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Perché tanta burocrazia? Risposte e soluzioni

  • Incontro in modalità digitale
  • 22 Marzo 2022

        Aspen Institute Italia prosegue un percorso di analisi e proposte sulla efficacia e efficienza della pubblica amministrazione[1]. Questa tavola rotonda è stata, pertanto, occasione di presentazione del Documento “Aspen Collective Mind ‐ La valorizzazione dell’esperienza internazionale del personale pubblico”. Si tratta di una proposta, che si ritiene immediatamente “cantierabile”, nata dall’esigenza rappresentata negli incontri di Aspen Institute Italia di migliorare la cura degli interessi italiani nelle sedi europee e sovranazionali[2].

        Si continua ad avvertire, nonostante le diverse stagioni riformatrici, un’eccessiva distanza fra la semplificazione auspicata e la percezione di cittadini e imprese. Ci si domanda quali siano gli ostacoli da rimuovere, anche in relazione all’ambizioso programma di Governo di semplificazione e reingegnerizzazione di 600 procedure entro il 2026 nell’ambito del PNRR.

        Il termine burocrazia – quale potere dell’ufficio – fu coniato intorno al Cinquecento. È in quel periodo  che nascono i grandi stati nazionali e viene consolidata la funzione amministrativa come strumento di stabilità e capillarità dell’azione politica. Con la progressiva indipendenza dell’apparato amministrativo si è generata una confusione tra indirizzo politico e la sua realizzazione pratica. La conseguenza è una mancata separazione tra la decisione, che è politica, e la sua attuazione di competenza dell’amministrazione. Ne derivano distorsioni come l’eccessivo controllo preventivo sull’attività amministrativa che ha reso difficile la realizzazione degli indirizzi politici. È  auspicabile limitare i controlli che la politica esercita sull’azione amministrativa anche introducendo il principio per cui “è consentito tutto ciò che non è espressamente vietato”.

        Negli ultimi anni, le indagini statistiche hanno rilevato che il personale pubblico è invecchiato e sottopagato nel confronto internazionale. Inoltre, non appare più in grado di raggiungere i risultati che la politica si pone a causa dell’eccessivo peso dei controlli sull’attività amministrativa. Il tentativo di introdurre un discrimen tra politica e amministrazione è naufragato e l’opinione pubblica difficilmente avverte tale distinzione. Occorre riformare le procedure di reclutamento del personale pubblico, le modalità di formazione e i livelli retributivi e avanzamenti per merito.

        L’esperienza vissuta durante la pandemia ha evidenziato come si sia stravolto il sistema delle fonti del diritto: fonti normative secondarie hanno prodotto limitazioni di diritti costituzionalmente tutelati. Ne consegue che viene meno una valutazione dell’impatto che tale evoluzione produce nella realtà. Ciò incide, quindi, su un principio cardine di civiltà e democrazia dell’ordinamento italiano quale è la certezza del diritto per i cittadini e per le imprese.

        L’ulteriore tema degli auspicati progressi nella digitalizzazione delle procedure deve inserirsi anche in una prospettiva intergenerazionale, che include i “nativi digitali” come cittadini-utenti. La “riforma digitale” deve essere interpretata come opportunità per riorganizzare i procedimenti amministrativi e di formazione del personale pubblico. Altrimenti si rischia un’automazione delle procedure esistenti di efficacia molto limitata. Si avverte un’inerzia nell’affrontare le iniziative da tanti anni annunciate. Ad esempio, la mancata integrazione delle diverse banche dati di enti centrali e enti locali continua a impegnare i cittadini e le imprese, per molte loro pratiche, a raccogliere e fornire documenti certificativi già in possesso delle amministrazioni.

        Troppo spesso le normative carenti o incerte conducono alla necessità, spesso in contenzioso, di un intervento del giudice per una interpretazione autentica o “creativa” di disposizioni lacunose, con un apprezzabile costo economico e sociale. Un esempio di tale complessità, rispetto alla semplificazione auspicata, è la normativa dei “superbonus edilizi”, che ha richiesto negli ultimi anni una straordinaria produzione di atti (incluse le FAQ) e circolari interpretative che hanno disorientato cittadini, imprese e professionisti.

         


        [1] A tale riguardo, si segnalano le seguenti ricerche, realizzate con il coordinamento scientifico di Sabino Cassese e la redazione scientifica di Giorgio Mocavini:

        • Aspen Institute Italia, “I maggiori vincoli amministrativi alle attività̀ d’impresa: dai casi specifici alle soluzioni”, collana Aspen Italia Views, ed. Treccani, Roma, febbraio 2016

        https://www.aspeninstitute.it/attivita/E-book/I-maggiori-vincoli-amministrativi-alle-attivita-dimpresa

        • Aspen Institute Italia, “Le riforme della pubblica amministrazione nella XVII Legislatura. I motivi ispiratori, i risultati conseguiti, gli obiettivi da raggiungere”, Roma, 26 settembre 2018

        https://www.aspeninstitute.it/attivita/la-riforma-della-pubblica-amministrazione-i-motivi-ispiratori-i-risultati-conseguiti-gli-o-0

        [2]  Il Documento si inquadra nel programma Aspen Collective Mind, avviato nel 2020 con il coordinamento del Prof. Alberto Quadrio Curzio, ed è pubblicato sul sito web di Aspen Instite Italia:

        https://www.aspeninstitute.it/aspen‐collective‐mind

        Il Documento è stato realizzato con il coordinamento scientifico dall’Avv. Massimo Massella Ducci Teri e la redazione di tre Aspen Junior Fellows di Aspen Institute Italia: Dott. Alberto Cagnazzo, Dott.ssa Valeria Cipollone e Dott. Giorgio Mocavini.