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Attività

How development can be sustainable. Food security, nutrition and health: the transatlantic link

    Women in business
    • Washington DC
    • 8 Febbraio 2015

          EXPO 2015 non è solo un grande evento globale cui partecipano 148 nazioni, né soltanto la meta di circa 20 milioni di visitatori. È soprattutto un momento di forte valenza politica. Sarà un successo se si riuscirà a veicolare e rilanciare temi strategici dell’agenda globale come sicurezza alimentare, lotta allo spreco e alla povertà, salvaguardia della salute, battaglia contro le disuguaglianze, anche quelle di genere.  

          Se ne è discusso alla prima conferenza del progetto di Aspen Institute Italia Women in Business “How development can be sustainable – Food security, nutrition and health: the transatlantic link” tenutasi presso l’Ambasciata d’Italia a Washington l’8 e il 9 febbraio 2015 e nel panel dibattito “Women’s alliance for a renewed global order”  svoltosi il giorno seguente – 10 febbraio – a New York presso il Consolato Generale d’Italia.

          Saranno proprio le donne – come dimostra il lavoro di Women for Expo – ad avere un ruolo di primo piano perché venga riconosciuta alla manifestazione milanese l’alta valenza politica e sociale, anche in termini di legacy, con l’obiettivo di sfatare due grandi paradossi: un mondo industrializzato che deve combattere l’obesità e paesi in via di sviluppo o altri molto al disotto della soglia di povertà che devono ancora sconfiggere la fame. Altro paradosso: i dati danno in crescita il problema dell’obesità anche nei paesi poveri perché le popolazioni non si nutrono in modo equilibrato per mancanza di istruzione.

          Nel 2050 la popolazione mondiale arriverà a più 9 miliardi: ci sarà cibo a sufficienza? La risposta non è univoca e le tesi spesso sono contrastanti: c’è chi sottolinea la potenzialità di sviluppo del mondo agroalimentare in grado di far fronte ad una domanda crescente e c’è chi invece mette in guardia da una probabile scarsità e dalle conseguenze sociale e politiche di questa tendenza. Se viene a mancare il cibo si rischiano – come nella crisi del 2007-2008 – rivolte con molti morti e inquietudine sociale. Ecco, dunque, che la food security diventa una questione di sicurezza nazionale.

          Allo stesso modo, questione di sicurezza diventa anche il mutamento dei parametri in agricoltura. A causa dei cambiamenti climatici i cicli non sono più regolari. Ma se un tempo i cicli irregolari erano gestibili, perché pochi, oggi sono diventati quasi la norma e si trasformano in un problema di sicurezza alimentare. I cambiamenti climatici non garantiscono, infatti, il normale avvicendamento delle colture. In questo quadro va inserita anche la questione OGM: tecnologia a servizio dell’uomo del futuro per alcuni, pericolo per la salute secondo altri.

          Sconfiggere la povertà e le disuguaglianze e garantire cibo per tutti: per raggiungere questo obiettivo il pianeta deve cambiare modello di sviluppo e imboccare la strada della sostenibilità. È, quindi, necessaria una nuova governance e una leadership moderna e consapevole, e, in particolare, una leadership al femminile. È, quindi, necessario migliorare il processo educativo delle donne, perché è da tutti riconosciuto uno stretto legame tra povertà e mancanza di istruzione, così come esiste un ulteriore legame tra disuguaglianza e povertà.

          È altresì urgente un vero e proprio cambio di paradigma: i governi devono investire in soluzioni di welfare per aiutare le donne a lavorare più serenamente e ad avere pari opportunità. In agricoltura già si notano casi di successo: con un adeguato sostegno di un’importante istituzione finanziaria sono già più di diecimila le donne nel mondo diventate imprenditrici agricole e hanno accresciuto il loro business. Resta fondamentale però per ottenere questi risultati che le donne possano possedere la terra, cosa non sempre scontata. Altro esempio di business sempre legato al cibo: a Lagos in Nigeria una donna – partendo solo da un’idea – è diventata moderna imprenditrice di catering con più di 70 dipendenti. L’abilità femminile nel diventare imprenditrici di piccole e medie imprese è sempre più riconosciuta. E non solo in Africa, ma a cominciare dagli Stati Uniti sono le donne a rilanciare l’economia. Quello che manca è però un processo di empowerment per una gestione diversa di una società che privilegi lo sviluppo sostenibile. E in questo processo molto può aiutare la tecnologia. Anche se – si è detto – il gender gap nei settori scientifici e tecnologici è ancora ampio, pur con segnali di speranza: è una donna, infatti, ad aver inventato il più recente farmaco per una malattia grave come l’Alzheimer.

          Senza scelte meritocratiche e senza uguaglianza di diritti la società è destinata alla crisi. Lo hanno capito anche le grandi multinazionali che oggi favoriscono la carriera al femminile e le carriere internazionali delle donne. L’introduzione delle quote ha cambiato il processo di selezione anche degli uomini:si richiede ora più qualità per essere all’altezza delle donne selezionate. È statisticamente provato che le donne al potere nelle aziende portano porzioni maggiori di PIL, secondo alcuni fino al 12%. Un maggiore reddito prodotto dalle donne ha anche un effetto moltiplicatore, soprattutto nel settore alimentare e in quello dell’istruzione.

          Nella stretta connessione tra nutrizione e salute le donne svolgono una funzione – se possibile – ancora più importante. La stessa Michelle Obama si è fatta carico della promozione di buone regole per una vita sana. La connessione tra cattiva nutrizione e malattie come il cancro è provata non solo in Occidente: purtroppo sono sempre maggiori le percentuali di diffusione del cancro in paesi in via di sviluppo a causa della cattiva informazione e dell’ignoranza. Sul fronte della lotta ai virus – Ebola in testa – istruzione e comunicazione sono fondamentali. Cresce la pericolosità dei virus, ma cresce anche il falso ruolo informativo della rete che spesso – si prenda il caso dei vaccini- fornisce cattiva informazione ed è causa di tanti errori.

          EXPO 2015 può essere un’ottima occasione per sostenere questa battaglia e per creare una piattaforma di scambio dati utile e quanto mai necessaria. Se si condividono i dati si può battere l’obesità e risolvere i problemi della salute. La Tanzania ha messo a disposizione i suoi e, in quel paese con estese aree di povertà e manutenzione, le donne hanno imparato a combattere per ridurre il 45% delle morti dovute a malnutrizione. In India e in Egitto le donne seguono corsi di formazione per una corretta nutrizione: il rapporto corretto tra agricoltura e nutrizione fa parte degli obiettivi dello sviluppo.

          EXPO 2015 sarà dunque una sfida di leadership anche al femminile dove le donne sono chiamate ad una grande assunzione di responsabilità, non più vittime ma genti del cambiamento. Con una leadership al femminile il processo decisionale deve essere basato su credibilità e legittimità. E, come accade già in paesi dell’Africa, le donne leader devono imparare anche ad essere una comunità, a reagire come una comunità con responsabilità e trasparenza. Lo pensa anche il Ministro degli Affari Esteri italiano Paolo Gentiloni intervenuto il 10 febbraio a New York a chiudere il panel dibattito Aspen Women’s alliance for a renewed global order” . E lo condivide anche Aspen Institute Italia che ha deciso in occasione di EXPO 2015 di mettere intorno ad un tavolo di lavoro tutti gli stakeholder strategici al fine di garantire una migliore sicurezza alimentare, un’adeguata protezione della salute, una corretta nutrizione e una pervicace lotta all’obesità nonché per trovare strumenti di contrasto all’inammissibile spreco di cibo.  

           

           

          Donne e lavoro? Servono regole nuove, scritte con gli uomini
          Antonella Ciancio, America 24, Il Sole 24ORE, 9 febbraio 2015

          Per gli Usa, l’Expo sarà un’Olimpiade dell’innovazione
          Antonella Ciancio, America 24, Il Sole 24ORE, 9 febbraio 2015

          Sanpellegrino, l’a.d.: euro debole aiuta l’export ma tensioni sul cambio pesano
          Antonella Ciancio, America 24, Il Sole 24ORE, 9 febbraio 2015

          • Marion Guillou, Joy Phumaphi, Ilaria Capua e Peggy Clark
          • Women in business, 8-9 febbraio 2015
          • Paolo Gentiloni
          • Anne Veneman, Nina Luzzatto Gardner, Lucy Marcus, Marcela Villarreal, Maria Latella e Marta Dassù
          • Giulio Tremonti, Paola Severino e Claudio Bisogniero
          • Kathleen Sebelius e Linda Lanzillotta
          • Melanne Verveer