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Biotech, una chiave per la ripresa. Intervista a Stefano Bertuzzi

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    • 13 Dicembre 2012
    • Dicembre 2012
    • 13 Dicembre 2012

    Riduzione della spesa pubblica e tagli ai finanziamenti per l’innovazione: la crisi, non solo in Europa, rischia di avere conseguenze pesanti per un settore strategico come le biotecnologie. Stefano Bertuzzi – membro della comunità dei “Talenti italiani all’estero” di Aspen  e direttore esecutivo dell’American Society for Cell Biology – spiega, in occasione della Tavola Rotonda organizzata dall’Istituto su “Biotecnologie e scienze della vita”,  il proprio punto di vista sull’importanza del biotech. Un comparto che in momenti difficili può diventare un volano di crescita, anche in Italia dove le eccellenze in campo scientifico non mancano (come dimostra il monitoraggio delle pubblicazioni realizzate da studiosi italiani sulle principali riviste scientifiche internazionali).

    Il biotech e la crisi: cosa fare di fronte alla riduzione dei finanziamenti pubblici?
    I momenti di crisi possono essere visti come delle grandi opportunità e l’errore più grande, nell’attuale situazione, è quello di procedere con tagli orizzontali. Il biotech, infatti, fa parte di un sistema fragilissimo, in cui i contributi pubblici costituiscono lo zoccolo duro su cui far fruttare gli investimenti privati. In questi giorni negli Stati Uniti si dibatte sul fiscal cliff che potrebbe portare a diminuzioni dell’8% dei finanziamenti destinati ai National Istitutes of Health, punto di riferimento nella ricerca biomedica americana. Questo è il modo sbagliato di agire. In momenti di crisi non bisognerebbe tagliare tutto dell’8%: alcune cose andrebbero magari tagliate del 16%, alcune eliminate, altre infine aumentate del 10%. In buona sostanza è necessario capire quali sono le opportunità e investire per favorire la ripresa.

    Quali misure concrete si possono mettere in campo? L’esperienza americana può essere utile anche per l’Italia?
    Ci sono proposte molto creative per superare questa stretta dei finanziamenti. Per esempio si parla di bond biotech, obbligazioni pubbliche che finanzino la ricerca. È un’idea molto innovativa; non so se possa davvero funzionare, ma è sicuramente da prendere in considerazione. Più in generale, avendo lavorato per l’amministrazione Obama, ho sposato la teoria del presidente che detta in termini molto semplici, la soluzione per uscire dalla crisi: out-educate, out-innovate e out-perform. L’obiettivo di eccellere nella ricerca vale sicuramente per gli Stati Uniti. È lo stesso per l’Italia? Non ne sono certo, ma date le punte di eccellenza che esistono nel paese credo sia una scommessa possibile. Questo a patto che ci sia il coraggio di fare scelte chiare, favorendo ad esempio pochi centri di vera eccellenza e non uno stuolo istituzioni mediocri per accontentare tutti gli attori coinvolti.

    Da cosa può ripartire il nostro paese per diventare competitivo nelle biotecnologie?
    Vorrei spezzare una lancia nei confronti dell’educazione secondaria italiana, che può diventare un elemento competitivo. Non vivo da tanti anni in Italia e non voglio dare una versione troppo romantica del paese. Eppure, vista la mia esperienza positiva, sto accarezzando l’idea di fa frequentare ai miei figli la scuola superiore in Italia. Il livello dei licei è molto buono, e si può partire dalla scuola secondaria per mettere le basi di un sistema che dia nuovamente uno status all’eduzione scientifica e tecnologica. È l’innovazione ciò che ci tira veramente fuori dal baratro, ma oltre ai finanziamenti e alle tecnologie, per avere successo ho bisogno delle persone. Certo, si possono anche importare, l’ideale e’ un libero mercato dei cervelli, dunque attrarre in Italia i talenti necessari e’ una bella prospettiva; ma viste le attuali difficoltà del sistema innovazione in Italia, sarebbe meglio pensare prima a far crescere e mantenere in Italia il talento che serve.

    È quindi la formazione una delle chiavi per eccellere nell’innovazione?
    Sì, e parlo di formazione scientifica a tutto tondo. Per il meeting annuale dell’American Society for Cell biology abbiamo come keynote speakers l’attuale ministro dell’Energia e premio Nobel per la Fisica Steve Chu e Arthur Levinson presidente di Genentech e Apple. Nella convinzione che i problemi dell’energia e quelli della tecnologia riguardino da vicino il biotech, abbiamo deciso di aprire queste lectures gratuitamente a tutti gli studenti di scuola superiore di San Francisco e ai loro insegnanti. In sintesi, quello che stiamo cercando di fare è partire dalle cose più semplici per portare l’educazione scientifica vicino alla gente e non aspettare che la gente venga dov’è la scienza. Credo che anche in Italia ci sia molto bisogno di questo.