Vai al contenuto
Attività

Verso la sostenibilità digitale, etica e sociale: un percorso basato sulle competenze

    • Incontro in modalità digitale
    • 2 Luglio 2021

          La formazione sarà un elemento chiave per la ripresa economica post-pandemia: mentre la crisi ha acuito le fratture sociali, l’accelerazione nel processo di digitalizzazione pone, infatti, con maggior rilievo il problema del divario di competenze.

          La questione va affrontata da due prospettive: è necessario da un lato superare le resistenze di una gran parte dei lavoratori italiani che attualmente non partecipa e non intende partecipare a percorsi di formazione, dall’altro rimettere al centro alla vocazione sociale delle imprese perché investano nel capitale umano e contribuiscano al processo di life long learning. In parallelo bisogna intervenire sul sistema educativo perché le nuove generazioni risultino maggiormente preparate nelle materie STEM che guideranno in futuro la creazione di posti di lavoro, riducendo strutturalmente la disoccupazione giovanile e il fenomeno dei NEET, cioè di chi non lavora e non si sta formando. Perché questi sforzi siano efficaci è fondamentale una formazione continua di qualità, allineata con le richieste dalle imprese e capace di cogliere e valorizzare le peculiarità delle diverse fasce di età.

          Il cambiamento passa, tuttavia, anche per una nuova concezione del lavoro che non può essere più considerato un mero flusso orario, ma diventa stock di competenze: queste devono abbandonare la funzione di costi per diventare asset, passando quindi dal conto economico al bilancio patrimoniale. A tal fine è importante creare un mercato capace di dar vita a una sorta di registro del capitale umano: trattare lo sfruttamento e la mancata valorizzazione delle competenze come un’esternalità negativa contribuirebbe a rendere strutturalmente sostenibile il mercato del lavoro in un’economia in cui la creazione di ricchezza dipende in maniera crescente dagli intangibles.

          Le persone e le loro competenze, del resto, rimarranno cruciali anche in un mondo sempre più caratterizzato dalle tecnologie e dall’intelligenza artificiale, soprattutto se sapranno investire su quel pensiero critico che può contribuire a orientare algoritmi progettati per generare sempre risposte. La transizione digitale, come altre transizioni di fase, genera una notevole complessità che per essere affrontata richiede competenze trasversali. Queste devono essere impegnate anche nella definizione dei codici etici necessari nel nuovo mondo plasmato dalla raccolta e dall’utilizzo dei dati.

          Il digitale ha un grande potenziale come motore di crescita sostenibile e inclusiva per l’economia e la società e la chiave del successo è proprio quella di mettere insieme tecnologia e capitale umano. Il nodo da affrontare è anche culturale: la transizione digitale comporta costi rilevanti e richiede un cambio di paradigma al vasto tessuto di piccole e medie imprese italiane. L’occasione è offerta dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che, pur non prevedendo una missione esplicita dedicata al lavoro, può offrire importanti strumenti per la riqualificazione delle competenze e il rilancio dell’economia. Si tratta di uno sforzo che deve coinvolgere sia il pubblico, per l’importanza rivestita del sistema scolastico e universitario, sia il privato, caratterizzato dalla dinamicità necessaria per mobilitare le risorse di imprese e individui.

            Contenuti correlati