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Attività

La formazione come strategia di sviluppo: capitale umano e crescita

    Un'ora con Patrizio Bianchi, Ministro dell'Istruzione
    • Incontro in modalità digitale
    • 3 Maggio 2021

          Il rapporto fra capitale umano e sviluppo è un tema che ha una lunga tradizione di studio, risalente fino alle origini dell’economia politica. La formazione e la valorizzazione delle competenze sono però state per molto tempo sottostimate da teorie che vedevano altri fattori produttivi come determinanti per la crescita economica.

          In anni più recenti questo tema è ritornato centrale, anche se affrontato da diversi punti di vista. Da un lato la Scuola di Chicago e le teorie della crescita endogena vedono nell’istruzione un fattore per aumentare produttività e competitività, generando crescita economica. Dall’altro, gli studi sull’economia del benessere, portati avanti ad Harvard da Amartya Sen, indicano che la formazione è fondamentale anche per allargare la platea di persone capaci di partecipare alla vita collettiva di un Paese e quindi al suo sviluppo.

          Tali letture, apparentemente in disaccordo, trovano un punto di incontro nei momenti di transizione, contraddistinti da grandi trasformazioni. È il frangente in cui si trova oggi l’Italia, alle prese con una nuova rivoluzione industriale innescata dalle tecnologie digitali.

          In questo quadro, la sfida per il sistema educativo è trovare il modo per conciliare i tempi rapidi delle trasformazioni tecnologiche con quelli molto più consistenti dei cicli di istruzione. E al contempo ampliare la platea di persone raggiunte per evitare che i cambiamenti generino nuove divisioni, riducendo ulteriormente le possibilità di crescita economica.

          Si tratta di sfide e tendenze in atto a livello globale, ma che assumono particolare rilevanza in un Paese che già da tempo si confronta con un basso livello di crescita, cui corrisponde un livello altrettanto ridotto di investimenti. L’Italia, inoltre, soffre di grandi disparità territoriali, con una grave incidenza della dispersione scolastica.

          Ciò rende necessario un processo di trasformazione sostanziale rivolto al sistema formativo nella sua interezza, con l’obiettivo non solo di aumentare le competenze tecniche, ma anche di rafforzare l’ossatura culturale del Paese. Si tratta di uno sforzo cruciale perché la ripresa investa tutta l’Italia e non rimanga circoscritta in determinate nicchie territoriali virtuose, minando ulteriormente la coesione nazionale. La speranza risiede nelle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, in cui la parola resilienza indica proprio la necessaria capacità di resistere alle avversità trasformandosi.

          L’Italia, insomma, per riformare e valorizzare il proprio il sistema formativo deve guardare a una strategia di sviluppo che non è più identificabile solo con una mera crescita del PIL ma che, anzi, deve essere accompagnata da coesione sociale e creazione di benessere collettivo. In questo sforzo il capitale umano assume un ruolo centrale: non solo competenze al servizio del progresso economico, ma anche capacità di sentirsi parte di una comunità nazionale impegnata in un complesso – ma possibile – processo di rilancio.