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Attività

XXI Riunione Annuale degli Amici di Aspen – Climate change e qualità dell’aria

    • Milano
    • 11 Novembre 2019

          Ogni anno si verificano milioni di morti premature ed evitabili a causa dell’inquinamento atmosferico indoor e outdoor. Fonti diverse offrono dati diversi, ma si tratta sempre di milioni di morti (tra i 7 e i 9); di questi 88.000 sono solo in Italia. Malattie che colpiscono tutti gli organi – dal cervello, ai polmoni, al cuore, al metabolismo – sono sempre più riconducibili agli effetti dell’inquinamento; molti inquinanti superano anche la barriera ematoencefalica e risultano neurotossici. Particolarmente preoccupante l’impatto sulle categorie di popolazione più fragili come donne in gravidanza e bambini.

          Accanto a quello outdoor anche l’inquinamento indoor è centrale, anche se ancora sottovalutato, ed offre spunti per nuove attività di ricerca sulla relazione fra climate change, aria e malattie mentali. I dati evidenziano infatti una correlazione fra l’insorgere, nel bambino, di malattie mentali – depressione e schizofrenia, ma anche autismo e ADHD (attention deficit hyperactivity disorder) – legate al contesto e al livello di inquinamento ambientale a cui è stata esposta la madre nel periodo della gestazione. Diventa sempre più necessario perciò muovere da un concetto di  sanità – come cura delle malattie – a uno di tutela della salute – come attenzione complessiva al benessere psico-fisico della persona.

          Fra le principali cause della cattiva qualità dell’aria vi sono la mobilità – e la mobilità urbana in particolare – da un lato, e il riscaldamento di edifici pubblici e privati, dall’altro. L’ammodernamento e il rinnovamento del parco autoveicoli verso l’elettrico rappresenta la direzione verso cui ci si sta muovendo, per quanto gli investimenti in infrastrutture e la disponibilità di batterie per le ricariche rappresentino ancora sfide importanti. L’elettrificazione apre prospettive interessanti anche sul fronte del riscaldamento degli edifici insieme a possibili progettazioni comprensoriali dove centrale resta la dimensione degli incentivi verso azioni collegiali, anziché iniziative singole. La riqualificazione edilizia offre interessanti possibilità  – sotto il profilo della disponibilità di capitali, anche privati – per la creazione di green jobs. In quest’ottica, formazione e competenze restano elementi cruciali in una ridefinizione delle catene del valore. A questi ambiti strategici si può aggiungere anche l’agricoltura, dove si registra l’impatto dei pesticidi, in quanto neurotossici, sulla salute mentale.

          È evidente che si tratta di una tematica altamente complessa a causa delle numerose interrelazioni  tra qualità dell’aria e clima, e dell’accelerazione nello svolgersi degli eventi, anche estremi, che caratterizzano i cambiamenti climatici. Non ci si può, quindi, limitare ad iniziative singole, ma serve immaginare strategie composte da più azioni. Anche le scelte degli amministratori locali per migliorare la qualità dell’aria, spesso percepite dalla collettività come impopolari, richiamerebbero alla necessità di una strategia nazionale e di un’azione di informazione ed educazione mirata verso le comunità di cittadini/elettori. Si potrebbe configurare un percorso che, partendo da una maggiore consapevolezza, porta ad operare secondo una responsabilità condivisa verso i cittadini e le future generazioni.

          Strategie energetiche che spingano alle fonti rinnovabili, strategie per la qualità dell’aria, attenzione a comportamenti e stili di vita, verde urbano come disinquinante, forestazione nelle città,  nuove linee guida sulla combustione della biomassa: sono tutti elementi che rappresentano tasselli di un unico mosaico, con cui rispondere alla sfida del cambiamento climatico nelle città e non solo.

          Se l’inquinamento atmosferico oggi ha raggiunto livelli non più tollerabili e non più tollerati, la spinta verso un nuovo modello che componga etica, innovazione e sostenibilità è forte, unitamente al richiamo ad una mitigazione ambientale e a rilevazioni basate su dati puntuali per un migliore monitoraggio. In questo quadro, vi è un ruolo per tutti gli attori: le istituzioni devono orientare verso comportamenti virtuosi tramite azioni di policy guidate da advisor competenti, anche prevedendo incentivi al cambiamento; i singoli attori privati e l’ecosistema imprenditoriale deve potersi sviluppare adottando valide alternative, pur nella consapevolezza che ciò richiede di ragionare su tempistiche almeno di medio periodo. È importante comunque anche la fase di transizione che prevede, ad esempio, l’utilizzo di altri combustibili che riducono inquinamento atmosferico.

          Per rispondere alla sfida del cambiamento climatico si aprono opportunità per le imprese laddove la sostenibilità si “trasforma” da vincolo normativo ad opportunità di business. La condivisione di storie di successo e lo scambio di buone pratiche può aprire ulteriori occasioni di collaborazione, in un percorso virtuoso verso una effettiva innovazione di sistema.

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