Il vero obiettivo degli sforzi in corso per sostenere l’Ucraina è la ripresa completa. Il Paese è alla ricerca di un futuro migliore, come nazione pienamente indipendente e democratica. Ma la ripresa ha un significato ben più ampio della semplice ricostruzione fisica e prevede un ruolo fondamentale per la società civile, nonché per le istituzioni statali e locali.
Le imprese sono una componente fondamentale degli sforzi in atto mirati alla ricostruzione, ma hanno chiaramente bisogno del sostegno del Governo. Per operare in modo sicuro ed efficiente in un contesto internazionale, le imprese hanno bisogno di strumenti quali sistemi assicurativi, partenariati pubblico-privato e un rafforzamento dello stato di diritto. Il ruolo normativo dell’UE è dunque essenziale per il futuro dell’Ucraina, in particolare alla luce delle opportunità economiche offerte dai legami con l’UE. Le risorse naturali e umane del Paese possono essere mobilitate solo nel contesto di una trasformazione progressiva della sua struttura economica. Ciò richiede a sua volta collegamenti affidabili con il resto dell’Europa e con l’economia mondiale.
Le priorità fondamentali per l’economia ucraina sono senza dubbio il commercio, gli investimenti e la logistica. Va inoltre rammentato che, sul piano europeo, alcuni di questi settori rivestono un’importanza strategica fondamentale, considerato il ruolo geopolitico dell’Ucraina. Ma affinché tutto questo possa iniziare a muoversi, gli attori e le agenzie internazionali devono aiutare il Paese a rilanciare il mercato del lavoro e a creare un ecosistema locale attrattivo per i capitali internazionali. Ciò presuppone, va da sé, garanzie basilari di sicurezza per assicurare la deterrenza e prevenire in futuro nuovi attacchi russi.
Laddove corruzione e inefficienze devono essere affrontate a vari livelli, alcune esigenze fondamentali sono più urgenti per la popolazione in generale; tra queste, gli alloggi, l’approvvigionamento energetico, la formazione e l’istruzione. Sarà pertanto necessario trovare quel delicato equilibrio tra la volontà di riavviare rapidamente l’economia civile, al di là dello sforzo bellico, e la necessità di avviare il Paese su un percorso pienamente democratico rafforzando le sue istituzioni. Entrambi i processi sono indispensabili per conquistare la fiducia della popolazione nelle istituzioni statali, nel pluralismo politico e nelle opportunità economiche. E oggi è purtroppo evidente che tale fiducia è bassa e in calo, per ragioni decisamente comprensibili.
L’obiettivo finale, insomma, è il passaggio dell’Ucraina da economia di guerra a economia di pace funzionante. Il Paese deve avviare la transizione da un reddito basso a un reddito medio, mantenendo al contempo un adeguato livello di capacità di deterrenza e difesa territoriale. Inoltre, a causa delle dimensioni della diaspora, il Paese deve anche affrontare una sfida demografica di portata considerevole, con la conseguenza che la transizione e la futura stabilizzazione di un’economia equilibrata risulteranno a dir poco più spinosi.
I principali catalizzatori di una ripresa ucraina ben riuscita sono indubbiamente l’adesione all’UE, i capitali privati internazionali e i capitali locali investiti sul territorio. In tutti e tre i settori, la concorrenza deve svolgere un ruolo positivo, aprendo al contempo il mercato ucraino e incoraggiando gli altri Paesi dell’Unione europea a mantenere aperti i propri mercati, nonostante le preoccupazioni in settori come l’agricoltura, che in Ucraina è talmente importante da creare gravi distorsioni per diversi produttori UE.
Ora, guardando altresì all’evoluzione della posizione degli Stati Uniti e al contesto internazionale più ampio, l’atteggiamento adottato dall’amministrazione Trump rappresenta certamente una sfida. Secondo la maggior parte dei partecipanti, vi sono elementi di incertezza ma anche ragionevoli speranze che il sostegno internazionale possa proseguire.
È probabile che il Senato USA approvi un’autorizzazione che consenta al presidente di ricorrere a sanzioni secondarie per aumentare la pressione sulla Russia e che venga istituito un meccanismo per nuove forniture di armi e munizioni all’Ucraina. In realtà, questo non è propriamente l’accordo che sulle prime Trump aveva previsto, ma dal suo punto di vista è comunque compatibile con la priorità di tenere gli Stati Uniti fuori dalla guerra e di finalizzare l’accordo sulle terre rare. L’approccio di Washington parte dal presupposto che la creazione di interessi economici americani di vasta portata sarà sufficiente a stimolare un interesse politico che, a sua volta, renderà credibili anche gli impegni generici agli occhi di Mosca.
In ogni caso, qualsiasi sforzo efficace e a lungo termine, mirato a integrare meglio l’economia ucraina, richiederà altresì impegni multilaterali e il coinvolgimento di agenzie internazionali e attori economici non americani. Anche lo sviluppo dell’industria mineraria del Paese implica il ricorso a catene del valore complesse che vanno al di là della mera cooperazione bilaterale tra Stati Uniti e Ucraina.
Alcuni partecipanti alla conferenza ritengono che l’allargamento dell’UE continuerà a essere osteggiato dalla Russia con la stessa veemenza manifestata riguardo all’allargamento della NATO, in particolare all’Ucraina. Ciò è dovuto al fatto che l’UE rappresenta una minaccia esistenziale per la visione che Putin ha del suo Paese e per il suo concetto di sfere di influenza, che rimane tuttora un punto cardine della sua politica estera. È anche vero che l’adesione dell’Ucraina all’UE è una prospettiva controversa per diversi degli stessi Paesi UE e sarà quindi oggetto di difficili negoziati politici.
L’atteggiamento generale della Russia nei confronti della sicurezza nazionale, nonché dell’espansione territoriale o del revanscismo, rende probabile che gli sforzi destabilizzanti di natura ibrida e multiforme continueranno anche dopo un possibile cessate il fuoco in Ucraina, o persino dopo un accordo di pace di un qualche tipo. Tale prospettiva dovrebbe preparare il terreno per le future decisioni politiche dell’UE, della NATO e dei singoli Paesi europei. In sostanza, Putin considera l’invasione dell’Ucraina come una guerra per procura contro l’Occidente; e le cosiddette zone grigie sono una fonte di potenziale pericolo proprio a causa della loro posizione strategica indefinita, che con ogni probabilità la Russia sfrutterà nuovamente ogni volta che se ne presenterà l’opportunità.
Esistono validi motivi per sostenere che sia nell’interesse dell’UE coinvolgere e integrare l’Ucraina. Una serie di ragioni strategiche – dalle risorse minerarie all’energia, dall’agricoltura alla difesa – suggeriscono che il partenariato UE-Ucraina possa essere reciprocamente vantaggioso, una strada proficua a doppio senso.
Da ultimo, la Cina è fondamentale per l’evoluzione del conflitto in Ucraina, alla luce del suo ruolo di fornitore dell’industria bellica russa. Pechino non controlla il processo decisionale di Mosca, ma il suo ascendente è manifesto. Il sostegno cinese ha sostanzialmente permesso alla Russia di compensare le continue perdite economiche dovute alla guerra. In prospettiva, la Cina rimane un fattore determinante per le future prospettive economiche dell’Ucraina e della Russia: perché, sebbene il suo partenariato con Mosca non sia “senza limiti”, non è stato certo sconfessato.