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In Favor of Pure Science

  • Roma
  • 10 Febbraio 2023

        La conferenza si colloca nel più ampio programma “Aspen Global Inititiative in favor of pure science”, risultato della collaborazione, sperimentata per la prima volta, tra tutti gli istituti Aspen nel mondo. L’incontro si è posto l’obiettivo di focalizzare l’attenzione sulle azioni future per sensibilizzare le classi dirigenti, pubbliche e private, e la società civile nel suo insieme, sulla necessità di maggiori investimenti finanziari e umani in favore della scienza pura.

        I grandi cambiamenti indotti dalla pandemia e dai cambiamenti climatici hanno evidenziato sia il forte legame tra tecnologia e scienza sia il fatto che il confine tra scienza pura e applicata è molto sottile. La scienza pura è quella guidata dalla curiosità e dalle scoperte “casuali”, dalle quali nasce l’applicazione con metodo scientifico; l’applicazione traduce poi la ricerca in sé e per sé in una tecnologia o un prodotto ben definito. Nel mondo attuale non si può puntare solo su competenze e tecnica, ma è importante sviluppare un pensiero critico e creativo e una buona capacità di comunicazione. Questi strumenti sono offerti dalle science umanistiche.

        Dal punto di vista politico, va cambiato l’approccio nei confronti degli investimenti nel settore della ricerca: la pandemia ha insegnato la necessità di visioni di lungo periodo, ma resta difficile convincere politica, investitori e uomini d’affari ad investire denaro nella scienza pura, mentre la tecnologia offre soluzioni concrete e porta un risultato immediato. Eppure, maggiori investimenti pubblici nella ricerca sono necessari, partendo dall’assunto che la scienza e il progresso scientifico sono un bene comune. In ambito pubblico e a livello transnazionale, la Commissione Europea ha lanciato nuove iniziative con il programma Horizon 2021-2027. Il programma si basa su tre pilastri: scienza eccellente; sfide globali e competitività industriale europea ed un’Europa in cui vinca l’innovazione. Il primo pilastro di questo programma è proprio la scienza pura mentre il terzo riguarda la scienza applicata. 

        I tempi della scienza pura non corrispondono a quelli aziendali, ma investire nella conoscenza, non inferiore agli investimenti nella ricerca applicata, è un valore a favore del progresso umano. Ulteriore proposta è incentivare i partenariati tra pubblico e privato. È importante naturalmente intervenire sulla burocrazia per rendere più snelle e rapide le procedure.

        Per quanto gli investimenti e i finanziamenti alla ricerca pura siano importanti, si deve rispettare il principio di libertà dei ricercatori e svincolarli da logiche commerciali e di profitto. La ricerca va gestita in un ambiente di liberalismo “estremo”, senza ingerenze, ad eccezione del controllo di qualità (peer review). Questo principio naturalmente non esclude regole e rigore della ricerca e neanche la giusta considerazione verso le implicazioni etiche.

        In ultima analisi, future azioni a favore della scienza pura dovrebbero riguardare alcuni aspetti specifici, ovvero:  

        • gli investimenti devono essere stabili e flessibili. Non si può intraprendere un percorso di ricerca con finanziamenti “a termine”, perché la ricerca può svilupparsi su percorsi differenti e non può essere vincolata ad una scadenza precisa. 

        • trattenere i giovani perché è da loro che provengono le idee innovative. È necessario far sì che la ricerca scientifica compensi adeguatamente il loro impegno per evitare che, come troppo spesso accade, si spostino dalle università e dai centri di ricerca verso le aziende, abbandonando la ricerca pura in favore di quella applicata, più remunerativa. 

        • diffondere la cultura della scienza, che poggi sul dubbio e sul porsi le giuste domande. 

        • formazione e educazione scolastica: creare e diffondere una cultura della scienza già in età scolastica. Si dovrebbe riuscire a creare una “narrazione” della scienza nei programmi scolastici per appassionare i ragazzi alla scoperta e sensibilizzarli sul ruolo trasformativo della scienza nei confronti della realtà. In questo modo, tra l’altro, si costruirebbe una base culturale per la comprensione dei progressi scientifici e della scienza in sé.

        • contaminazione tra scienze in un “villaggio della scienza”. Gli attori principali, ossia scienziati, decisori politici, formatori, educatori, sviluppatori, aziende private, comunicatori, dovrebbero essere gli “abitanti” di questo villaggio, aperti allo scambio e alla contaminazione tra le scienze. 

        • utilizzo di strumenti ad hoc per comunicare la scienza: documentari, docufilm su grandi personalità, partnership tra il mondo della scienza e il mondo dei media potrebbero contribuire alla creazione di una cultura della scienza. 

        Per concludere, sono state valutate due ulteriori prospettive. La prima, di natura filosofica: nell’era della “post modernità”, in cui le categorie del vero e del falso sono false perché sottoposte ai criteri della persuasione, del gusto e della retorica, e dato che la scienza nasce da un’idea di vero e falso, significa che vengono usati ancora valori del tempo passato e non del tempo presente. Se la comunità scientifica non agisce, per quanto tempo la scienza può essere supportata da un contesto che rifiuta il vero e il falso? La seconda riguarda le implicazioni geopolitiche sul mondo scientifico e soprattutto la collaborazione internazionale. Quella tra Europa e Stati Uniti diventa fondamentale per il futuro della ricerca scientifica libera e efficace, soprattutto se si unirà l’innovazione libera da regole, tipicamente americana all’attitudine europea alla regolamentazione

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