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Attività

Europe beyond the EU: the geo-economy of the wider continent

    • Istanbul
    • 4 Marzo 2011

          I problemi che l’area dell’euro ha sperimentato a seguito della crisi finanziaria sono collegati ad alcuni trend globali (a cominciare dai prezzi delle commodity); a loro volta, le pressioni globali hanno innescato o aggravato le rivolte nel mondo arabo, con effetti socio-politici macroscopici. Esistono stretti legami fra il contesto intra-europeo e il “vicinato”: le vicende in corso nel Mediterraneo confermano quanto sia forte il grado di interdipendenza tra le economie europee e il resto del sistema internazionale. E’ dunque necessario che la discussione sul futuro dei paesi europei tenga conto pienamente di questo scenario complesso e in rapida evoluzione.

          I mutamenti in atto sono parte di un più generale processo di modernizzazione, che ha subito un’improvvisa (ma non certo imprevedibile) accelerazione. Ragionare su politiche di lungo periodo e su scala non soltanto strettamente regionale è ormai un’esigenza strategica: dunque, l’Europa deve combinare una capacità di reazione rapida alle emergenze con una visione complessiva del proprio ruolo internazionale.

          Del resto, i rischi di contagio si spingono anche oltre i paesi attualmente coinvolti: verso l’intero Medio Oriente, verso l’Asia centrale, e forse verso Sud nel continente africano: potremmo dunque essere di fronte alla punta dell’iceberg di un fenomeno geograficamente assai più vasto. Alcuni dei paesi in questione sono peraltro molto rilevanti per i mercati energetici, e una forte destabilizzazione avrebbe conseguenze serie anche per le incerte prospettive della ripresa economica.

          La volatilità dei prezzi dell’energia, e delle commodity in generale, riflette soprattutto i massicci spostamenti del baricentro economico globale. Anche se non si è registrato un vero shock energetico, o un’impennata inflazionistica analoga a quella degli anni ’70, la pressione sui prezzi delle commodity sta già frenando la ripresa, soprattutto nelle aree più povere del mondo. Anche l’Europa sta subendo l’impatto della sua marcata dipendenza energetica e più direttamente dell’interdipendenza con la regione mediterranea.

          Non è emerso tra i partecipanti un pieno consenso riguardo alle implicazioni dei mutamenti nella regione mediterranea sui rapporti tra Europa e Turchia: secondo alcuni, gli interessi di fondo stanno divergendo, mentre altri ritengono che si stiano avvicinando almeno in via di principio – pur restando molte incertezze sulla rispettiva capacità di perseguire politiche convergenti al servizio dei propri interessi. In ogni caso, la Turchia si sta proponendo, e viene di fatto riconosciuta, come un possibile modello o quantomeno una fonte di ispirazione, per le delicate transizioni politiche, sociali ed economiche in corso.

          SU questo sfondo, l’approccio della UE alla regione del Mediterraneo e Medio oriente deve cambiare profondamente, passando da progetti o politiche predefinite ad una discussione aperta su come definire criteri e iniziative assieme ai paesi della sponda Sud. La chiave è una vera capacità di co-decisione, che naturalmente richiede il rispetto delle specificità – e in tal senso proprio il ruolo di ponte della Turchia può essere prezioso.

          Ci sono poi alcune innovazioni istituzionali da prendere in considerazione, a cominciare da un quadro multilaterale modellato sulla CSCE, che negli anni ’70 impostò in modo più costruttivo i rapporti Est-Ovest: nella situazione di oggi, le due sponde del Mediterraneo devono ancora sviluppare un quadro bilanciato in cui gestire assieme i molti dossier aperti. Su un piano più tecnico, è stata anche discussa l’ipotesi di una Banca regionale per la ricostruzione e lo sviluppo, tenendo conto della priorità degli investimenti privati come motore di una crescita sostenibile.

          • Giulio Tremonti e Ali Babacan
          • Franco Frattini, Ahmet Davutoglu, Philip Stephens e Marta Dassù
          • Franco Frattini e Ahmet Davutoglu
          • Fulvio Conti, Edward Morse e Mehmet Ogutcu
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