Vai al contenuto
Attività

Energia: alla ricerca del giusto mix

    Presentazione di Aspenia 53
    • Roma
    • 13 Luglio 2011

          La ricerca del migliore mix energetico deve partire dall’assunto che non esiste una formula magica. Le scelte più accorte – tanto della politica quanto delle imprese – devono essere lungimiranti, cioè non focalizzate soltanto sulle esigenze di breve periodo. Nessun mix energetico può comunque soddisfare pienamente i criteri di una combinazione ideale: sicurezza degli approvvigionamenti, competitività sui mercati, basso impatto ambientale. Dopo l’incidente di Fukushima è ovviamente cresciuto anche il livello di attenzione per le misure di sicurezza degli impianti rispetto a eventi rari, ma che non è possibile escludere del tutto. Questa nuova consapevolezza spingerà inevitabilmente verso l’alto i costi delle politiche energetiche, anche a prescindere dalla specifica questione del nucleare.

          L’opzione nucleare non può considerarsi del tutto chiusa e superata, anche negli stessi paesi che oggi stanno pianificando le dismissioni e il phasing out. È opportuno, quindi, quantomeno conservare il know how e le capacità industriali nel settore del nucleare civile.

          In ogni caso, la prevista dismissione di molti impianti in vari paesi rende più difficili da raggiungere gli obiettivi ambientali che l’Europa si è prefissati – per cui la UE puntava espressamente a diventare un leader mondiale nella conservazione e nelle energie pulite.

          In realtà, proprio la mancanza di una vera scelta europea comune, all’indomani dello shock di Fukushima, ha di fatto reso ancor più decisiva la svolta politica tedesca, vale a dire una decisione nazionale che è stata influenzata da considerazioni non soltanto sistemiche e di lungo termine. La nuova direzione di marcia intrapresa dalla Germania – con il phasing out graduale delle centrali nucleari – spinge ad aumenti nei prezzi delle commodities che possono considerarsi permanenti. Inoltre, il volume di investimenti che è ora necessario per compensare il calo della produzione energetica da nucleare è massiccio, e secondo alcuni osservatori potrebbe perfino risultare insostenibile, costringendo a rivedere le scelte di questi mesi.

          Uno degli effetti sull’Europa nel suo insieme è un aumento della domanda di carbone e gas naturale, oltre ad una crescita delle importazioni complessive e della diversificazione delle fonti.

          Quanto all’Italia, nella situazione che abbiamo di fronte viene confermata la centralità del gas naturale, mentre è destinato ad aumentare l’impegno sul fronte delle fonti rinnovabili, con l’aggiunta di una quota di carbone – cruciale in virtù dei suoi vantaggi come fonte stabile per le forniture di base. Il fatto che l’Italia abbia fortemente investito sul gas da molti anni può risultare un vantaggio nelle nuove condizioni internazionali, ma resta il problema della forte volatilità dei prezzi, che rende il sistema-paese assai vulnerabile a una serie di rischi geopolitici. Sul piano nazionale, ma anche dei mercati internazionali, è essenziale che le regole siano trasparenti e stabili: dalla prevedibilità regolamentare dipende in larga misura l’adeguatezza degli investimenti e, dunque, anche dell’indispensabile innovazione tecnologica.

          • Paolo Andrea Colombo e Enrico Letta
          • Fulvio Conti e Stefano Saglia
          • Marta Dassù e Oscar Giannino
          • Enrico Letta e Wulf Bernotat
          • Oscar Giannino e Fulvio Conti
          • Enrico Letta e Wulf Bernotat