La finanza per le imprese si trova, oggi, di fronte a sfide ambiziose. Le aziende italiane si stanno misurando con un scenario particolarmente incerto, contraddistinto da una forte contrazione del credito bancario e dall’aumento esponenziale dei costi delle materie prime. La loro reazione alle difficoltà, con un export che continua a crescere e permette di scaricare a valle le tensioni inflative, fa emergere, tuttavia, un quadro in cui i rischi si affiancano a numerose opportunità.
In parallelo, le banche sperimentano una certa pressione sulla redditività, ma hanno portato avanti negli ultimi anni un notevole processo di rafforzamento patrimoniale che offre elementi di tranquillità di fronte alle incertezze, anche per quanto riguarda la liquidità.
Gli istituti di credito possono avere un ruolo di accompagnamento per le imprese, sia nella gestione delle difficoltà momentanee, con misure volte a rendere sostenibile il livello di debito, sia a più lungo termine, favorendo la diversificazione delle forme di finanziamento e un maggior ricorso al mercato dei capitali.
Si tratta di misure ancora più urgenti per il vasto tessuto nazionale di piccole e medie imprese, le più bisognose di capitali per la crescita e le più esposte agli effetti finanziari e industriali della transizione ecologica. Del resto per la sola Italia, la stima delle risorse necessarie a raggiungere i target di decarbonizzazione, formulati da programmi europei come Fit for 55 e Repower EU, ammonta a 1.100 miliardi di euro, di cui meno del 5% coperti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Diventa, quindi, fondamentale una strategia che preveda un coinvolgimento, accanto alle istituzioni finanziarie, anche degli attori pubblici per liberare risorse – attraverso una riforma fiscale – e mobilitare il risparmio privato a favore di un ambizioso piano di trasformazione. Il Paese deve radunare tutte le proprie risorse per compensare lo scarso spazio di manovra fiscale, proprio mentre in altre aree economiche – ad iniziare dagli Stati Uniti – vengono approvati importanti piani di stimolo.
La mobilitazione di energie deve avvenire anche sul piano cognitivo e culturale: i cambiamenti economici in corso si accompagnano alla rivoluzione imposta dallo sviluppo tecnologico e, in particolare, dall’affermazione dell’Intelligenza Artificiale. I ritardi che l’Italia – e l’Europa nel suo complesso – hanno accumulato in questo campo rischiano, infatti, di tradursi in una distanza difficilmente colmabile in termini di produttività. È necessario formulare subito una visione e una strategia perché il Paese non perda la doppia sfida della transizione ecologica e digitale, facendola diventare, invece, una leva di sviluppo di cui possano beneficiare le generazioni future.