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Aspen Initiative in favor of Pure Science

  • Incontro in modalità digitale
  • 21 Febbraio 2022

        L’incontro si colloca nel contesto del più ampio progetto denominato Aspen Initiative in Favor of Pure Science, finalizzato a rendere la società civile ovunque consapevole dell’importanza strategica della scienza pura, non solo in quanto rilevante per lo studio scientifico, ma anche nella sua funzione fondamentale per tutta l’umanità.

        Il progetto vede coinvolti gli istituti Aspen nel mondo con l’obiettivo, condiviso, di mettere la scienza pura al centro delle politiche pubbliche e private e di sensibilizzare i decisori politici ed economici sull’importanza degli investimenti in questo campo. Ciascun istituto contribuisce alla preparazione del rapporto globale Basic Research: definition, measurement and policies, che prende in esame lo stato della scienza pura nei vari paesi, offrendo una fotografia dello scenario attuale. Sono quindi presenti best practices, iniziative in atto, progetti futuri, che testimoniano il lavoro e la condivisione di idee e proposte all’interno del proprio network – scienziati, accademici, ricercatori, rappresentanti del mondo economico e delle istituzioni. Questi suggerimenti andranno poi ad integrare il rapporto stesso.

        Il tema dei finanziamenti è il più delicato: è stato sottolineato che a livello europeo esistono da tempo programmi di riferimento cui l’Italia ha contribuito, pur se l’investimento in ricerca nel Paese resta uno dei più bassi, pari all’1% rispetto al 2,5% in media di altri paesi. La pandemia ha però facilitato la mutualizzazione del debito, che agevola gli investimenti in settori importanti. Attraverso NextGenerationEU l’Unione Europea, e anche l’Italia, compie un passo fondamentale verso maggiori investimenti soprattutto in ricerca di base. Tali investimenti hanno però un vincolo: puntano all’output, ossia sono vincolati alla realizzazione concreta e comprovata del progetto. Riguardano la ricerca di base e coinvolgono i centri di ricerca nazionali, le infrastrutture di ricerca, i parternariati estesi. Si tratta di un’occasione da non perdere.

        Il Governo italiano ha stanziato un Fondo Italiano per la Scienza fondamentale di 250 milioni di euro all’anno, permanente e con grants individuali. Il modello è quello dello “European Research Council”. È, inoltre, stato istituito il Fondo Italiano per la Scienza Applicata, dedicato alla figura dell’”Innovatore” da intendersi come ricerca industriale e sviluppo sperimentale. Inoltre, entro marzo 2022 sarà incrementata la mobilità di ricercatori presso le industrie per avviare un processo di scambio di competenze. Pubblico e privato dovranno collaborare in maniera diretta e trasparente nei processi e nelle relazioni in un’ottica di trasferimento dei risultati. Infine, è prevista l’uscita di un bando improntato sui parternariati di ricerca e orientato a creare filiere tra accademie, centri di ricerca e imprese su tematiche specifiche.

        Lo Stato dovrà probabilmente puntare su chi effettivamente ha le capacità per gestire i fondi, più che alle imprese stesse. Se la scienza, in quanto “affare” sociale, diventa processo, allora creare interazioni efficaci ed efficienti tra tutti gli attori coinvolti nella catena/filiera sarà un punto di svolta.

        Si osserva inoltre che il pubblico che entra nel privato deve farlo con modalità innovative e favorire il credito d’imposta, deduzioni e sistemi diversi per le università per stimolare una maggiore imprenditorialità. Viene anche sottolineata l’importanza di creare percorsi accademici nuovi e una formazione adeguata a tutti gli operatori, puntando soprattutto ai giovani e agli indirizzi STEM. Le cooperazioni internazionali rivestono, a tale proposito, una grande importanza perché consentono la formazione di una rete sovranazionale e uno scambio di competenze e trasferimento di conoscenze. La realizzazione di queste collaborazioni è complessa e va semplificata, soprattutto nella regolamentazione. Tuttavia, alcuni passi avanti sono stati fatti soprattutto a livello europeo e la cosiddetta “diplomazia scientifica” è sempre più promossa dai governi.

        Tra i temi principali emersi dal dibattito rimane tuttavia la percezione di una dicotomia tra scienza pura ed applicata, perché la scienza pura è finalizzata al bene pubblico, e quindi comune, mentre la scienza applicata è finalizzata al ritorno immediato dell’investimento. I due concetti sembrano distanti, ma un cambiamento culturale in favore di un superamento di tali dicotomie sembra essere possibile: si può, infatti, finanziare la ricerca pura, ossia quella spinta dalla “curiosità” di comprendere i fenomeni, andando di pari passo con la “ricerca di filiera”. Questo concetto racchiude l’idea di aggregare università, centri di ricerca e imprese in un’ottica di collaborazione, agevolando la nascita di start-up e spin-off. Con tale metodologia, mondo accademico ed industriale dialogherebbero meglio, favorendo così l’innovazione e promuovendo un impatto positivo sullo sviluppo economico-sociale del Paese.