The world after the crisis: designing the future

Roma
22 Giugno 2009

La discussione si è concentrata sul possibile quadro internazionale complessivo dopo la fase più acuta della crisi economica. Un quesito di fondo riguarda il carattere della ristruttuazione in corso: un nuovo paradigma per il capitalismo globalizzato oppure, più modestamente, un parziale riassestamento che poggi su atteggiamenti e aspettative più cauti. Questa scelta di approccio si applica tanto alle regole riformate della finanza quanto ai rapporti tra le maggiori valute internazionali, alla gestione della sfida ambientale e al grado di rappresentanza delle potenze emergenti nei grandi fori multilaterali. Non è chiaro, ad oggi, se siamo alla vigilia di un salto qualitativo oppure soltanto di un aggiustamento parziale.

Si sono manifestati almeno due punti di forte consenso: l’esigenza che gli squilibri quasi cronicizzati tra le maggiori aree economiche (tra paesi in deficit e paesi in surplus) vadano ridotti sensibilmente, e l’urgenza di adottare politiche economiche più orientate al lungo termine. Una carenza generale che la crisi sta mettendo in evidenza è poi la scarsa capacità collettiva di attuare gli impegni già assunti, ad esempio in ambito G7-G8 ma perfino in ambito nazionale – visto che lo stesso settore finanziario era in effetti regolato già prima della crisi, prefigurando una scarsa attuazione delle regole più che una loro assenza.

Se la costruzione di un ordine monetario post-dollaro è pensabile solo a lungo termine (il rischio a breve, altrimenti, è una forte svalutazione con inflazione della moneta americana), la crisi ha fatto emergere l’esigenza di cominciare a modificare l’attuale sistema di tassi di cambio.

Negli Stati Uniti, il rientro dal debito è destinato a diventare un problema di fondo. In Europa, si pone la questione di un aumento della domanda interna (al quesito se la fase di allargamento dell’euro sia per definizione “off of the agenda” è stato risposto di no); in Cina – giudicata uno dei “vincenti” della crisi – si comincia a discutere seriamente di convertibilità dello yuan, mentre il problema di ridurre il grado di dipendenza della crescita dall’export si fa più pressante.
Tra le incertezze principali per i prossimi anni vi è la responsabilità per le politiche fiscali: questa è una delle cruciali funzioni dello Stato sovrano ma anche uno degli strumenti decisivi per gestire problemi che sono diventati per loro stessa natura globali.

Un fattore determinante nell’uscire dalla crisi sarà la tempistica degli interventi: le misure antirecessive non dovranno essere sospese troppo presto, ma neppure dovranno ostacolare la ripresa una volta che questa sarà stata innescata. Anzi, le politiche del dopo-crisi dovranno essere efficaci nel favorire il riequilibrio complessivo del sistema invece di lasciare che la situazione torni sostanzialmente allo statu quo ante. Ciò vale, in particolare, per la disciplica fiscale, e per il ruolo del Fondo Monetario – che deve recuperare, secondo alcuni, una più forte condizionalità.

In ultima analisi, siamo ad un punto di svolta per l’intero modello di crescita che ha caratterizzato la parabola della globalizzazione nel XX secolo: il modello attuale ha avuto il grande merito di ridurre la povertà in misura massiccia, ma certamente non ha saputo eliminare le tante disuguaglianze macroscopiche che sussistono tuttora, e comunque ha imposto un costo molto alto in termini di danni ambientali. Proprio per questa ragione, uno dei settori che potranno trainare la ripresa sarà quello delle tecnologie “verdi”.

Il modello di crescita e di sviluppo ha naturalmente anche una forte valenza etica: la storia insegna che l’evoluzione del capitalismo è strettamente legata alle istituzioni politiche e più ampiamente alle regole. In un mercato globale, il diritto non potrà restare locale. Principi non solo relativi al funzionamento dei mercati finanziari, ma più in generale alla gestione economica e ai comportamenti del business, diventano indispensabili.

Documentazione:
A Monetary Order for the XXI Century, Intervento di Lorenzo Bini Smaghi
Asia Needs to Reform to Rise, Paper di Pramit Pal Chaudhuri
La De-tax: democrazia diretta solidale di Giulio Tremonti, tratto da Il Mondo che verrà, Idee e proposte per il dopo G8, a cura di Pino Buongiorno

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