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Aspen at Expo. Facing International Challenges: Women as key actors

  • Incontro in modalità ibrida - Dubai
  • 11 Febbraio 2022

        Come ha riconosciuto il più recente G20, a guida italiana, l’empowerment delle donne è una vera questione internazionale di grande rilevanza. Passare da una nuova consapevolezza a un profondo cambiamento di regole e prassi richiede la creazione di network a livello globale a tutti i livelli, compreso quello della politica, della diplomazia e della governance, vale a dire dei processi decisionali.

        Anche il settore del peacekeeping e del peacebuilding in situazioni di crisi o forte instabilità è di particolare importanza in chiave di un maggiore contributo femminile. Alcuni mutamenti positivi in tal senso stanno effettivamente emergendo nelle attività di mediazione internazionale e risoluzione dei conflitti: si deve guardare al fattore femminile sia nel contesto della diplomazia, sia nelle stesse situazioni locali in cui le donne si trovano direttamente coinvolte, anche loro malgrado.

        È il caso della regione mediterranea e di quella – strettamente connessa in termini geopolitici – del Sahel, entrambe attraversate da gravi forme conflittuali. In questi contesti instabili, ma anche dinamici, le donne sono un fattore di cambiamento sociale, soprattutto se le condizioni politiche creano almeno alcuni spazi di libertà e opportunità. Ad esempio, un maggiore accesso alle connessioni digitali può fare una grande differenza in Paesi che hanno gravi carenze nel settore dell’istruzione, a maggior ragione per bambine e ragazze. Sono aspetti di cui tenere conto quando si elaborano le politiche di aiuto e collaborazione europee verso i Paesi africani, alla luce delle enormi sfide e opportunità che il continente rappresenta per l’Europa. Si può applicare questo criterio generale a settori come il microcredito, il sostegno all’agricoltura, le strutture sanitarie, e molti altri.

        Un caso come quello tunisino dopo il 2011 conferma il ruolo trasformativo delle donne nelle fasi più drammatiche e difficili delle possibili transizioni democratiche. La partecipazione civica diretta è, infatti, ovviamente un ingrediente indispensabile, e in tal senso una forte partecipazione femminile può risultare decisiva – sia nel momento della contestazione sia in quello della riconciliazione nazionale che deve seguire.  altri casi, la trasformazione politica riguarda anche direttamente il superamento dell’emarginazione sociale delle donne in società marcatamente patriarcali.

        La situazione in Afghanistan, soprattutto dopo il ritiro della presenza internazionale, conferma nel modo più tragico i rischi di un’involuzione del clima sociale e politico che privi le donne dei diritti più basilari. Ne soffrono complessivamente le prospettive socioeconomiche del Paese, con una compressione gravissima delle libertà civili e al contempo una rinuncia a risorse umane di grande valore economico.

        Il problema di una ridotta presenza femminile è ovviamente serio anche nei Paesi economicamente più avanzati – o quantomeno in molti di essi. Guardando ai settori ad alta tecnologia, è ad esempio dannoso avere una scarsa partecipazione – attorno al 10% secondo alcuni studi- nel campo della cyber-sicurezza. Un forte contributo femminile sarà anche fondamentale nel campo delle politiche ambientali, che è intrecciato con l’innovazione tecnologica, ma anche con le modalità di produzione e consumo. Certamente le storie di successo di alcune donne ai vertici governativi, di grandi agenzie internazionali e aziende multinazionali possono trainare un’evoluzione più ampia e trasversale: la loro visibilità contribuisce a cambiare le percezioni diffuse e incoraggiare sviluppi ulteriori, anche a prescindere dall’introduzione di meccanismi formali di quote e altri incentivi a favore del gender balance.