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Attività

Recovery and Resilience Facility e Eurobond: quali novità per l’UE?

    • Incontro in modalità digitale
    • 6 Maggio 2021

          Gli eurobond sono alla base dell’ingente mole di investimenti del Recovery Plan con cui l’Unione Europea punta a stimolare l’economia continentale nel post-pandemia. Eppure la loro introduzione, proposta fin dagli anni Ottanta per favorire investimenti e infrastrutture, potrebbe rappresentare un vero e proprio cambiamento di paradigma nella politica dell’UE. A giovarne in primo luogo sarebbe l’autonomia strategica del continente in diversi settori economici, oggi bisognosi di una visione comune in quanto a tutela e valorizzazione. Inoltre le emissioni di debito comunitario potrebbero favorire il mercato finanziario europeo, accentuando il ruolo globale dell’euro e persino la transizione energetica, visto che nel Recovery Plan saranno centrali le emissioni di green bond.

          La sfida, in sintesi, è quella di dare una politica di bilancio a un’Unione che fino ad oggi ha affrontato le crisi ricorrendo al ruolo di supplenza della BCE e alla politica monetaria.  Una svolta in questo senso permetterebbe anche di rilanciare il progetto europeo che negli ultimi decenni è stato configurato come mera unione monetaria, allontanandosi dalle esigenze, e anche dal consenso, dei popoli.

          L’esito però non è scontato. Il principale fattore per assicurare che gli eurobond possano diventare un elemento strutturale dell’unificazione europea – e non uno strumento da utilizzare solo nel post-Covid – è la riuscita del Recovery Plan. In questo percorso l’Italia, il Paese che ha ottenuto maggiori sussidi e che ha richiesto la più grande mole di prestiti, ha un ruolo centrale. In passato il vincolo europeo ha aiutato la società e la politica italiane ad allinearsi alle aspettative dell’Unione. Lo sforzo di medio periodo richiesto dal nuovo piano di ripresa è però diverso e pone come presupposto la risoluzione di alcuni nodi strutturali, ad iniziare dalle storiche carenze nell’execution.

          Gli eurobond, quindi, non devono essere visti come un risultato delle storiche richieste che l’Italia ha avanzato in tal senso. E nemmeno come un modo per mutualizzare la grande esposizione debitoria del Paese. Sono, piuttosto, un traguardo che si deve raggiungere dimostrando di responsabilità e buona gestione nell’utilizzo dei fondi erogati. Solo così si può trasformare il debito comune emesso per la ripresa in un pilastro strutturale, capace di sostenere anche nei futuri momenti di difficoltà le economie più fragili. L’Italia con un debito in crescita e un aumento dell’inflazione alle porte, ha tutto l’interesse perché questa prospettiva diventi concreta.

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