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Ukraine`s Defense of Freedom: a conversation with our partner Aspen Institute Kyiv

  • Incontro in modalità digitale
  • 13 Aprile 2022

        Di fronte all’aggressione russa all’Ucraina, c’è un ampio consenso sull’esigenza di dare risposte ferme e coerenti da parte della comunità internazionale, e in particolare dell’Europa. C’è anche una chiara consapevolezza che le misure punitive o di sostegno militare alle forze ucraine non saranno comunque sufficienti, di per sé, a cambiare radicalmente l’esito dello scontro militare, a meno di una serie di successi sul campo da parte ucraina che al momento appaiono difficili da prevedere.

        Le sanzioni economiche, nonostante il loro carattere ampio e un impatto già tangibile sull’economia russa, non hanno effetti sufficientemente rapidi – ed è per questo che l’Ucraina chiede con insistenza il completo embargo energetico e commerciale contro Mosca. Anche il fenomeno della “auto-sanzioni” da parte di aziende che rinunciano agli affari con la Russia per motivi reputazionali hanno effetti marginali o indiretti, probabilmente più gravi a medio termine che nell’immediato. Rimane il fatto che i pagamenti europei per il gas russo stanno finanziando la guerra di Mosca. I sostenitori di un embargo completo fanno inoltre notare che la Russia non avrebbe comunque la capacità di vendere immediatamente il gas altrove, e che dunque sia in corso un bluff da parte del governo di Putin che l’Europa potrebbe far emergere.

        Sul piano strettamente militare, la situazione è attualmente incerta, e molto dipende da un continuo flusso di aiuti diretti dai Paesi occidentali. Ogni possibile scenario negoziale per un cessate il fuoco e poi per un eventuale accordo sulle questioni territoriali è condizionato alla volontà russa di ritirare la gran parte delle forze attualmente in territorio ucraino. Secondo Kiev, prima ancora di discutere di possibili forme di neutralità è necessario ottenere garanzie internazionali che consentano allo Stato ucraino di difendere i propri confini.

        Nell’ambito dei molti contatti in corso per sfruttare ogni minimo spiraglio negoziale, è importante che il fronte occidentale resti coeso, ma per questo è anche necessario che il governo Zelensky continui a coltivare rapporti di stretta cooperazione con i maggiori Paesi europei, pur in presenza di obiettivi non sempre del tutto coincidenti, di sensibilità comprensibilmente diverse, e di preoccupazioni da parte dei governi europei per la tenuta del consenso interno in una situazione economica certo non facile.

        Riguardo all’Unione Europea nel suo complesso, l’obiettivo fondamentale del governo di Kiev è non soltanto lo status di paese candidato, ma la piena adesione in tempi rapidi – potenzialmente addirittura in un arco di circa 24 mesi – sebbene dal versante di Bruxelles il percorso si prospetti decisamente più lungo e graduale. In ogni caso, lo stesso processo di adesione avrebbe un ruolo essenziale nel facilitare la ricostruzione fisica del Paese, l’aumento dei suoi scambi commerciali, la modernizzazione tecnologica e militare, il consolidamento del quadro finanziario. Da parte europea ci sarà naturalmente molta attenzione ad alcune riforme fondamentali che sono intrinsecamente legate ai meccanismi dell’adesione, in questo contesto complessivo.

        Pur tra molte incertezze e timori per la solidità delle posizioni europee, due punti emergono con chiarezza: una forte consapevolezza di alcuni errori di valutazione commessi fino al recente passato nei confronti della Russia, e una ferma volontà di difendere i valori comuni della democrazia, della sovranità territoriale, del rispetto dei diritti umani.