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Attività

The EU and the UK after Brexit: saving the security link

    • Roma
    • 7 Maggio 2018

          La gestione dei rapporti tra Gran Bretagna e Unione Europea dopo la Brexit rappresenta una sfida particolarmente complessa nel settore della sicurezza e tutte le parti in causa sembrano concordare sul fatto che ciò richiede un quadro di riferimento specifico. Per facilitare quella che sarà inevitabilmente una transizione delicata sono stati enunciati alcuni principi di base.

          Innanzitutto, la sicurezza dovrebbe essere intesa in senso lato, andando oltre la difesa per includere la sicurezza interna, la diplomazia e gli aiuti allo sviluppo. In secondo luogo, l’obiettivo non dovrebbe essere solo quello di continuare a seguire le vecchie regole: gli attuali accordi europei sono tutt’altro che ideali e la Brexit potrebbe essere colta come un’occasione. In terzo luogo, la cooperazione non può essere realizzata con semplici accordi ad hoc e saranno necessarie disposizioni transitorie per garantire la continuità nelle aree in cui la cooperazione è già molto avanzata.

          Sui negoziati in corso fra Gran Bretagna e Unione Europea pesano alcuni problemi spinosi: il sistema satellitare Galileo, per esempio, è diventato un argomento  controverso a causa di atteggiamenti molto  aggressivi da entrambe le parti che siedono al tavolo delle trattative. E sta a dimostrare quanto  alcune misure volte a ristabilire la fiducia potranno essere utili per facilitare le discussioni sulla sicurezza e creare un nuovo contesto che non impedisca ulteriori progressi in altri settori.

          L’obiettivo ufficiale fissato dal governo britannico è quello di stabilire con l’UE  il più stretto rapporto che essa abbia mai avuto con terzi, sulla base dei valori condivisi di un sistema internazionale basato su regole. Consultazione, coordinamento e capacità operative sono i concetti chiave che guidano la politica britannica e vi sono possibilità concrete di cooperazione

          Un limite fondamentale della politica di difesa comune europea sta nelle insufficienti capacità oggi disponibili per affrontare i problemi di sicurezza individuati come più probabili dalla stessa UE. E questo complica enormemente ogni nuovo accordo con la Gran Bretagna  dato che le capacità operative sono giustamente considerate come il problema principale.
          Più specificamente, si corre il rischio che le politiche di intelligence finiscano per divergere.

          Secondo alcuni partecipanti la priorità è quella di sviluppare meglio gli orientamenti di politica estera che dovrebbero logicamente guidare la ricerca di soluzioni tecniche alle esigenze operative.  Ma se finora non si è riusciti a adottare una politica estera veramente comune, ciò si deve in gran parte alle debolezze istituzionali dell’edificio comunitario e all’insufficiente controllo democratico esercitato dal Parlamento europeo. Allo stesso tempo, progressi significativi in ​​materia di standardizzazione, formazione congiunta e razionalizzazione degli appalti sono importanti di  per sé stessi.

          Molti vedono l’approccio britannico come ambiguo, nella ricerca di un equilibrio fra l’essere “con l’Europa” ma non “in Europa”, destinata a mettere alla prova la buona volontà di entrambe le parti: è probabile che un accordo sulla sicurezza e la difesa sarà raggiunto solo più tardi, essendo inevitabilmente collegato al pacchetto complessivo di accordi tra Londra e Bruxelles.

          Considerando la dimensione industriale, il ruolo tecnico  all’ESA (l’Agenzia spaziale europea con sede a Parigi) è cresciuto sensibilmente negli utlmi anni, pur con un forte impulso politico di Bruxelles. Su qeustioni cruciali come i servizi GPS e il sistema Galileo, separare la Gran Bretagna da questa serie di attività mantenendo al tempo stesso un rapporto di cooperazione sarà una sfida tecnica ma anche politica.

          L’idea di isolare e proteggere i rapporti con l’UE nel settore della difesa è ampiamente condivisa, ma sarà  messa severamente alla prova in campo industriale, ed eventuali incidenti  (dovuti all’assunzione di  posizioni tattiche) sono una possibilità concreta nel corso di un processo negoziale delicato e protratto nel tempo.

          Vi è un ampio consenso sul fatto che la difesa e i settori industriali ad alta tecnologia dovrebbero essere concepiti su scala continentale, se non possibilmente  transatlantica, ma il problema tradizionale delle sovvenzioni nazionali a singole imprese rimane un grosso ostacolo alla standardizzazione e alla razionalizzazione.

          In ogni caso, la Brexit rappresenta una sfida in più per l’intera industria in Europa, dove l’ambizione di raggiungere “l’autonomia digitale” è chiaramente diventata molto più difficile da perseguire, date le dimensioni relative del settore della difesa nel Regno Unito. Il contributo britannico al comparto della cyber security è essenziale, ma anche in questo caso per mantenere un rapporto di cooperazione servirà molta capacità creativa e  flessibilità diplomatica da tutte le parti in causa.

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