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L’Africa sta diventando un partner strategico per l’Europa. Intervista a Nicola Bellomo

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    • 3 Febbraio 2014
    • Febbraio 2014
    • 3 Febbraio 2014

    Un continente che sta acquisendo rilievo agli occhi delle cancellerie occidentali  a cui va sempre più stretto il rapporto donatore-beneficiario nato sulle ceneri del colonialismo. Nicola Bellomo, Ambasciatore della rete europea in Swaziland (uno dei più giovani alla guida di una Delegazione del Servizio europeo per l’azione esterna), spiega al sito di Aspen il ruolo dei diplomatici dell’Unione in Africa, sottolineando le sfide e le opportunità della giovane diplomazia UE.

    Quale importanza ha il continente africano agli occhi della diplomazia europea?
    L’Africa sta acquisendo sempre più rilievo agli occhi delle cancellerie occidentali, diventando un attore geopolitico ed economico di primo piano e sovvertendo quel rapporto post-coloniale che vedeva nell’Occidente il donatore e nelle nazioni africane i beneficiari di aiuti per lo sviluppo. L’Africa sub-sahariana, in particolare, sarà la marco-area con il più elevato tasso di crescita a livello globale nel 2014 e nel lungo periodo la sua crescente importanza farà sì che non si potranno prendere decisioni negli organismi multilaterali senza coinvolgere questo continente. È   interessante notare, inoltre, come i tassi di crescita che si registrano in molti Paesi africani non siano più solo legati al settore delle materie prime, ma vengano anche da processi di diversificazione e innovazione accompagnati da riforme strutturali e dalla promozione di good governance.

    Per l’Unione Europea, in particolare, l’Africa è un partner di primissimo piano e nell’aprile 2014  si terrà a Bruxelles il quarto Summit Africa-EU  che vedrà riuniti i leader di 82 paesi (54 africani e 28 europei) unitamente alle rispettive organizzazioni continentali (Unione Africana ed Unione Europea) e che fornirà l’occasione di rinnovare il partenariato strategico firmato per la prima volta nel 2000, adottando un nuovo piano d’azione per i prossimi anni. Questa relazione è particolarmente importante in settori come l’immigrazione, la lotta al terrorismo e le risorse naturali.

    Quali sono in particolare i temi di interesse europeo in Swaziland?
    Innanzitutto va detto che la Delegazione è recente ed è stata instaurata con il mio arrivo nell’ottobre del 2013, mentre prima vi era solo uno chargé d’affaires. Lo Swaziland è un Paese spesso dimenticato, ma strategico a livello regionale, visto che si trova fra due nazioni come Sudafrica e Mozambico cui è necessario guardare con molta attenzione. Il Sudafrica celebrerà, infatti, quest’anno le prime elezioni democratiche senza Mandela, mentre in Mozambico la fine della guerra civile, che si dava per acquisita, sta minacciando nuove ricadute che rischiano di compromettere i recenti trend di crescita. Fra l’altro a Mbabane non ci sono altre rappresentanze diplomatiche nazionali europee, per cui il mio lavoro consiste anche nel viaggiare e comunicare spesso fra Maputo e Pretoria per tenere i rapporti ed esplorare sinergie con gli ambasciatori nazionali accreditati.

    Sta funzionando quindi la collaborazione fra diplomazia europea e ambasciatori dei singoli Paesi UE?
    Certo. Il trattato di Lisbona affida all’UE un ruolo di coordinamento della politica estera e attualmente le Delegazioni si stanno adattando. Personalmente considero l’inserimento di colleghi provenienti dalle diplomazie nazionali un grande valore aggiunto. Inoltre, al di là dell’approccio tradizionale legato al dialogo politico ed alla cooperazione, anche la promozione economica sta diventando un tema di interesse: diverse delegazioni si stanno muovendo, grazie all’organizzazione di business forum. Questo sarà sicuramente una delle priorità della mia agenda qui a Mbabane, con l’obiettivo, laddove ve ne siano le condizioni, di attrarre nuovi investimenti. Sul piano commerciale l’Unione Europea è il più importante partner commerciale. Futuri sviluppi sono legati alla conclusione di un Economic Partnership Agreement con l’Europa per cui sono in corso  negoziati a livello regionale. La firma dovrebbe arrivare  prima di ottobre 2014. 

    Quali altri progetti ci sono sul suo tavolo?
    Stiamo lavorando all’implementazione del decimo Fondo Europeo di Sviluppo e ci occupiamo in particolare di un protocollo sullo zucchero che interessa molto allo Swaziland, dove questa materia prima è una colonna portante dell’economia. In pratica, dopo la riforma della politica agricola europea, l’UE ha deciso di sostenere i Paesi esposti a ricadute negative: stiamo aiutando lo sviluppo di infrastrutture che facilitino il trasporto dello zucchero, abbassandone così il prezzo di produzione e rendendo il prodotto più competitivo sui mercati internazionali. Per quanto riguarda il futuro, siamo impegnati nella programmazione dell’undicesimo Fondo Europeo di Sviluppo. Sono appena stato a Bruxelles con una delegazione del Paese per discutere il pacchetto di aiuti 2014-2020 che prevede 62 milioni di euro per l’agricoltura e interventi per il miglioramento dei  servizi sociali.

    Dopo il coordinamento della politica estera e la promozione economica, quali ulteriori passi potrebbe fare la diplomazia europea?
    Personalmente auspico la condivisione di responsabilità consolari. Trovo anacronistica ed economicamente insostenibile l’esistenza di 28 reti nazionali. La creazione di un sistema consolare europeo potrebbe avere enormi ricadute sia economiche che di natura “emotiva”. Quando un cittadino di un qualsiasi Paese europeo potrà ottenere assistenza consolare all’estero presso una rappresentanza dell’Unione, allora avremo fatto un passo avanti nel rendere più vicina un’Europa che molti dipingono come  troppo astratta e distante. Anche per questo, da parte nostra è  necessario un rinnovato sforzo pedagogico e di comunicazione per spiegare, soprattutto ai giovani, la valenza e l’attualità del progetto europeo. Questo discorso va necessariamente coniugato al futuro in un contesto in cui per ragioni demografiche e geopolitiche solo un’Europa forte e coesa potrà restare un attore di primo piano sulla scena internazionale. Credo che le prossime elezioni del Parlamento Europeo possano fornire l’occasione per rilanciare un dibattito serio sull’Europa e per rispondere con determinazione  all’ondata antieuropea che si sta progressivamente muovendo anche verso il nostro Paese. 

    Nicola Bellomo è dall’ottobre 2013 l’Ambasciatore UE a Mbabane (Swaziland). Laureatosi cum laude in Giurisprudenza presso l’Università di Bari, ha intrapreso la sua carriera nelle istituzioni Comunitarie nel 1992, approfondendo temi di interesse europeo e seguendo corsi di specializzazione presso la London School of Economics, la New York University e Wilton Park, Istituto Diplomatico del Foreign Office britannico.