La trasformazione del sistema finanziario europeo si fonda su tre pilastri: l’integrazione bancaria e dei capitali, l’innovazione tecnologica e monetaria, e la transizione verso una finanza sostenibile. Questi elementi insieme delineano la sfida di costruire un’Europa più stabile, competitiva e capace di affrontare i grandi cambiamenti economici e geopolitici globali.
Per quanto riguarda l’Unione Bancaria, è importante sottolineare l’urgenza di completare l’architettura finanziaria europea attraverso un mercato unico integrato e un’Unione dei Capitali efficace. Dopo anni di inattività, successivi alla crisi dei debiti sovrani, il mercato bancario europeo sta vivendo una nuova fase di consolidamento. Questa fase, però, incontra ancora forti ostacoli dovuti a regole societarie e fiscali disomogenee, accanto a una scarsa volontà politica di cedere sovranità in materia finanziaria.
Mentre la frammentazione normativa e fiscale, insieme all’assenza di grandi operatori paneuropei, limita la competitività del settore bancario rispetto a Stati Uniti e Cina, la mancanza di un mercato obbligazionario europeo di dimensioni comparabili a quello statunitense impedisce all’euro di diventare una valuta pienamente globale. Un debito comune continentale, stabile e liquido, rappresenterebbe un tassello fondamentale per rafforzare il sistema e favorire investimenti di lungo periodo.
In questo quadro, l’intelligenza artificiale e la digitalizzazione emergono come fattori di efficienza e innovazione, ma richiedono strategie comuni e investimenti coordinati, con particolare attenzione ai rischi crescenti sul fronte della sicurezza informatica. Centrale anche il tema del risparmio, da orientare verso lo sviluppo produttivo e infrastrutturale europeo per ridurre la dipendenza dai capitali esteri e rafforzare l’autonomia economica del continente.
Se si guarda invece al settore delle criptovalute è necessario un confronto tra l’approccio statunitense, orientato all’espansione del mercato crypto per rafforzare la leadership tecnologica e monetaria globale, e quello europeo, più prudente e regolamentato. Le criptovalute e le stablecoin rappresentano un’area di forte innovazione tecnologica, ma anche di potenziale instabilità. La tecnologia blockchain può rendere i pagamenti più efficienti, sicuri e inclusivi, agevolando anche categorie oggi escluse dal sistema finanziario tradizionale. Tuttavia, l’assenza di un sottostante e la forte volatilità rendono molte crypto strumenti speculativi, con rischi legati al riciclaggio, alla frode e alla stabilità finanziaria.
L’Europa, con il regolamento MiCA e il progetto dell’euro digitale, punta a bilanciare innovazione e sicurezza, proteggendo la sovranità monetaria attraverso regole di trasparenza e riserve obbligatorie per gli emittenti di stablecoin. L’euro digitale viene interpretato come risposta alla sfida delle valute private e delle piattaforme globali di pagamento, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza da circuiti internazionali. Restano però aperti interrogativi sulla privacy, sulla competitività tecnologica e sull’impatto dell’euro digitale sul sistema bancario tradizionale. Il futuro del settore dipenderà quindi dalla capacità di equilibrare regolamentazione e innovazione, sviluppare stablecoin in euro credibili e competitive, e promuovere un’alfabetizzazione digitale diffusa.
Nei cambiamenti che il settore sta affrontando, bisogna poi evidenziare le prospettive della finanza sostenibile, cioè il ruolo chiave che questo comparto ha nel sostenere la transizione ecologica e digitale. Gli asset ESG sono ormai prossimi a rappresentare un quarto degli attivi gestiti globalmente, anche se il rallentamento nella raccolta registrato nel 2024 solleva interrogativi sulla solidità del processo. I capitali privati sono indispensabili per raggiungere gli obiettivi ambientali e sociali fissati a livello internazionale, ma la finanza non può sostituirsi alla politica, che deve guidare la trasformazione attraverso tassazione, incentivi, regole chiare e cooperazione internazionale.
Emerge così la necessità di passare da una finanza “di compliance” a una finanza di impatto, capace di generare benefici misurabili per ambiente, società e governance, non solo di rispettare standard formali. Dal punto di vista industriale, le imprese riconoscono che la sostenibilità non è più marketing, ma un processo misurabile e richiesto sia dai finanziatori sia dai clienti. Tuttavia, l’eccesso di regolamentazione rischia di penalizzare la competitività europea e di ostacolare le PMI, che necessitano di incentivi pubblici e protezione rispetto alla concorrenza di operatori esteri meno vincolati da criteri ESG. La tecnologia, se ben governata, può rappresentare un potente strumento per monitorare e ottimizzare la sostenibilità, pur ponendo sfide in termini di consumo energetico e impatto climatico delle infrastrutture digitali.