Vai al contenuto

L’Intelligenza Artificiale e la promessa di cambiare il mondo

  • Roma
  • 26 Ottobre 2023

        Come attraversare il cambiamento dovuto alla diffusione dell’Intelligenza Artificiale (IA)? Il 2023 verrà ricordato come l’anno in cui l’IA ha “spiccato il volo”; un avvenimento che fa sorgere urgenti interrogativi: è necessario comprendere come svilupparla, come regolarla, e come formare gli individui affinché questa tecnologia rappresenti una risorsa e non una minaccia. Le statistiche impressionanti sull’adozione di sistemi IA come ChatGPT mostrano come la società ritenga questi strumenti utili per la vita e per il lavoro. Ma questo successo può forse significare che si sta affidando una parte forse “eccessiva” del pensiero umano all’IA? 

        Il rischio – citando il filosofo Yuval Naval Harari – e che l’Intelligenza Artificiale possa finire per rappresentare una sorta di “razza aliena” in grado di farci estinguere, anche se non proviene dallo spazio remoto, ma dalla California. Alla base di tutto c’è una considerazione metafisica: se è vero che l’Intelligenza Artificiale non è in grado (forse) di provare emozioni, è però capace di farne provare; e nell’interazione uomo-IA si collocano nuovi orizzonti del rapporto con la macchina digitale. 

        La questione è metafisica, perché pur se l’IA è “intelligente”, difetta della “responsabilità”, che è uno dei cardini per l’individuazione di una “persona”. Inoltre, il costrutto etico dell’IA deve essere controllato accuratamente: esperienze pratiche hanno dimostrato che le soluzioni proposte da alcune Intelligenze Artificiali su problemi urgenti (come il riscaldamento globale) sono inaccettabili dal punto di vista etico: ne è un esempio la proposta di “bombardare le quindici maggiori città del pianeta al fine di filtrare i raggi solari con la polvere che si solleva”. 

        In parallelo, per quanto riguarda usi pratici e professionali, è consolidato il valore dell’IA nell’attuazione di processi aziendali e computazionali, con una sostanziale riduzione delle tempistiche di progetto e delle risorse necessarie. Il valore è riconosciuto anche dalle aziende italiane, poiché il 61% di esse dichiara di aver avviato iniziative di IA; una percentuale che tra le PMI si abbassa al 15%. Si tratta di un mercato in crescita esponenziale che già nel 2022 era stimato in oltre 500 milioni di euro di valore. 

        Un valore particolare dell’IA risiede nella capacità di automatizzare processi compilativi e ordinari, cambiando il modo di lavorare di prestatori di servizi nei settori contabile e legale. Tra i commercialisti, si apre, infatti, la possibilità di concentrarsi maggiormente sulle attività di consulenza e a maggiore valore aggiunto, rispetto alla predisposizione delle comunicazioni fiscali di rito che possono essere affidate alla macchina. 

        Il confine della certezza sull’utilità dell’IA s’individua però nel legale. Esistono sperimentazioni di “giudizi automatici”, come per esempio il programma “Justitia” in Lituania, che decidono in “automatico” e con giudizio appellabile su cause di piccolo valore. Questo, tuttavia, apre dubbi non solo sulla possibilità, ma anche sull’opportunità di un “giudice robotico” in grado di decidere sulle questioni umane. 

        In ogni caso, occorre porre particolare attenzione quando si introduce il tema dell’Intelligenza Artificiale, essendo in realtà un coacervo di diversi studi ed applicazioni di tecnologie differenti, basato su metodi puramente matematico-statistici senza una definizione univoca. L’IA va declinata in funzione del contesto, poiché la stessa disciplina assume connotati totalmente differenti se implementata nel riconoscimento di testi o di generazione di nuovi contenuti.

        Il settore dell’arte è anch’esso interessato dall’Intelligenza Artificiale, visto che alcune creazioni possono essere realizzate sostituendo i processi di composizione tradizionale tramite l’adozione del prompt-engineering. Si ritiene però che la complessità del processo creativo sia tale per cui – almeno per i lavori di alto livello – “il fattore umano” possa rappresentare la caratteristica base del concetto di “creatività”, poco sostituibile con la raffinata opera di plagio operata dall’IA.

        È quindi opportuno fare in modo che la diffusione delle Intelligenze Artificiali nella società sia accompagnata dalla formazione di coscienze critiche, anche perché il rischio è che la continua simulazione, emulazione e rivisitazione della realtà possa “rendere superflua” la realtà stessa. 

        In questo senso, le misure necessarie sono essenzialmente tre: completare i processi formativi affinché l’uso consapevole dell’IA diventi parte dei programmi di studio, anche al fine di evitare un digital divide dovuto a questa tecnologia; adottare una struttura legale di controllo affinché sia garantito che l’IA sia adottata per il bene dell’umanità, e non per il suo sfruttamento; introdurre dei sistemi di fact checking per verificare che immagini, video e notizie siano “reali” e non siano derivati dell’IA. 

        Per evitare di perdere la grande opportunità di sviluppo offerta da questa tecnologia, rimane comunque necessario perseguire una regolamentazione tra leggi e sviluppo. Un progetto ideale potrebbe radunare parte degli sforzi al livello europeo, fino alla creazione di un “CERN” dell’IA, con un modello di partnership pubblico-privato che sarebbe in grado di rappresentare un caso di successo e avanguardia a livello mondiale. 

          Contenuti correlatiVersione integrale della ricerca