Lo spostamento degli equilibri geopolitici internazionali e la nuova centralità dell’Asia-Pacifico portano l’India a rivestire un ruolo sempre più centrale nelle vicende globali: il Paese non è solo una potenza demografica, è anche la più popolosa democrazia del mondo e, nonostante continui a mantenere un profilo relativamente basso nelle relazioni internazionali, si configura come un aspirante leader in una regione cruciale.
Anche per questo l’India si è progressivamente distanziata dal suo tradizionale non-allineamento verso una politica di “multi-allineamento”, basata su partnership e rapporti mirati con una molteplicità di attori. Gli Stati Uniti emergono sicuramente come il principale alleato strategico del Paese, grazie al comune obiettivo di contenere l’ascesa cinese. La partnership tecnologica indo-americana è incentrata su settori chiave per il futuro, come l’intelligenza artificiale e i semiconduttori e si riflette nel dialogo quadrilaterale di sicurezza (QUAD) che ha preso forma durante la prima amministrazione Trump, rafforzandosi poi durante la presidenza di Biden.
Eppure la stretta cooperazione con gli Stati Uniti, anche sui temi della sicurezza, non si può tradurre in un’alleanza militare. L’India mantiene, infatti, un atteggiamento prudente nelle relazioni internazionali e intrattiene buone relazioni con la Russia, un contrappeso essenziale in caso di tensioni con la Cina. Parte della strategia di multi-allineamento indiana sono anche gli importanti legami con Paesi come Arabia Saudita ed Emirati Arabi, grazie a una collaborazione improntata agli investimenti.
Questa strategia di rapporti verso Ovest si inserisce nel progetto di IMEC (India-Middle East-Europe Corridor) corridoio che si propone come un “game changer” nel panorama internazionale. Per l’India, rappresenta l’opportunità di integrarsi ulteriormente nelle catene globali del valore, fungendo da ponte tra l’Occidente e il Sud globale. Il progetto strategico di IMEC è al momento in stallo a causa dei conflitti in Medio Oriente, ma non per questo è destinato a fallire: suscita infatti grande interesse negli Stati Uniti, sia in un’ottica geopolitica — perché complementare agli Accordi di Abramo che la nuova amministrazione Trump punta a rivitalizzare — sia perché l’India rappresenta per le economie occidentali un attore chiave al fine di garantire catene di approvvigionamento più sicure. È emblematico, a riguardo, come il Paese sia passato, in meno di un decennio, dall’essere un importatore netto di tecnologia ad esportare beni tecnologici per oltre 20 miliardi di dollari all’anno.
In un tale quadro si inserisce anche il rapporto fra India ed Europa. Nuova Delhi sta lavorando per affiancare la storica relazione privilegiata con il Regno Unito a una maggior attenzione verso Paesi dell’Unione Europea. IMEC, in particolare, rappresenta una leva per l’Italia che si colloca idealmente come punto terminale di questo corridoio e può rafforzare così il suo sguardo sul bacino del Mediterraneo.
La collaborazione tra Italia e India è storicamente solida e oggi il commercio bilaterale raggiunge i 40 miliardi di dollari, anche se esistono margini significativi di crescita. In primo luogo l’India con la sua dinamicità, la solidità dettata dal sistema democratico, l’accessibilità garantita dalla diffusione della lingua inglese e un tessuto di talenti formati nei settori innovativi, può rappresentare un interessante mercato per gli investimenti italiani. A questo si affiancano le opportunità offerte dalla crescente classe media indiana e dall’aumento della sua capacità di spesa in settori di lusso ben presidiati dal made in Italy.
La relazione, tuttavia, deve evolvere ulteriormente, trasformandosi in un partneriato strategico in cui l’Italia possa offrire un contributo allo sviluppo dell’economia indiana. Il tessuto italiano di piccole e medie imprese (PMI) può offrire competenze strategiche per sostenere lo sviluppo del settore manifatturiero indiano. Altri settori di potenziale collaborazione includono comparti innovativi, dalla farmaceutica alle infrastrutture critiche — si pensi ad esempio al cavo sottomarino Genova-Mumbai che riduce le vulnerabilità delle comunicazioni globali grazie a un’infrastruttura resiliente e sicura— passando per l’aerospazio. Quest’ultimo è particolarmente rilevante perché le eccellenze italiane possono contribuire non solo a rafforzare partnership basate sulla difesa e sulla promozione della sicurezza regionale, ma anche a fornire tecnologie chiave per un’economia in forte sviluppo, come ad esempio il precision farming.
Una collaborazione duratura tra Italia e India che parta dalle relazioni commerciali e da partnership industriali deve essere comunque inserita in un quadro più ampio che coinvolga centri di ricerca, attrazione e scambio di talenti, canali di dialogo fra le istituzioni. I buoni rapporti, anche personali, fra i leader dei due governi offrono un’ottima base per costruire relazioni solide: un’opportunità strategica da non sottovalutare in un contesto di crescente competizione globale e ridefinizione delle alleanze internazionali.