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Rispondere alle emergenze globali: nuovi lavori, nuova formazione

  • Roma
  • 2 Luglio 2023
  • 3 Luglio 2023

        La combinazione di diverse emergenze globali con cambiamenti epocali e sempre più rapidi pone numerose sfide all’economia e alla società contemporanee. È il mondo del lavoro uno degli ambiti in cui questi mutamenti impattano con notevole forza e richiedono un maggior adattamento.  In uno scenario contraddistinto da crisi climatica, trasformazione digitale, nuove demografie, diseguaglianze sociali e decadenza dei modelli educativi e culturali non è necessario solo adeguare il tessuto produttivo, ma anche immaginare una formazione nuova che prepari le persone a uno scenario in continuo mutamento. 

        La principale attenzione si concentra sulla rivoluzione digitale e sugli effetti che gli sviluppi esponenziali della tecnologia hanno e potranno avere sulla vita quotidiana degli individui. In particolare, l’affermazione rapidissima di applicazioni di Intelligenza Artificiale generativa (GenAI) obbliga a interrogarsi su quali siano gli ambiti in cui le competenze umane possono essere valorizzate e quali invece quelli in cui le intelligenze artificiali sostituiranno efficacemente le persone. 

        Mantenere al centro il valore umano significa, quindi, offrire una formazione che parta dai fondamentali, affiancando la capacità di “imparare a imparare” con una predisposizione al pensiero critico. Solide competenze di base e una predisposizione a comprendere i mutamenti del mondo, adattandosi rapidamente, rappresentano, infatti, un bagaglio di competenze più efficace rispetto a una formazione tecnica e iperspecialistica che nello scenario attuale rischia una rapida obsolescenza. 

        Lo sforzo in questo campo non può essere demandato al solo mondo formativo. Sono necessari, invece, nuovi schemi di collaborazione tra imprese, istituzioni, università e scuola. Il ruolo delle istituzioni a diversi livelli rimane centrale per affrontare i grandi squilibri che le emergenze e i mutamenti stanno causando. In primo luogo, è necessario un quadro regolatorio chiaro sull’utilizzo dell’IA che valuti potenziali vantaggi e rischi di questa tecnologia. In questo senso l’AI Act europeo rappresenta un primo intervento utile, ma non esaustivo. 

        È poi necessario attrezzare le economie per attrarre e mantenere talenti con il fine di generare quell’innovazione fondamentale per affrontare il complesso scenario attuale. In questo quadro l’Italia mostra diverse fragilità. Il Paese è un esportatore netto di cervelli con un saldo migratorio negativo che pone questioni rilevanti dal punto di vista demografico. Al contempo, quella italiana è anche fra le economie europee con il minor tasso di persone in possesso di un’istruzione terziaria. 

        Adeguarsi alle sfide del futuro prossimo e a più lungo termine significa, quindi, innescare una rivoluzione culturale che coinvolga tutto il capitale umano del Paese: dai giovani in formazione – e ancor più i NEET che non si formano – fino ai lavoratori da riqualificare, passando per gli imprenditori che devono comprendere l’importanza di promuovere e trattenere i talenti. Lo sforzo non può dimenticare le amministrazioni pubbliche che, con il contributo fondamentale del PNRR sono chiamate, in collaborazione con il privato e il sistema formativo, a stimolare la creazione di poli locali di conoscenza e innovazione, fondamentali perché l’Italia possa rispondere ai veloci mutamenti posti dalle crisi globali.