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Attività

Le imprese di fronte alla complessità dei tempi attuali: su quali basi costruire la ripresa?

    • Incontro in modalità digitale
    • 27 Luglio 2020

          L’esplosione della pandemia di Covid-19 e le misure di lockdown hanno colpito duramente le imprese italiane: secondo le stime della Banca d’Italia, la contrazione del PIL nel 2020 sarà compresa tra il 9 e il 13%. Nonostante il pacchetto di stimoli varati dal governo italiano e le misure straordinarie decise nell’ambito del Recovery Fund europeo, rimangono grandi incertezze su tempi e modalità della ripresa. Ci si trova ora nella difficile situazione di riprogrammare un futuro che si prospetta più incerto del presente, anche alla luce delle condizioni critiche della finanza pubblica e degli interrogativi sul rinnovo, a metà 2021, delle misure di copertura finanziaria garantite dalla BCE.

          Nel percorso di rilancio gli investimenti pubblici giocheranno senza dubbio un ruolo importante, ma ciò non deve porre in secondo piano la centralità delle imprese private che, con la loro energia e la loro forza di “distruzione creatrice”, possono imprimere quel cambio di passo necessario per avviare e sostenere la ripresa.

          Sono due le direttrici principali su cui indirizzare gli sforzi: sostenibilità e digitalizzazione.La sostenibilità – a livello ambientale, economico e sociale – si riconferma come opportunità straordinaria per rilanciare il sistema produttivo, a condizione di compiere un importante salto culturale. La tutela ambientale, infatti, non deve più essere vissuta dalle imprese come un costo, ma come un driver di profitto. Basti pensare a comparti come le bio-plastiche, gli impianti di riciclo, i prodotti green che rappresentano enormi opportunità per l’export e per affermare l’Italia come leader a livello globale.

          Per quanto riguarda la digitalizzazione, questa si è sempre dimostrata una forza trainante dell’economia e, nonostante la contrazione nel 2020, ci si aspetta un pieno recupero del comparto ICT già nel 2021. Per applicazioni come IoT, blockchain, cloud computing, AI e cybersecurity le stime indicano tassi di crescita attesa a due cifre.

          Oggi investire nel digitale rappresenta non solo una opportunità, ma una necessità per ripensare la nuova normalità, dalla riorganizzazione del lavoro alla ricostruzione delle filiere, fino alla trasformazione dei servizi sanitari e della scuola. I dati mostrano che le aziende che hanno saputo avviare programmi di transizione digitale hanno reagito meglio alla crisi e si stanno riprendendo più rapidamente, anche nei settori legati al Made in Italy e all’export.

          Per guidare questa transizione serve una nuova leadership, in grado di esprimersi con nuovi contenuti e modalità. La pandemia ha evidenziato alcune caratteristiche fondamentali che i leader devono possedere: prime fra tutte il coraggio di esporsi e di prendere decisioni anche impopolari e la capacità di unire e far sentire le persone rappresentate. Alla base di tutto, come fattore abilitante, vi deve essere un patrimonio di esperienza maturata affrontando tante situazioni complesse.

          Collegata alla leadership è la capacità di gestione, che durante il lockdown è stata fortemente messa in discussione: se prima la priorità dell’imprenditore e del manager era perseguire la massima efficacia, raggiungendo il massimo numero di risultati nel minimo tempo, durante la crisi è risultato vincente il pensiero critico, vale a dire la capacità di riflettere sul perché devono essere fatte le cose e di riprogrammare i modelli di business. L’effetto è stato dirompente e ha imposto un radicale ripensamento del modo di lavorare. Altrettanto importante si è dimostrato lo stile di comunicazione dei leader, che dovrà liberarsi di slogan ideologici, orpelli retorici, per essere sempre più chiaro e diretto al punto.

          Infine, questa crisi rappresenta un’occasione da non perdere per ri-orientare la politica industriale del Paese. Analogamente a quanto realizzato con il Piano Industria 4.0, servono specifici stimoli fiscali per indirizzare gli investimenti secondo le direttrici strategiche sopra individuate; in quest’ottica è importante un rafforzamento dell’azione dei corpi intermedi di rappresentanza imprenditoriale che devono sapere dialogare con la politica evidenziando criticità e priorità di intervento. Cardine di questo programma di rilancio deve essere il capitale umano: occorre investire nella creazione di competenze sia con la formazione dei giovani, sia con programmi indirizzati all’aggiornamento e alla riqualificazione di chi già lavora. Obiettivo: guidare e non rincorrere le trasformazioni tecnologiche che stanno avvenendo sempre più rapidamente.

          A livello più generale occorre ripristinare la fiducia tra cittadini, imprese e istituzioni: in qualsiasi sistema, infatti, le norme non possono sostituire l’efficacia di un rapporto fiduciario condiviso tra tutti gli attori.

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