In vista delle prossime elezioni europee dell’8 e 9 giugno è di fondamentale importanza analizzare le sfide principali che l’Unione, e i suoi Stati membri fra cui l’Italia, si sono trovati ad affrontare nell’ultimo quinquennio, insieme a quelle che dovranno essere gestite dalla nuova Commissione e dal nuovo Parlamento europeo.
Tali sfide passate e presenti, come la pandemia di Covid-19 e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, hanno amplificato i divari socio-economici presenti nell’Unione con effetti a catena a tutti i livelli delle amministrazioni pubbliche. Ciononostante, sono state anche catalizzatrici di importanti passi avanti nel processo di integrazione europeo dando vita a strumenti straordinari come il Next Generation EU e il successivo RepowerEU.
L’Italia è stata la prima beneficiaria dei fondi per la ripresa post-pandemica, ottenendo 220 miliardi di euro. Di queste risorse oltre la metà a rappresentata da prestiti: diventa perciò essenziale che vengano finanziati, attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), progetti capaci di incidere positivamente sulla variazione del PIL. La qualità della spesa è quindi un elemento imprescindibile per il Paese, sia al fine di acquisire credibilità sia per rafforzare il progetto comune europeo attraverso strumenti finanziari basati sul debito comune.
A tale proposito è importante notare come la recente riforma del PNRR abbia consentito all’Italia di ampliare i settori destinatari dei finanziamenti, integrando tale programma con le politiche di coesione; si pensi, ad esempio nuovo credito d’imposta Transizione 5.0 e al sostegno alle imprese. L’obiettivo di queste azioni è valutare e realizzare investimenti in grado di cogliere le opportunità derivanti dalle crisi in atto, in modo da trasformarle in scelte strategiche e funzionali per il futuro. Non è in dubbio, infatti, il processo di semplificazione e accelerazione che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha attivato; la sfida consiste, piuttosto, nel trasformare la straordinarietà di tale strumento nell’ordinarietà di gestione della spesa pubblica, al fine di modernizzare il sistema in essere e di garantire ai cittadini maggiore efficienza, razionalizzazione e certezza del diritto.
In parallelo, per le future istituzioni europee, rimarrà prioritario proseguire nel processo di consolidamento del ruolo internazionale dell’Unione Europea e della sua capacità di competere economicamente e politicamente con le altre grandi economie globali, nella cornice delle due grandi trasformazioni del presente, quella digitale e quella verde.
Si delineano per l’Europa anche obiettivi strategici fondamentali e non ancora raggiunti, quali la Difesa comune e l’allargamento dell’Unione. Si tratta di obiettivi ancor più pressanti in considerazione dell’acuirsi dei conflitti alle porte dell’UE e alla forte necessità di sicurezza espressa dalla maggior parte degli Stati membri, seppur con diverse intensità derivanti con ogni probabilità dalla prossimità ai conflitti.
In tale ottica, è necessario che le nuove istituzioni europee siano in grado di selezionare le sfide fondamentali e di realizzare gli obiettivi ad esse sottese, evitando di disperdere le risorse in settori non prioritari e ampliando invece l’utilizzo di strumenti come gli Eurobond per obiettivi strategici di lungo periodo.
Quanto all’Italia, sarà necessario procedere ad un rafforzamento della fase ascendente, e cioè confidare nella capacità di costruire proposte nazionali che emergano dall’incontro tra Governo e stakeholder e che siano capaci di incidere nel processo legislativo europeo. In questo quadro rimane fondamentale che il Paese sfrutti il proprio ruolo e la propria posizione nel Mediterraneo con l’obiettivo di affrontare la sfida energetica e guadagnare maggiore autonomia.