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La Space Economy: le sfide per l’Italia e per l’Europa

Un’ora con Alessandro Profumo, Amministratore Delegato, Leonardo
  • Incontro in modalità digitale
  • 22 Febbraio 2022

        L’industria dello spazio è in rapida espansione. Nel settore della difesa, la componente spaziale è di crescente importanza, ma le tecnologie dual-use sono ugualmente decisive, con uno sviluppo massiccio degli strumenti di osservazione della Terra e dell’atmosfera nel contesto delle questioni ambientali. Il mondo delle comunicazioni satellitari sta intanto cambiando molto rapidamente – puntando a costellazioni di satelliti tra loro connessi – con implicazioni profonde sui servizi che possono essere offerti, ad aziende e consumatori, come quelli di navigazione satellitare. In tutti questi settori si adotta una molteplicità di nuove tecnologie combinate, dall’intelligenza artificiale al supercalcolo, fino ai nuovi materiali.

        È in corso, inoltre, una spinta alla commercializzazione delle missioni spaziali, come quelle legate al possibile sfruttamento delle risorse della luna, che in generale presuppongono la messa a punto di operazioni di logistica e manutenzione nello spazio in un contesto di regole certe per la sicurezza delle attività in orbita in condizioni di traffico crescente. La governance – necessariamente internazionale – deve andare di pari passo con l’aumento (quasi esponenziale) delle attività, tenendo conto del ruolo comunque primario delle strutture della difesa – per loro natura in gran parte nazionali – nello spazio.

        Restando nel settore difesa, la crisi russo-ucraina ricorda una volta di più che almeno due fattori sono ormai decisivi per tutelare la sicurezza: lo spazio come dominio operativo – a cominciare dalla sorveglianza e dalla raccolta di informazioni – e il dominio cyber strettamente connesso quanto a tecnologie impiegate. La NATO ha una funzione fondamentale in quel contesto, ma esiste anche una dimensione nazionale per l’Italia, soprattutto in chiave di resilienza a protezione delle infrastrutture critiche, in cui le capacità spaziali sono essenziali.

        Si sta ponendo poi l’esigenza di rendere tutte le attività spaziali sostenibili in termini di impatto ambientale: vi sono molte sinergie da mettere a fuoco tra “space economy” e “green economy”. È  proprio questo uno dei fattori trainanti che sono stati recentemente identificati dall’ESA – assieme alle capacità di “rapid crisis response” – in particolare disastri ed emergenze climatiche – e la “protection of space assets”. A medio termine, l’ESA ha posto l’accento anche sull’accelerazione delle discipline “STEM” come precondizione culturale e tecnica per l’ulteriore sviluppo del settore, e con ulteriori sinergie.

        Su uno sfondo così complesso, gli investimenti necessari sono ingenti, il che richiede forme di cooperazione internazionale, la creazione di progetti condivisi e consorzi – anzitutto a livello europeo, a fronte della fortissima competizione globale. L’Italia è ben posizionata, potendo sfruttare una buona competenza industriale e una forte capacità di cooperazione pubblico-privato, ma deve fare uno sforzo per fissare alcune priorità in vista dei prossimi anni. In tal senso, uno strumento molto utile è quello delle “mappe tecnologiche” per orientare le scelte sulle risorse da mobilitare e per predisporre con il giusto anticipo le competenze e il capitale umano – anche in chiave di occupazione, naturalmente.