppo e aiuto nei confronti dei Paesi di emigrazione. Se da un lato la guerra in Ucraina sembra aver spostato l’attenzione dell’Occidente verso est, la crisi energetica ha rimesso l’Africa in una posizione di assoluta centralità nei piani europei, in passato troppo sbilanciati sulla pur fondamentale transizione ecologica, a scapito di una strategia per la sicurezza degli approvvigionamenti.

        La ricchezza del continente in termini di materie prime e la progressiva rilevanza di un capitale umano giovane rappresentano, quindi, punti di partenza per favorire progetti di sviluppo che aumentino il benessere e la stabilità del continente africano.

        Diversi sono gli strumenti a disposizione degli Stati europei, iniziando da meccanismi che destinano risorse fiscali alla cooperazione e allo sviluppo. Si tratta di programmi che possono inserirsi sul dialogo già presente fra Europa e Africa sul tema della lotta al terrorismo e della gestione dei flussi migratori. L’efficacia di tali iniziative è, tuttavia, subordinata al fatto che le risorse finiscano effettivamente nella promozione e nel sostegno dell’economia locale, con l’aiuto del volontariato e un’attenzione ai settori primari come l’agricoltura. Solo così i piani di sviluppo potranno fare la differenza nel migliorare la situazione socioeconomica dei Paesi di partenza, intercettando quelle condizioni di fragilità che portano le persone a migrare.